Sinodo segreto
Non era mai accaduto che gli interventi dei padri sinodali fossero tenuti sotto chiave, senza renderli noti all’esterno dell’Aula nuova, ai giornalisti o ai semplici fedeli interessati alla materia del contendere.
Roma. Non era mai accaduto che gli interventi dei padri sinodali fossero tenuti sotto chiave, senza renderli noti all’esterno dell’Aula nuova, ai giornalisti o ai semplici fedeli interessati alla materia del contendere. Mai prima del prossimo Sinodo, quello chiamato a dibattere di matrimonio e famiglia che aprirà i battenti il 5 ottobre e si concluderà con la solenne beatificazione di Paolo VI il 19, nella cornice di piazza San Pietro. Che questo sia lo schema lo ha confermato il segretario generale dell’organismo che Francesco vuole rivoluzionare, il cardinale Lorenzo Baldisseri, conversando con il sito Korazym.org: i testi, ha detto “non saranno pubblicati. Ci sarà invece un ampio briefing ogni giorno” e alla fine dei lavori “un testo che riassume tutto il lavoro fatto e che sarà votato e approvato dall’assemblea e consegnato al Santo Padre, che deciderà se pubblicarlo o no”. E’ meglio, poi, chiarisce il porporato, che chi vorrà intervenire si attenga strettamente al tema del giorno e non divaghi: “Per l’organizzazione delle sessioni vogliamo un ordine ben preciso che si riferisca ai temi trattati nell’Instrumentum laboris”, il corposo documento che raccoglie e schematizza le rispost ai questionari. I padri che vogliono intervenire devono stare al tema e non parlare di tutto”. Non di limite si tratta, bensì di “un modo di approfondire il tema specifico”, aggiunge Baldisseri. Altro punto fermo è che cardinali, vescovi, sacerdoti ed esperti non potranno leggere il testo meditato, preparato, rivisto: “Sarà riassunto in quattro minuti, ma sempre rispettando il tema”. Per delineare meglio i contorni delle relazioni, “abbiamo chiesto ai padri che inviino il testo in anticipo”. Cosa puntualmente avvenuta entro l’8 settembre scorso, quando la Segreteria ha messo insieme e ordinato i contributi dei partecipanti all’assemblea. La motivazione ufficiale è che di tempo ce n’è poco, che il Sinodo dura solo due settimane e che l’assemblea vera, quella decisiva da cui scaturirà l’esortazione apostolica del Pontefice, si svolgerà solo l’anno prossimo.
Nuovi contatti tra Müller e Fellay
In attesa di partecipare al Sinodo in qualità di prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller ha guidato ieri mattina la delegazione vaticana all’incontro con il Superiore generale della Fraternità San Pio X, mons. Bernard Fellay. Attorno allo stesso tavolo, oltre al capo dell’ex Sant’Uffizio – da sempre su posizioni poco concilianti verso la Fraternità che ha sede a Ecône – c’erano mons. Francisco Ladaria Ferrer, gesuita e segretario del dicastero guidato da Müller, il segretario aggiunto mons. Joseph Augustine Di Noia e mons. Guido Pozzo, segretario della commissione Ecclesia Dei. Insieme a Fellay, per la comunità fondata dal vescovo scismatico Marcel Lefebvre, c’erano due assistenti. Durante la riunione – che si è svolta “in un clima di cordialità” – recita il comunicato della Sala stampa, sono stati esaminati e affrontati “alcuni problemi di ordine dottrinale e canonico” e si è “inteso di procedere per gradi e in tempi ragionevoli verso il superamento delle difficoltà”. Il fine, si legge ancora, è “l’auspicato raggiungimento della piena riconciliazione”. Il Papa non considera dunque affatto archiviato il dossier del ricongiungimento con i lefebvriani – prova ne è l’udienza concessa qualche giorno fa a Pozzo e Ladaria Ferrer – dopo la sospensione dei negoziati dovuto al rifiuto di mons. Fellay di firmare il preambolo dottrinale che la Santa Sede considerava il primo (e necessario) passo verso il ristabilimento della piena comunione con Roma. In tale occasione, Benedetto XVI aveva ribadito che le condizioni essenziali per poter proseguire il confronto riguardavano l’accettazione del Vaticano II, la validità del Novus Ordo Missae, cioè della messa così come strutturata dalla riforma conciliare e – soprattutto – il magistero come interprete autentico della tradizione apostolica. Oltretevere si fa capire che una possibile via d’uscita, a ogni modo ancora lontana, potrebbe essere la creazione di una prelatura entro cui far rientrare i membri della Fraternità San Pio X, sullo schema di quanto fatto per gli anglicani desiderosi di ricongiungersi con la chiesa cattolica attraverso l’istituzione dell’ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham, il cui patrono è il beato John Henry Newman.
Monsignore in manette
[**Video_box_2**]E’ stato arrestato dalla Gendarmeria pontificia l’ex nunzio nella Repubblica dominicana, il polacco Jozef Wesolowski, ridotto allo stato laicale lo scorso giugno dopo essere stato ritenuto responsabile di diversi casi d’abuso sessuale su minori mentre era nell’esercizio delle sue funzioni diplomatiche. Wesolowski aveva presentato appello.
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