Passioni calde su dottrina e pastorale della famiglia (molto, molto calde)
“Non mi risulta che il Papa abbia la laringite, né che sia muto. Può parlare benissimo da solo”. Senza bisogno, quindi, di mediatori o intermediari. Il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, risponde così a Walter Kasper.
Roma. “Non mi risulta che il Papa abbia la laringite, né che sia muto. Può parlare benissimo da solo”. Senza bisogno, quindi, di mediatori o intermediari. Il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, risponde così a Walter Kasper, confratello porporato che aveva accusato in una delle numerose interviste concesse alla stampa cinque membri del collegio cardinalizio (Burke compreso) di fare del “fondamentalismo teologico che ha ben poco di cattolico”. La colpa dei cinque – tra cui s’annovera il capo dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller – era stata quella d’aver mandato in stampa un libro in cui criticavano, paragrafo per paragrafo, la relazione kasperiana su famiglia e matrimonio che lo scorso febbraio aveva avviato in sede concistoriale la discussione sui temi del Sinodo straordinario che si aprirà domenica prossima.
“Trovo divertente che il cardinale Kasper dica di parlare per conto del Papa”, ha osservato Burke. E anche un po’ “oltraggioso” quando afferma che le critiche contenute nel libro erano dirette non a smontare le sue tesi, bensì miravano direttamente al Romano Pontefice. Il prefetto della Segnatura è intervenuto a margine della presentazione dell’edizione americana del volume “Permanere nella verità di Cristo”, pubblicato in Italia da Cantagalli e oltreoceano dalla Ignatius Press (gesuiti). Il porporato ha definito la proposta di Kasper “sbagliata” e “ingannevole” quando aggiorna la pastorale lasciando ferma la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio: “Non ci può essere nella chiesa una disciplina che non sia al servizio della dottrina”, ha osservato. E comunque, “le proposte di Kasper sono già state discusse alcuni decenni fa, e si è giunti alla conclusione che la soluzione da lui indicata sia fondamentalmente difettosa”, anche perché rappresenta “una disobbedienza, o comunque una non adesione alle parole del Signore”. Per Burke c’è poco da discutere, dunque: l’insegnamento della chiesa cattolica dice che quanti si risposano civilmente senza l’annullamento delle prime nozze sono esclusi dalla comunione. A meno che si astengano dall’avere relazioni sessuali con i nuovi compagni, come tra fratello e sorella. Il prefetto della Segnatura apostolica si oppone anche alla semplificazione del processo di nullità, prospettato tra gli altri dal cardinale Angelo Scola, nell’ultimo numero dell’edizione americana di Communio: “Incoraggerebbe ancor di più una visione difettosa del matrimonio e della famiglia”. Il direttore della Ignatius Press, padre Joseph Fessio S. I., invita alla prudenza, domandandosi se il Papa “non abbia incoraggiato la discussione sulla proposta di Kasper con lo scopo di portare l’attenzione sulla famiglia, quindi riaffermando l’insegnamento della chiesa” sulla materia. Non è che Francesco, ha aggiunto, “ha cercato di scuotere un nido di calabroni in vista del Sinodo?”.
[**Video_box_2**]Intanto, sempre negli Stati Uniti, è stata pubblicata una lettera di intellettuali conservatori che si appellano al Papa e ai padri sinodali chiedendo loro di continuare a difendere il matrimonio tradizionale. Nel documento non viene toccata nessuna delle questioni cardine dell’assemblea imminente, ma si ribadisce il pericolo di non dare la giusta attenzione alle tendenze ormai in espansione ovunque nel mondo: dalle convivenze al divorzio, fino ai figli nati al di fuori del contesto matrimoniale. “Negli Stati Uniti, il numero dei matrimoni è il più basso di sempre, la convivenza sta diventando rapidamente un’alternativa accettabile alle nozze”. Tra i firmatari, si segnalano Robert George, giurista a Princeton e considerato il più influente intellettuale conservatore d’America, Robert Royal, presidente del Faith and Reason Institute di Washington e la professoressa di Harvard Mary Ann Glendon, già ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede, presidente della Pontificia accademia per le Scienze sociali e attuale membro della commissione per la riforma dello Ior.
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