A lezione di limiti
C’è infinito e c’è chi è finito. Giggetto de Magistris, Fitto e Bersani (servono voti, non tessere).
Finito. Infinito. Sarà un po’ leopardiano e sarà anche il sabato del villaggio (27 settembre) ma guardare l’orizzonte fa bene. Renzi è in volo, destinazione Italia. Ha visto l’America e il ritorno a casa è dolce-amaro. Lui dice che “il paese non è finito”, poi senti un rumore Fitto (Raffaele) di piatti rotti e le parole: “Finora si è fatta più campagna a Renzi che non vera opposizione”. Anche Fitto è in volo, catapultato nell’iperuranio, non sa che qualche tempo fa s’è fatto un patto che non va disfatto, quello del Nazareno. Regge la politica italiana, ma vallo a spiegare al fiommizzato Maurizio Landini che afferma: “L’articolo 18 è un falso problema” (domenica 28 settembre) o al Vannino Chiti che bolla le proposte del governo come “non compatibili con una sinistra moderna”.
Finito. Infinito. Dal bravo presentatore (Fabio Fazio) Renzi racconta che “sogna la sinistra delle opportunità” (sempre domenica), mentre il cinese Sergio Cofferati su un altro canale (lunedì 29 settembre, “Coffee Break”, La7) snocciola il fastidio per la rottamazione: “Sono uno dei fondatori che non stanno in direzione, ma capita. La politica di oggi è anche questo”. Sì, per fortuna almeno questo capita. Finito. Renzi va al Quirinale (ore 12), l’Associazione nazionale magistrati ammonisce il premier e “basta con le affermazioni non vere” (ore 12 e 57), Matteo Orfini frena sul lavoro perché “servono robuste correzioni” (ore 12 e 58) e tal D’Attorre dice che “vota no” e Dio quanto è lontana l’America, lo spazio infinito.
Finito. Infinito. La dissidenza democratica si spacca alla direzione del Pd e Renzi fa cappotto il lunedì, ma la revanche comincia martedì con l’intrepido Stefano Fassina che promette battaglia in Senato dove “porteremo degli emendamenti” (inquadrato a “Omnibus”, La7) e sì, vabbè, presentate pure tutto quello che volete “ma la gente è con me e non con i sindacati” (Renzi Matteo, via Washington Post). Sul taccuino si stampa un déjà vu, ma la noia viene rotta dalla compagnia del Nuovo Centrodestra. Il Bugaro epurato per selfie con il nemico (autoscatto con Berlusconi) passa con il nemico e tanti saluti all’Angelino Alfano poco custode del senso del ridicolo. Finito.
Infinito è lo sberleffo con i guantoni da boxe quando Renzi ringrazia Massimo D’Alema per le critiche propellenti: “Ogni volta che parla guadagno un punto” (accadde al “Ballarò” di Giannini, dopo le 21). Infinito è lo spazio delle creature di Paradiso e Inferno, quelle che vede Maurizio Sacconi nella riforma del lavoro del Pd perché “nel dettaglio si nascondono angeli e demoni”. L’importante è volare alto.
[**Video_box_2**]Finito è Luigi De Magistris, sindaco di Napoli quando sul tavolo del prefetto arriva la sentenza di condanna per abuso d’ascolto telefonico. E’ il primo giorno dell’ottobrata romana e “domani si insedia la commissione d’inchiesta sul caso Moro” (ancora?) mentre Pier Luigi Bersani tira fendenti a Matteo: “Il tfr? Sono soldi dei lavoratori non del governo” e poi “sono leale e so cos’è la ditta…”. Fa tutto molto coop rossa, tovaglietta a scacchi e bonarda. Ma è il gioco da tavolo del finito e infinito, mentre a Napoli s’imbadisce la tavola per la riunione del consiglio della Banca centrale europea. Diciotto governatori, ma Giggino (De Magistris) non c’è più. Sospeso. C’è Mario Draghi con il suo realismo: “La ripresa è modesta, i rischi sono aumentati”. E c’è un’infinita confusione sulle regole, le linee, i programmi. Stefano Fassina giovedì 2 ottobre dice che “il governo segue la linea della Troika”, ma allora come si spiega Renzi che lo stesso giorno assicura: “Stiamo con la Francia” e che dice alla Merkel “non siamo scolaretti”? Finito e infinito.
Finito il partito degli iscritti (meno quattrocentomila, fonte Repubblica, venerdì 3 ottobre), ne è cominciato un altro e non la ditta del Bersani che romba alla stazione di servizio: “Senza iscritti, addio al Pd”. Addio al Pd, alla ditta, ai pentastellati accordi impossibili. Addio ai giaguari da smacchiare, addio. Pier Luigi, tu che sei uomo di fiume e forse ami le correnti, ricordi le elezioni? Servono voti, non tessere. Ho finito.
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