Proteste a Hong Kong (foto LaPresse)

“La Cina ama Hk”, dice Pechino agli studenti, gli archivi smentiscono

Eugenio Cau

Dagli archivi di Margaret Thatcher, scrive Vjmedia, si scopre che la Cina ha sempre ostacolato riforme democratiche nella colonia inglese e ha sempre voluto che Hong Kong fosse sottomessa.

Roma. Il 29 settembre le proteste degli studenti di Hong Kong per la democrazia e il suffragio universale erano appena iniziate. Nei giorni successivi sarebbero diventate un movimento enorme, avrebbero trovato un nome simbolico (“rivoluzione degli ombrelli”, anche se gli studenti si sono affrettati a precisare che la loro non è una vera rivoluzione), avrebbero bloccato fino a oggi interi quartieri dell’ex colonia. Davanti agli studenti pacifici, e sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale, né il governo di Pechino né quello della città di Hong Kong hanno ancora osato reprimere la protesta con la violenza, anche se ieri e martedì ci sono stati scontri, e la polizia ha dato schiaffoni e usato spray urticanti. Gli studenti hanno piantato tende sulle strade più trafficate di Hong Kong, e sembrano pronti a rimanere. Ma già il 29 settembre, quando tutto stava per iniziare, il Giornale del Popolo, voce del Partito comunista di Pechino, attaccava i manifestanti con un argomento peculiare. “Nessuno ha più a cuore il futuro di Hong Kong di tutto il popolo cinese”, è intitolato l’editoriale. La Cina, vi si legge, ha dato più democrazia a Hong Kong di quanto non abbia mai fatto il dominatore coloniale inglese, che teneva la città sotto il pugno di ferro. Il Partito comunista vi concede il suffragio universale affinché possiate scegliere chi vi governa (peccato, dicono i manifestanti, che i candidati siano nominati da Pechino tra i suoi fedeli). Cosa hanno fatto gli inglesi per voi? Giudicate “chi ha la vera democrazia, e chi ha una democrazia falsa”.

 

Quest’argomento, e il paragone con il dominio inglese, è molto popolare in Cina quando si parla della crisi di Hong Kong, e ha fatto capolino anche in alcuni autorevoli op-ed sui giornali occidentali. Ma le cose non stanno esattamente come dice il Partito. Qualche giorno fa il giornale online Quartz ha ripreso un’inchiesta fatta da una pubblicazione di Hong Kong, Vjmedia, che è andata a frugare tra gli archivi nazionali britannici e nell’archivio di Margaret Thatcher, desecretato appena l’anno scorso. Dagli archivi, scrive Vjmedia, si scopre che la Cina ha sempre ostacolato riforme democratiche nella colonia inglese e ha sempre voluto che Hong Kong fosse sottomessa.

 

[**Video_box_2**]Fin dagli anni 50, dicono i dispacci diplomatici inglesi, l’Inghilterra ha cercato di concedere a Hong Kong maggiore sovranità, come a Singapore. A ogni tentativo, però, la Cina faceva muro. Nel 1958 il premier cinese Zhou Enlai scriveva che fare di Hong Kong un “dominion” autogovernato sarebbe stato inaccettabile, e “un atto estremamente ostile” verso Pechino. La Cina, diceva Zhou, desidera che “il presente status coloniale di Hong Kong rimanga immutato”. Nel 1960 un alto diplomatico cinese arrivò a minacciare l’invasione se Londra avesse concesso l’autogoverno alla colonia. Scambi simili – Londra che paventa più democrazia, Pechino che minaccia l’invasione – sono continuati per decenni, fino all’incontro del 1982 tra Margaret Thatcher e Deng Xiaoping. La cessione di Hong Kong alla Cina era cosa quasi fatta, il passaggio di consegne sarebbe avvenuto nel 1997, ma Deng lanciò ancora un avvertimento. Nei 15 anni che verranno, disse, “se dovessero esserci grandi disturbi”, se Londra dovesse giocare scherzi, la Cina “riconsidererà i tempi” per il recupero della colonia. Attaccheremo. Noi Hong Kong la vogliamo pronta per il ritorno al regime.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.