La controffensiva degli ortodossi
Raccontano che uno scontro così non s’era mai visto, forse neanche al Concilio. Agitazione in aula. Le commissioni smontano il testo di Forte.
Roma. Raccontano che uno scontro così non s’era mai visto, forse neanche al Concilio. Poco dopo le nove di ieri mattina, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, prende la parola e annuncia che le relazioni dei circoli minori non sarebbero state divulgate. Retromarcia rispetto a quanto sempre accaduto in passato e detto nei giorni scorsi. Ad andare in pasto alla stampa, insomma, sarebbe stata solo la Relatio post disceptationem firmata dal cardinale Erdö e scritta da mons. Bruno Forte. Davanti alle novità illustrate da Baldisseri, s’è alzato il cardinale George Pell, che ha contestato con forza la decisione. Dopo di lui, una lunga teoria di padri, dall’arcivescovo di Bruxelles, mons. Léonard a quello di Durban, mons. Napier, ha chiesto che la questione fosse almeno messa ai voti. Anche il segretario di stato, cardinale Pietro Parolin, ha preso la parola. Il tutto in un clima da stadio, con standing ovation e perfino qualche buu. Il Papa, seduto al tavolo della presidenza, guardava impassibile. Alla fine, come avrebbe detto qualche ora più tardi in conferenza stampa il cardinale Christoph Schönborn, “la decisione di rendere note le relazioni dei circoli è stata presa a grande maggioranza”. I testi sono chiari e vanno nella direzione opposta a quella perorata dal cardinale Walter Kasper.
Qualche anticipazione su come sarebbe andata a finire l’aveva già data, mercoledì a tarda sera, il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, che si schierava in modo netto sulle posizioni assunte in aula dal cardinale Raymond Leo Burke. L’arcivescovo maggiore di Kiev, Svetoslav Shevchuk, parlava addirittura della necessità di “mandare un chiaro messaggio ai fedeli e al Papa” sul fatto che “la famiglia è l’unione stabile, fedele e sacramentale tra un uomo e una donna”. I punti più controversi e delicati, dalla questione del riaccostamento dei divorziati risposati all’eucaristia, fino all’apertura alle unioni omosessuali, sono stati smontati quasi all’unanimità. Anche perché, ha fatto notare più d’un padre sinodale, di unioni tra persone dello stesso sesso s’era parlato pochissimo – non più di tre interventi in assemblea – eppure la Relatio di lunedì ne parlava ad abundantiam. Particolarmente dura è la sintesi del circolo moderato dal cardinale guineano Robert Sarah, presidente del Pontificio consiglio Cor unum, che sottolinea come sia stato necessario “riscrivere la seconda parte della Relatio”. Sulla terza, quella delle situazioni pastorali difficili, la bocciatura è totale: “Non si può cambiare la dottrina della chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e la non ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia”. Chi apre (meno della metà dei dieci gruppi), lo fa ponendo paletti o richiedendo ulteriori studi in materia. Il primo circolo italiano moderato dal cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda fide, osserva che “i padri, pur sensibili alla problematica, propongono che l’argomento sia ristudiato alla luce del n. 84 di Familiaris Consortio al fine di precisare eventuali condizioni diverse dalla disciplina attuale”.
[**Video_box_2**]Apertura, dunque, solo se l’esortazione promulgata da Giovanni Paolo II trent’anni fa lo consente. Non proprio ciò cui puntavano i novatori guidati dal cardinale Walter Kasper, che ieri ha smentito d’aver concesso l’intervista in cui sosteneva che gli africani non avrebbero dovuto intervenire troppo su certe questioni come l’omosessualità, a casa loro considerate tabù. Anche il circolo moderato dal cardinale Lluís Martínez Sistach, che nel briefing di mercoledì s’era mostrato assai disponibile a innovare la prassi pastorale, mette nero su bianco che la questione andrà ulteriormente discussa “dagli esperti di teologia e diritto”. Ora si lavora alla Relatio Synodi, che dovrà ottenere il placet dei padri. Un lavoro delicato, e non a caso padre Lombardi, in chiusura di conferenza stampa, invoca per loro la benedizione divina.
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