Floris, il genero perfetto che sostituisce ora esatta e Frate Indovino
G. Floris, come M. Giannini, è il genero perfetto. Il cocco della suocera. Quello che torna a casa in orario. Quello che sempre chiude il tubetto del dentifricio. Scriminatura dritta e cravatta a modo.
Roma. G. Floris, come M. Giannini, è il genero perfetto. Il cocco della suocera. Quello che torna a casa in orario. Quello che sempre chiude il tubetto del dentifricio. Scriminatura dritta e cravatta a modo. Se Giannini, per la verità (è il caso di dirlo), si presenta un po’ più filosofico e scavezzacollo, e a tutta pagina (pubblicitaria) informa di voler riprendere là dove Ponzio Pilato s’impantanò – perciò, da “Quid est veritas?” a “Diciamoci la verità” – Floris, il primo “ballarollaro”, pare al momento gettarsi più dalle parti del maestro Manzi: genere pedagogico, per intendersi, persino nella grafica, con quel suo “diciannovEquaranta” come scritto su una lavagna (classe prima). Il secchione pedante ma affidabile, quello che ogni maestra in pensione ama rievocare: “In terza sapeva già a memoria tutta la cavallina storna…”.
La felice vocazione pedagogica di Floris, in questi giorni scombinati e disordinati, segnati dall’assenza di brillantina e del sottobicchiere, si palesa innanzi tutto nella scelta dei nomi delle sue nuove trasmissioni: quella prima del tigì – va in onda alle 19,40 e si chiama appunto “diciannovEquaranta” – scelta che, seppure potrebbe apparire evocativa dell’accelerato per Crocicchie, “in partenza sul binario otto…”, ha insieme il pregio di rendere superfluo l’orologio e di fissarsi bene nella memoria (per dire, casomai un dì dovesse servire attenta testimonianza: “Ma lei ricorda con esattezza che ora era?”. “Certo, le 19 e 40…”. “Come fa a esserne così sicuro?”. “Cavolo, stava cominciando ‘diciannovEquaranta’…”). Addirittura meglio di un nodo al fazzoletto, poi, il programma che debutta stasera, “diMartedì” – così che mai uno possa trovarsi indeciso o perplesso, “non mi sovviene, quando va in onda ‘diMartedì’ di Floris? E’ il giorno che arriva il pesce fresco…”.
[**Video_box_2**]C’è, nella scelta dei nomi per le sue trasmissioni nasciture, dal parte del “Giova” crozziano, scrupolo da convocazione di assemblea condominiale e precisione da saggio finale di danza. Ecco, prendete proprio stasera – e dite se, con un colpo solo non avete, insieme, ora esatta, calendario di Frate Indovino e agenda dimenticata in ufficio: alle 19,40 va in onda “diciannovEquaranta”, alle otto e mezza va in onda “Otto e mezzo”, poi, siccome il giorno è quello, va in onda “diMartedì”. E per giunta tutto su La 7, a volerne cavare, sapendo come fare, sollazzo algebrico o di cabala. Presentando il programma, Floris ha citato un “filosofo cinese” – e se per caso il filosofo fosse Sun Tzu, caro a D’Alema, c’è il rischio che Renzi al suo posto in studio mandi la Madia.
Solo che “diMartedì”, oltre al pregio della precisione, fa immediatamente venire in mente quello spassoso film con Totò commissario e il suo vice, il brigadiere Di Sabato – e il denunciante Peppino che protesta, pretendendo un brigadiere buono per tutta la settimana: uno che lo faccia pure di domenica e di lunedì, mica a mezzo servizio… Intanto, per lo studio dove transita prima di cena (alle 19,40, se si è capito) Floris ha scelto una scenografia di parole – un po’ come Montaigne, che sulle travi della sua stanza faceva incidere le frasi dei classici che amava. Precauzione però del tutto inutile: che Floris sia saggio, lo dicono pure zie e cognati e suoceri. (sdm)
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