Sinodo dinamico
Dibattito aperto (ma segreto). Il Papa si scaglia contro “i precetti creati dalla febbre intellettuale”.
Roma. Quindici giorni di discussioni che il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, spera siano civili e che soprattutto non facciano emergere “il punto di vista personale” dei singoli padri, ma siano finalizzati “a cercare insieme la verità”. Il tempo è poco, e anche per questo – ha spiegato ieri il porporato in una conferenza stampa – si è scelto di non diffondere i testi integrali degli interventi: “Vogliamo un Sinodo dinamico”. Padre Lombardi ha confermato che quotidianamente sarà diffuso l’elenco dei padri intervenuti, ma “non sarà rivelato il contenuto della relazione tenuta in aula”. La novità rispetto alle assemblee precedenti è che al termine delle due settimane di lavoro la Relatio Synodi (il documento finale) sarà presentata al Papa dopo essere stata votata dai membri del Sinodo. A questa sarà allegato un “piccolo questionario” successivamente inviato alle conferenze episcopali di tutto il mondo in vista dell’assemblea ordinaria del prossimo anno, ben più affollata di quella che apre i battenti domani – “ci sono altri aspetti riguardanti la famiglia che non sono ancora stati toccati”, ha aggiunto Baldisseri.
Al Pontefice, dunque, non saranno più inviate le diverse propositiones emerse nel dibattito, ma solo quella che avrà ottenuto il via libera dai padri tramite uno scrutinio in cui le alternative saranno “placet” o “non placet”. Il tutto in piena libertà, perché questo è “ciò che chiede il Papa”. Ieri mattina, intanto, nella consueta omelia all’alba di Santa Marta, Francesco ha sottolineato che “la salvezza è solo in Gesù, non nei tanti precetti fatti dagli uomini”. La classe dirigente, “i capi del popolo”, ha aggiunto il Pontefice, “non credono nella misericordia e nel perdono. Credono in ciò che è tutto sistemato, tutto chiaro. Questo è il dramma della resistenza alla salvezza”. Mentre il popolo credente “capisce e accetta la salvezza portata da Cristo”, ha osservato ancora Bergoglio, per i capi del popolo “tutto si riduce al compimento dei precetti creati dalla loro febbre intellettuale e teologica”.
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