foto LaPresse

Il vertice dei giganti e le vertigini dei nani. Asem e asini, Lassie e Dudù

Mario Sechi

Nani e giganti. Sei tra Merkel e Putin, proprio là in mezzo, tra i grandi, e alle tue spalle s’agitano dei piccoletti che rifiutano il taglio e chiedono lo sconto. Strano destino quello di Matteo Renzi.

Nani e giganti. Sei tra Merkel e Putin, proprio là in mezzo, tra i grandi, e alle tue spalle s’agitano dei piccoletti che rifiutano il taglio e chiedono lo sconto. Strano destino quello di Matteo Renzi: celebra il vertice Asem della discordia tra Russia e Ucraina, dice niet ai presidenti delle regioni che mai vogliono ripulire il loro bilancio dagli sprechi. Sacrifici per tutti, mai per loro. Sarà anche venerdì 17 e piove da matti, ma c’è davvero da pensare a questa Italia dove le riforme vanno bene ma sempre per gli altri.

 

Gigante è la manovra che non doveva esserci e invece è piovuta nell’ottobrata romana la sera di mercoledì 15 ottobre: trentasei miliardi e un avvertimento all’Europa dell’austerità. Sì, siamo dentro il tre per cento ma fuori dal dogma contabile che non dà crescita. Passaggio stretto, tra i rottami di una Seconda Repubblica che tira a campare. Il Def passa con il voto di un dissidente pentastellato (Orellana), Renzi incontra Della Valle, telefona a Angela Merkel, dice agli imprenditori “ora non avete più alibi”. Sul taccuino compare la parola dei momenti difficili: ce la farà? Renato Brunetta chiosa con “la partita di giro, anzi di raggiro” (ore 23 e 12) e tutti vanno a nanna con l’idea di Rossella O’Hara in testa: domani è un altro giorno.

 

[**Video_box_2**]Il domani si vede con il risveglio dei nani. Alle ore 13 di giovedì 16 ottobre la Conferenza delle regioni dice no: “La manovra così come si configura è insostenibile” esclama il presidente Sergio Chiamparino, renziano finché non c’è da scucire un euro per salvare la baracca Italia. Insperato aiuto per la chiassosa minoranza del Pd, materiale altamente infiammabile gettato nella ciclopica rissa tra Giachetti e Fassina declinata in beauty salon dal digiunatore renziano: “Rimediate una scorta di unghie a Fassina che a furia di arrampicarsi sugli specchi per giustificare scelte e parole contro il Pd, non ne ha più”. Sono le 13 e 33 e la settimana politica esonda come i torrenti di Genova, incontenibile e surreale. Renzi incontra Shinzo Abe, poi il nanismo politico l’assale con Gianni Cuperlo che alle 15 e 55 sentenzia: “Sono preoccupato per quello che sta succedendo nella politica italiana e nel Pd. Ho sentito delle cene di autofinanziamento con gli imprenditori…”. No Leopolda, no party e tantomeno partito che cerca denaro fuori dal circuito del finanziamento pubblico. Come se il contributo delle Coop rosse dei bei tempi del partito perdente fosse geneticamente perfetto, non Ogm, e il transgenico della politica fosse il segretario fiorentino. Il biotech diventa cinofilia politica con Angelino Alfano che così commenta il ritorno del senatore Tonino D’Ali da Berlusconi: “Sono impegnati nell’operazione Lassie da quattro mesi e mezzo e questa operazione ha prodotto un senatore”. Lassie. Dudù. Da quelle parti è il trionfo della Royal Canin. Sono le 11 e 32 di martedì 14 ottobre, sul Moleskine finisce una nota a margine: un bau bau li seppellirà. E mentre il presente dei nani avanza e il futuro dei giganti si presenta, in Italia sopravvive un “resistere resistere resistere” che non si cura dell’esistere. Il giorno della quotazione di Fiat negli Stati Uniti (lunedì 13 ottobre) l’ex Fiom Giorgio Airaudo, oggi onorevole di Sinistra e libertà, ricorda al popolo che “oggi si chiude un pezzo della storia industriale del nostro paese: Fiat italiana e torinese non esiste più. Oggi nasce una multinazionale apolide”. Apolide, come se gli oltre 24 mila dipendenti degli stabilimenti Fiat in Italia lavorassero a Dubai. Che visione, i nostalgici del nanismo fallimentare.

Di più su questi argomenti: