New Republic mette sotto processo Amazon, efficiente impero del male
Siamo tutti indulgenti nei confronti di Amazon, che ci manda in tempo reale gli ebook di Patrick Modiano per sembrare colti nelle discussioni post Nobel, ci fa scaricare film e giornali, spedisce più o meno qualunque cosa esista sul mercato in modo rapido e con costi postali risibili, ci regala le gioie infinite del servizio Prime.
New York. Siamo tutti indulgenti nei confronti di Amazon, che ci manda in tempo reale gli ebook di Patrick Modiano per sembrare colti nelle discussioni post Nobel, ci fa scaricare film e giornali, spedisce più o meno qualunque cosa esista sul mercato in modo rapido e con costi postali risibili, ci regala le gioie infinite del servizio Prime. Chi abita a New York presto potrà godere anche delle consegne nello stesso giorno, così il vaporizzatore in bambù ordinato la mattina arriverà in tempo per cucinare a cena i dumplings che soddisfano i palati etnici degli amici. Poi si passerà ai droni e tutto questo sarà preistoria.
Di fronte a tanta efficienza e attenzione per il consumatore riesce difficile pensare ad Amazon come a un impero del male, un monopolista senza scrupoli che distrugge con protervia i piccoli produttori, forse nemmeno la mente cospirazionista di Naomi Klein metterebbe l’azienda di Jeff Bezos sullo stesso piano della Monsanto, di Walmart, di Goldman Sachs, della Nestlé e delle sette sorelle del petrolio. Aleggia un pregiudizio positivo su Amazon, e in gran parte è meritato, ma pur sempre un pregiudizio. Questa è la tesi di Franklin Foer, direttore di New Republic, che mette in copertina una controstoria sull’“everything store” di Seattle, “splendente rappresentante di una nuova età dell’oro dei monopoli” in cui le aziende “non usano il loro potere quasi incontrastato per aumentare i prezzi” ma per blandire il consumatore con offerte vantaggiose, mentre strangolano tutti gli altri player del mercato. Monopolio è una parola a cui tutti, e specialmente i giovani, sono allergici. La credenza comune è che l’idea del dominio di un mercato non abbia cittadinanza nella Silicon Valley, dove chi non produce continuamente innovazioni viene sbranato dalla “next big thing”. Ma il monopolio esiste anche lì, eccome, tanto che il futurologo Peter Thiel nel suo ultimo libro, “Zero to One”, riabilita il concetto su cui Amazon basa il modello di business. Foer mette in fila alcuni fatti esemplari. Amazon controlla il mercato dell’editoria, impone i prezzi e controlla i profitti (il 30 per cento del prezzo di copertina finisce ad Amazon, presto si passerà al 50), tanto che i grandi editori internazionali da anni ormai si stanno fondendo e comprando fra loro, nella speranza di poter competere.
[**Video_box_2**]La verità è che possono sopravvivere perché Amazon concede loro il privilegio, ma competere è un’altra cosa. Quando sul mercato si affaccia poi qualche piccolo player che contende ad Amazon il primato in una nicchia di mercato, il gigante lo logora con la forza dei prezzi fino a che, esausto, il competitor non si lascia fagocitare. Quando diapers.com faceva concorrenza sulla vendita di pannolini, Bezos ha messo in preventivo una perdita netta di 100 milioni di dollari in tre settimane pur di strangolare la piccola impresa creativa. Non c’è bisogno di dire come è andata a finire. Finisce che Amazon si ritrova nel ruolo di nemesi di tutti i principi cari ai liberal di New Republic, tifosi della competizione e dunque antagonisti del monopolio, anche nella sua versione efficiente e sorridente.
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