Barack Obama parla all'Assemblea generale della Nazioni Unite (foto Ap)

Obama ha visto il “cuore di tenebra” e confuta la sua filosofia antiterrorismo

Il giurista di Harvard Jack Goldsmith, già funzionario del dipartimento di Giustizia nell’Amministrazione Bush, sintetizza il concetto in modo efficace: “Obama ha tracciato molte linee sulla sabbia, poi le ha varcate praticamente tutte”.

New York. Il giurista di Harvard Jack Goldsmith, già funzionario del dipartimento di Giustizia nell’Amministrazione Bush, sintetizza il concetto in modo efficace: “Obama ha tracciato molte linee sulla sabbia, poi le ha varcate praticamente tutte”. In sei anni di governo il presidente ha lavorato senza sosta per limitare l’uso della forza militare, con l’obiettivo di trasformare una guerra globale in un mosaico di conflitti semi indipendenti da affrontare con strategie su misura. Dalle vaste premesse filosofiche della counterinsurgency di David Petraeus è passato alla chirurgia dei droni sotto copertura della Cia, l’antiterrorismo dall’alto o con le incursioni delle forze speciali ha soppiantato l’occupazione militare in quella che Obama spera ancora – contro ogni speranza, a questo punto – rimanga nella storia come la stagione dei ritiri dai teatri di guerra. Per realizzare il piano ha lavorato con le argomentazioni legali e le pressioni politiche per smontare i presupposti legali delle guerre di Bush e Cheney, soppiantandoli con garanzie che avrebbero ridotto al minimo lo spazio di legittimità dell’azione militare. Le linee nella sabbia, appunto.

 

I bombardamenti contro lo Stato islamico in Siria mettono in crisi la cauta precettistica antiterrorismo di Obama delineata lo scorso anno nel discorso alla National Defense University: “Dobbiamo definire la natura e l’ampiezza della nostra azione, altrimenti finiremo per esserne determinati”. Una costante del pensiero obamiano impone di aggredire ed eliminare i terroristi che costituiscono una minaccia reale per l’America e per i suoi interessi; i bombardamenti con i droni in Yemen e Somalia, modello per la strategia contro il Califfato, nascevano dalla persuasione d’intelligence – ampiamente documentata – che quelle branche di al Qaida stessero attivamante preparando attentati contro gli Stati Uniti. L’Amministrazione non pensa lo stesso dello Stato islamico, e questo fa apparire ancora più sospetta l’apparizione improvvisa sulla scena di un altro gruppo qaidista, Khorasan, che invece ha in cantiere complotti con tanto di piani operativi. Khorasan a parte, ora Obama sostiene che l’America “non tollererà rifugi sicuri per i terroristi”: sotto il martello di Obama finiscono le entità che offrono al nemico terreno per la proliferazione. Notevole dipartita dalla prudente filosofia antiterrorismo fin qui proclamata. L’intricata giustificazione legale degli attacchi non è che la  conseguenza dello smantellamento dei principi affermati in precedenza. L’ultima versione fatta trapelare dalla Casa Bianca dice che la giustificazione per i bombardamenti in Siria va ricercata nell’autorizzazione all’uso della forza militare (Aumf) in Iraq, legge approvata nel 2002 che, in linea con la natura del nemico, concedeva all’America ampio spazio di manovra per stanare terroristi non legati a uno specifico territorio. Meno di due mesi fa il consigliere per la Sicurezza nazionale, Susan Rice, ha chiesto al Congresso, con una lettera accorata, di revocare quella legge: “Dopo il ritiro delle truppe dall’Iraq, l’Aumf non è più utilizzato per nessuna attività del governo”. Un’altra linea sulla sabbia.

 

[**Video_box_2**]Nelle ultime settimane la Casa Bianca ha spinto la sua argomentazione giuridica per l’intervento contro lo Stato islamico su linee di ragionamento simili a quelle usate dagli avvocati di Bush dopo l’11 settembre 2001. Prima di invocare l’Aumf iracheno del 2002 ha invocato la legge analoga del 2001, disegnata per autorizzare l’uso della forza contro al Qaida e qualunque altro soggetto terroristico avesse contribuito all’attacco al World Trade Center. Nelle sette lettere inviate finora al Congresso, però, Obama ha spiegato che la legittimità dell’attacco deriva direttamente dalla Costituzione, che nell’articolo due determina i poteri del commander in chief. In fatto di lotta al terrorismo non ci affidiamo ad alcuna legge promossa dall’odiato predecessore, ché così facendo perderemmo ogni legittimità e forse anche l’anima, questo era il messaggio politico. Ennesima linea nella sabbia. Obama procede a ritroso, di linea in linea, sulla via dello smantellamento dei principi da lui stesso fissati nel corso di questi sei anni di governo. Sarà che i terroristi hanno costretto l’America a “guardare nel cuore di tenebra”, come ha detto Obama ieri all’Assemblea Generale dell’Onu. E una volta che si fissa lo sguardo laggiù, le idee che si pensavano indistruttibili improvvisamente scricchiolano.

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