Shimon Samuels, direttore delle Relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center

“150 milioni di europei contro”

Dai Comuni di Londra alla Fiera di Francoforte, grande assalto a Israele

Giulio Meotti

Parlano Samuels e Cassuto: “Il male della Shoah viene fuori”. Il console cacciato dal festival del cinema a Carpentras.

Roma. Lunedì notte i parlamentari inglesi, riuniti nella Camera dei Comuni, si sono guardati per un attimo, mentre un loro collega, il laburista Gerald Kaufman, esclamava: “L’antisemitismo oggi in Inghilterra è causato dalle azioni di Israele”. Poche ore dopo, Londra diveniva il primo Parlamento d’Europa a riconoscere lo “stato di Palestina”. Non c’è stata partita: soltanto dodici i voti contrari. Tira una brutta aria per Israele e gli ebrei in Europa. Un’aria di abbandono e di esclusione.

 

Nella stessa settimana, al celebre Festival del Cinema di Carpentras, vicino Marsiglia, il console israeliano Barnéa Hassid e la regista israeliana Hilla Medalia venivano assaltati da una cinquantina di attivisti filo palestinesi al grido di “criminali di guerra”, interrompendo la proiezione del film “Dancing in Jaffa”. Ma soprattutto, alla Fiera del Libro di Francoforte andava in esposizione la peggiore letteratura antisemita. Lo stand del Qatar aveva “The Battles of Mohammed”, finanziato dall’emiro, che racconta come gli ebrei di Khaybar cercarono di avvelenare il Profeta dell’islam. C’erano “Le vene di Gerusalemme” di Munir Akash e Fouad Moaghrabi, sempre pagate da Doha, in cui la presenza ebraica a Gerusalemme è descritta come una cospirazione antislamica. Nello stand egiziano c’era “The Buraq Wall” di Jehad al Ayesh e Bait Almaqdes, dove anche il Muro del Pianto viene descritto come di proprietà dell’islam.

 

C’erano i “Protocolli dei savi anziani di Sion”, il falso antisemita prodotto dalla polizia zarista e usato dal nazismo. Per superare il vaglio di Francoforte, il libello è sotto il titolo “Dizionario dell’inganno sionista”. L’Iran punta molto, per le edizioni Revayat Fath, sull’elogio di Samir Kunar, il terrorista di Hezbollah che sterminò una famiglia israeliana. A una bambina venne spaccata la testa sugli scogli, un’altra morì soffocata dalla madre nel tentativo di non fare rumore. “I libri possono essere buoni o cattivi, quelli esposti a Francoforte sono strumenti d’odio”, dice al Foglio Shimon Samuels, direttore delle Relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center.  “Presentano gli assassini di bambini ebrei come eroi”.

 

“Se si uccide un ebreo a Parigi quello è antisemitismo; se Israele come stato e popolo viene messo in discussione quello non è più antisemitismo”, commenta al Foglio il professore di Architettura David Cassuto, già vicesindaco di Gerusalemme, il padre Nathan ucciso ad Auschwitz e la madre, reduce dai campi di concentramento, assassinata dagli arabi in un agguato sul Monte Scopus durante la guerra di Indipendenza del 1948. “Non mi sarei mai aspettato nulla di buono dall’Europa e quanto vedo oggi mi dà ragione”, prosegue Cassuto. “Il pentimento della Shoah è durato poco, e oggi viene fuori di nuovo l’antisemitismo, rialza la testa come se non fosse successo nulla. Da Londra, Parigi e Berlino arrivano manifestazioni di puro antisemitismo.

 

Questo si salda con un aspetto che mi preoccupa quanto il vecchio odio europeo, ovvero il discorso della sinistra israeliana che sostiene apertamente questo trend antisemita. Per noi ebrei, sopravvivere non vuol dire fare la ‘pace’ di cui parla Londra, ma essere pronti alla guerra”, conclude David Cassuto. “L’Europa ha bisogno di Israele, ce lo dicono i dati commerciali, ma non vuole ammetterlo. Nonostante tutto sono ottimista, perché quanto è successo nel 1942-’43 non accadrà mai più. Israele avrà la forza di resistere”.

 

[**Video_box_2**]Rispetto a Cassuto, Samuels del Centro Wiesenthal fa notare una differenza: “I governi, come quello tedesco o francese, stanno facendo bene sull’antisemitismo. Ma non seguono le rispettive opinioni pubbliche, che sono molto antisemite”. Per usare la formula dello studioso Manfred Gerstenfeld, autore di “Demonizing Israel and the Jews”, “oggi 150 milioni di europei hanno una visione demoniaca di Israele”.

 

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.