Circo minimo. Il ridimensionamento psicologico della grandeur a 5 stelle
Lo tsunami si è arrestato e ha perso i fondamentali: la sensazione di essere vincenti, la novità, la spavalderia. E così Beppe Grillo si è trovato con poche donazioni e con attisvisti scoraggiati dal vedere che la “democrazia dal basso” non è poi questo paradiso.
Essere Beppe Grillo, il re della piazza, e ritrovarsi con una piazza a lungo desiderata (il Circo Massimo), la più grande e la più scenografica, ma con la grandeur d’un tempo che è soltanto un ricordo. La raccolta fondi in vista della tre giorni del Movimento Cinque Stelle, in programma a Roma dal 10 al 12 ottobre, infatti, non è andata bene come si pensava: il mezzo milione di euro che si sperava di ottenere dalle donazioni degli attivisti è rimasto un miraggio (si è arrivati a ridosso dei centocinquantamila). Non solo: Grillo, l’uomo che soltanto un anno e mezzo fa scippava al Pd il suo palcoscenico-coperta di Linus, Piazza San Giovanni, ora deve fare i conti in tasca a se stesso (cioè all’M5s) e dire ai ragazzi che i gazebo non potranno essere tutti quelli sognati (si sperava di poterne mettere in piedi più di trecento, ci si dovrà fermare a duecento).
Voleva arrivare al Circo Massimo con una metaforica biga, Grillo, ma il suo problema, ora, è soltanto in parte di mancata “copertura” economica. Il problema è prima di tutto lo stato d’animo. I musicisti sono stati reclutati con appello internettiano vittimistico (della serie: se suonate da noi vi ghettizzeranno, vi toglieranno date, ma se avete coraggio venite). Gli spazi-dibattito, anche quelli ridotti, rischiano di apparire la riedizione di appuntamenti del passato su aria-acqua-terra e decrescita felice (la domanda è: ma i cittadini accorreranno come prima?).
Alla passata grandeur a Cinque Stelle mancano i fondamentali: la sensazione di essere vincenti, la novità, la spavalderia. Il popolo di Grillo si è reso conto di aver perso mordente, complice la chiusura ermetica della pattuglia parlamentare ai tempi in cui tutto sembrava ancora possibile. Molti attivisti, scoraggiati dal vedere che la “democrazia dal basso” non è poi questo paradiso, impossibile com’è da gestire tra scontrini, assemblee e “dialogo” altalenante con il Pd, non sono più motivati come prima (e metterci soldi è altra cosa dal postare un commento inviperito su Facebook o sul blog del comico).
Ai parlamentari a Cinque Stelle di Camera e Senato – che dovrebbero essere le principali “attrazioni” della tre giorni (oltre ovviamente a Grillo) – non resta che attaccarsi alla cosiddetta “logistica”: il sindaco Ignazio Marino ci lascia senza acqua e luce, hanno detto, sempre più addentrandosi nella lamentazione. “Siamo politicamente scomodi”, hanno scritto, “ma questo non significa dover affrontare disservizi di tale portata”, e via con la sequela degli “ostacoli” che il M5s ha dovuto “superare”, tra cui “la richiesta di una copertura assicurativa di 2, 5 milioni di euro per eventuali danni. Difficile da stipulare perché è arduo riuscire a individuare cosa fisicamente debba essere sottoposto al vincolo assicurativo”. Al Circo Massimo difficile individuare cosa assicurare? Mah. Contenti loro. Ma la raccolta fondi andata peggio del previsto è niente al confronto al ridimensionamento psicologico dello “tsunami”, racchiuso in questa frase dei gruppi parlamentari: “ Ogni tanto ci piacerebbe essere trattati come gli altri, non come i Rolling Stones, per carità, ma siamo curiosi di sapere come sarebbe andata se la manifestazione fosse stata del Pd o di Forza Italia”.
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