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La guerra calma di Putin

L'Ungheria taglia il gas a Kiev (consiglio di Gazprom)

David Carretta

Mosca vuole costringere l’Ucraina a rinegoziare il patto firmato con l’Ue.

Bruxelles. Se l’hard power della Russia in questo momento appare meno hard nell’est dell’Ucraina, Vladimir Putin è tornato a utilizzare il soft power per contrapporsi al potere molle dell’Unione europea nel suo vicinato prossimo. La scorsa settimana il presidente russo ha scritto alla Commissione per chiedere che l’Accordo di associazione tra Ucraina e Ue sia riscritto da capo, minacciando rappresaglie se non si farà come dice lui. Bruxelles aveva già fatto una concessione importante il 16 settembre, sospendendo l’attuazione della parte commerciale dell’Accordo di associazione fino al 31 dicembre 2015. Ma Putin vuole utilizzare questa pausa per negoziare “aggiustamenti sistemici” al patto, che dovrebbe segnare il primo passo di Kiev verso un futuro europeo e che era stato all’origine della crisi ucraina nel novembre dello scorso anno. La rapida ratifica dell’Accordo da parte dei parlamenti di Strasburgo e Kiev doveva rendere il patto immodificabile, malgrado la sua sospensione. Ma, in un’intervista al Wall Street Journal, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha aperto a Putin: “Penso che sia nell’interesse di tutti lavorare costruttivamente. Siamo pragmatici”.

 

A prima vista, nell’est dell’Ucraina, tutto va secondo i piani. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha detto che “la parte più pericolosa della guerra è alle nostre spalle”. La tregua sembra reggere, nonostante qualche incidente. L’esercito di Kiev e i ribelli sostenuti da Mosca hanno iniziato a ritirare le armi pesanti dietro una zona cuscinetto di 30 chilometri. L’accordo politico che prevede più autonomia per l’est è in via di attuazione, anche se i ribelli hanno annunciato la volontà di andare a elezioni il 2 novembre. Alcuni paesi europei ritengono che è giunto il momento di iniziare la marcia indietro sulle sanzioni economiche. Ma, come ha spiegato il premier ucraino Arseniy Yatsenyuk a Reuters, “oltre all’offensiva militare, i russi hanno un altro jolly che è l’energia”.

 

Ieri a Berlino, con la mediazione dell’Ue, Ucraina e Russia hanno raggiunto un accordo provvisorio sulle bollette del gas arretrate, che dovrebbe permettere a Kiev di poter tornare a ricevere gas russo. Il governo ucraino dovrà pagare a Gazprom 2 miliardi di dollari entro la fine di ottobre e un altro miliardo prima della fine dell’anno. Ma diversi osservatori ricordano che un analogo accordo raggiunto in luglio venne subito rinnegato da Mosca e che Gazprom ha già interrotto le forniture a due paesi – Polonia e Slovacchia – che pompano verso l’Ucraina gas russo invertendo i flussi dei gasdotti. Giovedì, dopo un incontro tra il premier ungherese Viktor Orbán e l’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller, l’Ungheria ha tagliato le forniture di gas all’Ucraina che dovrebbero proteggere Kiev dal pericolo di una guerra energetica in pieno inverno. “Ci vogliono congelare”, ha reagito Yatsenyuk.

 

[**Video_box_2**]“L’accordo di Berlino non garantisce una pace energetica”, spiega al Foglio un diplomatico europeo: “Kiev è in difficoltà finanziarie. La questione del prezzo del gas pagato dall’Ucraina non è stata risolta (nuove discussioni sono previste la prossima settimana, ndr). Una chiusura dei rubinetti in inverno non si può escludere”. “L’obiettivo ultimo della Russia è di organizzare e orchestrare un altro conflitto congelato in Ucraina”, ha avvertito Yatsenyuk. Oltre al “jolly” del gas, dopo l’instaurazione della zona cuscinetto nell’est, Mosca può utilizzare le aree controllate dai ribelli per continuare a influenzare il futuro dell’Ucraina. Kiev non è in grado di riprendere il controllo delle frontiere. Le armi russe continuano a fluire attraverso il confine. Se il soft power della Russia è più forte di quello europeo è perché può sempre essere affiancato dall’hard power.