Renzi vs Baghdadi
L’Italia manderà armi e uomini per aiutare i curdi in Siria e Iraq. Ma niente cacciabombardieri. Il nostro paese è pronto a schierare tanker, logistica e un team di istruttori. Anche due droni.
Roma. La coalizione contro lo Stato islamico si rafforza con un maggiore contributo dei paesi della Nato e forse anche dell’Italia, che finora si è limitata a inviare ai guerrieri curdi poche armi e munizioni leggere e a mettere a disposizione un aereo da rifornimento in volo Kc-767A finora non dispiegato in medio oriente. Washington preme per un maggior ruolo degli alleati arabi ed europei in una coalizione che nei primi due mesi di operazioni ha visto gli Stati Uniti compiere oltre il 96 per cento delle circa 5 mila sortite aeree contro lo Stato islamico. Meno di 200 sono state effettuate dagli alleati. A far crescere le pressioni per un impegno diretto di mezzi aerei italiani ha contribuito l’arrivo in Giordania ed Emirati Arabi Uniti di quattordici cacciabombardieri F-16 olandesi e belgi e otto F/A-18 australiani. Sono attesi altrettanti velivoli dello stesso tipo dal Canada e sei F-16 dalla Danimarca. Si tratta di paesi che, come già Francia e Gran Bretagna, impiegano i propri mezzi solo nei cieli iracheni e non sulla Siria, dove volano solo i velivoli statunitensi e arabi (sauditi, giordani e di Bahrein, Emirati e Qatar). Sul piano militare tutti i nuovi membri attivi della coalizione sono più deboli dell’Italia, aspetto che concorre a mettere Roma sotto pressione. Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra i vertici militari degli stati membri della coalizione e in quella occasione l’Italia metterà sul tavolo nuove disponibilità. Il summit potrebbe tenersi nei primi giorni della prossima settimana, come sembrerebbe indicare la convocazione delle commissioni Difesa di Camera e Senato richiesta dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per giovedì prossimo. Fonti solitamente ben informate sembrano però escludere che l’Italia invierà cacciabombardieri (Tornado o Amx) come hanno fatto gli altri partner della Nato per evitare coinvolgimenti diretti nel conflitto. Precauzione un po’ ambigua e di certo superflua se tesa a evitare rappresaglie terroristiche dal momento che Roma è comunque un membro della coalizione contro il Califfato.
“Dare armi ai curdi esplicitamente per combattere la jihad è una scelta di campo che ci compromette nel presente”, ha ammonito ad agosto scorso Arturo Parisi, ex ministro della Difesa del governo Prodi. L’ipotesi più probabile è che l’Italia offra in supporto alle forze aeree alleate un maggior numero di tanker. L’aeronautica dispone di quattro rifornitori Boeing Kc-767A e può adattare a questo compito anche tre cargo C-130J. Velivoli che potrebbero essere schierati nella base di al Batin, negli Emirati Arabi Uniti, dove già opera un distaccamento logistico italiano a supporto del contingente nazionale in Afghanistan. Più vicino al campo di battaglia (forse nel capoluogo curdo di Erbil divenuto una base americana) potrebbero invece essere basati un paio di droni Reaper del 32° Stormo dell’aeronautica. Dei dodici Predator e Reaper italiani la metà sono schierati a Herat, a Gibuti e assegnati all’operazione Mare nostrum. Il dispiegamento in medio oriente di due velivoli teleguidati migliorerebbe la capacità di sorveglianza del territorio del Califfato ma non quella di attaccare bersagli al suolo poiché Washington si è finora rifiutata di fornire all’Italia i kit d’armamento necessari per imbarcare bombe a guida satellitare Jdam e missili Hellfire.
[**Video_box_2**]Roma sembra intenzionata a offrire un più ampio aiuto alle forze curde schierando a Erbil team di istruttori e consiglieri militari che affiancherebbero statunitensi, britannici, francesi e tedeschi già presenti sul terreno. Su questo fronte sembra che l’Italia stia puntando a costituire team addestrativi congiunti con la Spagna, paese che non ha messo a disposizione aerei da combattimento ma dispiegherà una batteria di missili da difesa aerea Patriot in Turchia in sostituzione di quelli olandesi. Non è chiaro se i consiglieri militari avranno solo compiti di addestramento e consulenza o anche di “mentoring” cioè di accompagnamento delle forze curde e irachene in prima linea, ipotesi quest’ultima che alcune fonti vicine agli ambienti militari tendono a escludere. Probabili anche nuovi invii di armi e munizioni ai curdi prelevati dagli stock requisiti sulla nave Jadran Express durante la guerra nell’ex Jugoslavia. In aggiunta ai 400 mila proiettili per Kalashnikov e mitragliatrici e ai 2 mila razzi l’Italia potrebbe fornire ai peshmerga anche alcuni dei cinquanta lanciatori con quattrocento missili anticarro At-4 Spigot di origine sovietica requisiti sulla nave. Armi chieste a gran voce dal comando curdo e che Roma fornì nel 2011 in un numero imprecisato di esemplari ai ribelli libici di Bengasi.
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