Più Premier League, meno serie A
Le chiappe della parrucchiera, i gol di Icardi e la crisi (che passerà) di Zaza. Se vogliamo parlare del bello, del giusto e del vero, allora dobbiamo parlare dell’ultimo turno di Premier League. Ma l’avete vista Arsenal-Manchester City 2-2? No? Male. Potete rifarvi guardando anche solo i sei minuti di recupero finali: c’è più roba lì che in tutta la seconda giornata di serie A.
Liverpool. Se vogliamo parlare del bello, del giusto e del vero, allora dobbiamo parlare dell’ultimo turno di Premier League. Ma l’avete vista Arsenal-Manchester City 2-2? No? Male. Potete rifarvi guardando anche solo i sei minuti di recupero finali: c’è più roba lì che in tutta la seconda giornata di serie A. I ritmi, innanzitutto: registrate una partita qualsiasi del campionato italiano, poi rivedetela mandando avanti la registrazione al triplo della velocità e avrete un’analogia di quello che è stata Arsenal-City. Indubbiamente rocambolesca, ma con il pregio di non assomigliare alla partita di calcetto del giovedì sera, cosa che invece è riuscita benissimo a Parma-Milan. La partita del Tardini è tutta nel gol di Ménez – l’amico più forte e spaccone che si diverte a fare i numeri contro avversari in sovrappeso e appena usciti dall’ufficio – e nell’infortunio di Diego Lopez, un’azione per cui Benny Hill avrebbe pagato migliaia di sterline per poterla inserire in una sua clip. Per il resto da queste parti si segnala un Chelsea destinato a vincere molto se non tutto (è il secondo anno di Mourinho, quello in cui sbaglia poco, pochissimo, a meno che non alleni le fighette di Madrid) e un Manchester United finalmente resuscitato che ficca quattro pere al QPR, zittisce chi sostiene che Mata non possa giocare con Di María (gol dello spagnolo su assist dell’argentino) e ringaluzzisce il ciuffo del suo manager Van Gaal, che dopo le solite parole di simpatia regalategli da Cruijff in settimana sul Guardian doveva in qualche modo ricordare di essere uno che sa vincere.
Nemesi. Non c’è dubbio: è il momento di Mauro Icardi. Se un meteorite distrugge il pianeta nei prossimi giorni è lui il capocannoniere del campionato (a pari merito con Ménez, ma ci sono due rigori di differenza) e questa è forse l’unica circostanza in cui i sopravvissuti parlerebbero dell’attaccante dell’Inter senza citare pruriginose esternazioni sui social o penose liti con Maradona a margine di una partita organizzata dal Papa. Icardi ne ha segnati tre in quella che ormai è un’occasione rituale della serie A: la giornata in cui l’Inter dà sette gol al Sassuolo e Mazzarri dice che questo è “il calcio ideale”, prendendo sul serio una partita in cui probabilmente soltanto Taïder ha espresso in modo veritiero il suo valore calcistico. E’ il momento di Icardi, che sorride e porta le mani alle orecchie sotto la curva, mentre la sua nemesi, Maxi López, a Napoli segna un gol che conta davvero.
Chiappe in taxi. Mario Balotelli non ha un suo momento specifico, ma come il tamarro è sempre in voga perché non è mai di moda. Nulla di calcisticamente rilevante, ovviamente. Questa volta i tabloid si riempiono delle sue tre ore di sesso con la parrucchiera di Liverpool da poco abbordata, solita storia di cui faremmo volentieri a meno condita dalle chiappe della suddetta su Twitter con le iniziali dello sciupafemmine, il quale nel momento della massima intimità le sussurra all’orecchio un impresentabile: “This is good for my football”. L’idea che la parrucchiera il giorno dopo si lamenti del trattamento subito è almeno strampalata: cosa si aspettava da Mario, una proposta di matrimonio, magari meno farlocca dell’ultima? Una vacanza romantica? Voleva che le leggesse i sonetti di Petrarca per tutta la notte? Dopo aver consumato Mario l’ha rimandata a casa con un taxi, gesto assai poco virile che il Dottor Amore della serie “Andiamo al dunque” sanzionerebbe senza attenuanti. Mario probabilmente a quel punto s’è messo a giocherellare con il nuovo jukebox da 7.000 sterline in cui girano soltanto canzoni degli Oasis, risposta vintage all’album degli U2 distribuito gratis su iTunes. I fratelli Gallagher non ne saranno particolarmente felici.
[**Video_box_2**]Non mangia il panettón. Carlo Ancelotti avrà anche la “rosa migliore d’Europa”, come dice lui, ma intanto ha messo insieme una vittoria e due sconfitte (l’ultima nel derby con l’Atletico), l’inizio peggiore del Real Madrid dal 2005. In più l’ex presidente Calderón continua a tirare frecciate al suo successore, Felipe Calderón: ora dice che Cristiano Ronaldo si è rotto del Real, non ne può più della “politica del presidente” e sta cercando un trasferimento in Inghilterra. Siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte in Premier, a patto che non indossi la maglia dei Citizen. Nel qual caso la mano aperta si trasforma in un pugno chiuso, sai.
Tette in condotta. A proposito di pere, qui si vuole difendere l’onorabilità della terza pagina dei tabloid inglesi, messa in discussione per l’ennesima volta nei giorni scorsi dal proprietario del Sun, Rupert Murdoch. Oltre a essere una gioia per gli occhi di chi legge, le didascalie di accompagnamento alle signorine ignude di pagina 3 offrono notizie spesso più utili e interessanti di quelle date dai giornaloni: ieri per esempio su Daily Star abbiamo scoperto che da quando la simpatica Nickie si è trasferita da Blackpool a Marbella ha sostituito la birra con la sangria (e questo non va bene) e che ama molto il riposino pomeridiano. Altro che le cronache sulle riforme costituzionali.
Sophie Howard, tifosa del Liverpool delusa per la sconfitta di sabato, immortalata con due Zaza di fuori mentre si chiede se l’attacco della squadra non si sia indebolito dopo la cessione di Suárez
Nel dubbio mi tocco. La proposta di nozze gay del direttore Giuliano Ferrara a Simone Zaza ha avuto l’effetto immediato di resuscitare l’attacco dell’Inter e far giocare al pelato attaccante del Sassuolo quella che probabilmente è la sua partita peggiore dai tempi dei primi calci. Non si preoccupi, l’ex barbuto che piace anche da queste parti: dimentichi il fatto che in una memorabile terza pagina firmata Mattia Feltri anni fa il Foglio scrisse che la Ferrari aveva un problema di frizione e che non avrebbe mai vinto nulla proprio l’anno del primo dei cinque Mondiali consecutivi; non consideri il fatto che Lance Armstrong aveva addirittura una rubrica a lui dedicata su queste pagine prima di essere cancellato dagli annali del ciclismo; né faccia caso a quell’inserto intitolato “Non succede ma se succede” pubblicato la vigilia di quel Roma-Sampdoria 1-2 che fece perdere lo scudetto ai giallorossi. Piuttosto pensi – come suggerisce il dottor Crippa in questa pagina – che da queste parti ci si innamorò perdutamente di José Mourinho appena giunto all’Inter. E respiri.
Si consiglia di leggere questo articolo fumando pipe Jack's
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