Il circo Samaras si attenda ad Amfipolis in cerca di Alessandro Magno
Mai nessuno scavo archeologico nell’Ellade fu così seguito, visitato, analizzato e commentato. Ogni giorno, più volte al giorno, in diretta o in differita, da archeologi professionisti ma anche da giornalisti, politici, economisti e semplici passanti.
Mai nessuno scavo archeologico nell’Ellade fu così seguito, visitato, analizzato e commentato. Ogni giorno, più volte al giorno, in diretta o in differita, da archeologi professionisti ma anche da giornalisti, politici, economisti e semplici passanti.
Certo, il tumulo Kastà vicino ad Amfipolis è una scoperta vera: con un perimetro di circa cinquecento metri quadrati, è il più grande monumento funebre mai scoperto in Grecia. Ed è anche l’unico tumulo macedone di tali dimensioni, costruito probabilmente tra la fine del Quarto e gli inizi del Terzo secolo a. C. Proprio per questo, forse, meritava più rispetto.
“Là dentro c’è sepolto un grande”, ha sentenziato solennemente il premier Antonis Samaras, piombato nel cantiere come un fulmine agli inizi di agosto. Non appena cioè gli archeologi hanno raggiunto la certezza che quella collina non nascondeva molte tombe macedoni, come si credeva, ma un unico grande mausoleo. La prova: due belle sfingi all’ingresso, sfondo decorativo unico per un premier archeologo dalle grandi speranze. Da quel momento si è deciso che là c’è sepolto Alessandro Magno. Lo scavo è diventato protagonista assoluto e prima notizia fissa delle news. Un esercito di dimenticate corrispondenti della Macedonia profonda (la moglie del carrozziere o la studentessa in attesa di abilitazione) si sono mobilitate a presidiare gli scavi, nel servizio più impegnativo della loro carriera. Una, vestita da prima della Scala, ha paragonato in diretta la collina Kastà con la più nota Letizia. L’altra ha puntato sulle antiche leggende locali, sull’“antico tesoro” sepolto nella collina: “Kastà viene da cash”, è evidente.
In studio non va meglio. Gli archeologi di mestiere, gli unici accreditati, escluderebbero che là ci sia Alessandro? Peggio per loro. Si trova l’autore di un romanzo sul grande Macedone e gli si fa dire che sicuramente quella è la tomba tanto cercata. Al peggio, si dà fiato e risonanza alla vox populi tra i villeggianti curiosi, ammucchiati dietro le transenne: “Ma certo, c’è Alessandro. Chi altri?”.
[**Video_box_2**]A Samaras quella tomba piace. Forse gli porta pure qualche voto. Dopo essere stato il primo premier a visitare e a benedire non un monumento ma uno scavo, ha pensato bene di doppiare l’effetto Amfipolis. La settimana scorsa, mentre inaugurava la Fiera internazionale di Salonicco, ha giurato che quella per il 2015 sarà l’ultima Finanziaria lacrime e sangue. “Anche la scoperta, di importanza mondiale, del grande tumulo a pochi chilometri da qui, è un segno incoraggiante per l’ellenismo”. L’ellenismo si è sentito sollevato. Anche perché, mentre lui faceva l’ennesima figura pietosa, a nord ci pensavano i “macedoni” ex yugoslavi a sfidare il ridicolo, rivendicando ai loro archeologi l’esclusiva degli scavi.
L’unica a tacere saggiamente è la sovrintendente per la Macedonia centrale, Katerina Peristeri, la direttrice degli scavi. Ha accolto con cortesia il blitz di Samaras, pochi giorni più tardi ha sopportato la visita della consorte del premier e poi basta, silenzio. Al posto suo parla il ministero della Cultura, che alimenta quotidianamente di nuove foto televisioni, giornali e siti web: le cariatidi, le decorazioni del vano d’ingresso, le pieghe delle tuniche. Tutto bellissimo e tutto ancora da decifrare.
Ecco, è arte antica, bisogna spiegare, dare una risposta agli interrogativi. Ci ha pensato Samaras: ha alzato la cornetta e ha chiamato Anna Panagiotarea, giornalista e illustre docente di giornalismo presso l’Università di Salonicco. Detto fatto. In tempo reale le foto hanno traslocato dal sito del ministero sulla pagina Facebook della Panagiotarea, mentre la giornalista-docente redigeva le didascalie e rispondeva al telefono. E’ ufficiale: il “tymbos” di Amfipolis è l’unica tomba al mondo ad avere un ufficio stampa (anche se non retribuito). La presidente del sindacato degli archeologi Olga Sakalì si è infuriata: “Non è possibile fare ricerca seria con i giornalisti che annunciano e datano ogni ritrovamento”.
Ma il colpo più grosso all’orgoglio macedone l’ha dato l’archeologo Theodoros Mavroyiannis. Chi c’è sepolto là? La moglie persiana del Macedone, Roxane, e il loro figlio Alessandro IV? Oppure il diadoco e generale Cassandro? Nulla di tutto ciò. Secondo il professore, qui giace Efestione, l’amico del cuore del conquistatore.
Dimitri Deliolanes
Il Foglio sportivo - in corpore sano