Lo stabilimento dell'Ilva di Taranto (foto LaPresse)

Danza globale sull'Ilva di Taranto

Alberto Brambilla

Si moltiplicano le manifestazioni di interesse per l'acciaieria, ma non ditelo ai Riva.

Roma. Si accumulano le manifestazioni di interesse per l’Ilva di Taranto, a riprova che l’impianto siderurgico più grande d’Europa fa gola a molti concorrenti internazionali. Il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, ha detto parlando da Bruxelles che i possibili investitori esteri sono “almeno quattro” oltre ad ArcelorMittal, primo gruppo siderurgico del mondo ad avere avuto accesso agli impianti e ai dati finanziari dell’Ilva nel giugno scorso. I possibili contendenti sono Jws Steel (India), Emirates Steel (Emirati Arabi Uniti), e – dice l’agenzia Reuters citando le classiche fonti vicine alla situazione – la Companhia siderurgica national (Brasile) e la Texas pacific group (Stati Uniti); quest’ultima nel 2007 provò a scalare Alitalia insieme a Mediobanca e ora possiede quote azionarie in Piaggio e Ducati.

 

La famiglia Marcegaglia, proprietaria dell’omonimo gruppo che lavora l’acciaio (e nel 2013 ha chiuso il suo stabilimento tarantino), è disponibile a entrare nell’azionariato a patto che ad affiancarla ci sia un partner forte. I Riva sono tuttora proprietari del gruppo Ilva al 90 per cento  (il 10 è degli Amenduni) ma, finiti sotto inchiesta da parte della procura di Taranto con l’accusa di avere trascurato le bonifiche ambientali dell’acciaieria, sono stati estromessi dalle trattative che sono in capo al governo e al commissario Piero Gnudi giacché il l’acciaieria tarantina è stata commissariata l’anno scorso.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.