Mozzorecchi all'arrembaggio
L’assalto corsaro al vascello del governo si dispiega: niente di nuovo. Non mollano, vent’anni dopo. Sono un partito. Aspirano a facilitare la guida oligarchica dell’Italia, aiutano l’establishment che li aiuta. Una società borghese e piccolo borghese di mutuo soccorso.
Il papà del premier. Un vecchio fascicolo dissotterato appena finite le lunghe ferie. Nel 1994 fu la volta del fratello del premier, arrestato per una qualche baggianata mentre Francesco Saverio Borrelli diceva al Corriere che stava per arrivare a livelli molto elevati nelle inchieste sulla corruzione, e citava a comparire a mezzo stampa compiacente Telepiù (una società allora di Berlusconi).
Nihil sub sole novi. Non mollano, vent’anni dopo. Sono un partito. Aspirano a facilitare la guida oligarchica dell’Italia, aiutano l’establishment che li aiuta. Una società borghese e piccolo borghese di mutuo soccorso. Sono dei funzionari abituati a ferie lunghe, all’onnipotenza disciplinare, all’anarchia procuratizia delle inchieste a sangue, a scatti di cariera automatici, stipendi e privilegi da favola, e sono del tutto disinteressati alle sorti dell’economia, che hanno contribuito grandemente a distruggere, e della società italiana e dell sue libertà reali. Godono di un consenso costruitogli intorno dai maggiori lestofanti che si conoscano, quelli che hanno influenza sui giornali e giornaloni, e dominano l’immaginario del Giornalista Collettivo, una specie di orco malmostoso e tentacolare, altro che gufi e rosiconi.
Sotto il paravento della legalità, che per loro fa rima con manette e custodia cautelare preventiva, strisciano come serpenti tra le foglie e colpiscono più o meno duro. Anche un premier di sinistra, sebbene sia meno facile, anche un trentenne, il che è il colmo, attraverso il babbo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano