Hanno ucciso i giochi amorosi
Che fine faranno tutti quei no che volevano dire sì (e i sì per amore)? In California, il governatore Jerry Brown ha firmato una legge che rende la regola “sì vuol dire sì” lo standard nei college e nelle università dello stato: ci vuole “un consenso affermativo, consapevole e volontario” al sesso.
Milano. “Yes means yes”, e detta così sembra più che semplice. Sembra banale. Eppure quando si tratta di corteggiamenti, quando si tratta di femmine, di giochi amorosi, in cui tutto sta nel sapersi offrire e nel sapersi ritrarre, nell’accettare un appuntamento dicendo alle amiche “vediamo un po’ come se la cava questo”, nella delusione o nella conferma, “yes means yes” diventa un gran casino. In California, il governatore Jerry Brown ha firmato una legge che rende la regola “sì vuol dire sì” lo standard nei college e nelle università dello stato: ci vuole “un consenso affermativo, consapevole e volontario” al sesso. Se non ti sei opposto o sei rimasto in silenzio, non vale. Devi dire sì, e lo devi fare con entusiasmo, altrimenti è una contravvenzione alla legge. Ma così dove vanno a finire tutti quei no che invece volevano dire sì? E i sì detti con slancio, con passione, non perché lo richiede la legge?
Uno studente anonimo ha scritto una lettera a Conor Friedersdorf, che sull’Atlantic s’è messo a domandare ai ragazzi che cosa pensassero dell’iniziativa californiana. Scrive l’Anonimo: “Nella nostra seconda notte insieme, una delle mie prime ragazze ha alzato le mani con disgusto: ‘Come credi che io possa eccitarmi, se continui a chiedermi il permesso come un ragazzino? Prendimi e scopami’. Non è rimasta assieme a me per troppo tempo. Ed è un tema ricorrente. Più di una volta ho visto la delusione negli occhi delle ragazze quando non ho esercitato il ruolo di leadership che si aspettavano da me a letto. Ho capito che le donne non soltanto desiderano gli uomini, ma desiderano il desiderio degli uomini – e che questo non era salutare”. Il gioco, tra i ragazzi e le ragazze, funziona così, lui deve volere fortissimamente lei e lei deve poter fare la ritrosa, fingere di lasciarsi convincere e trascinare dalla passione, anche se aveva già deciso prima fino a che punto si sarebbe concessa (basta sapere se aveva fatto la ceretta, a dire il vero), o allo stesso modo dire un sì forte, non per procedura, ma per desiderio, o magari per amore. L’Anonimo è stato scaricato da un’altra ragazza perché non si era sentita voluta, perché lui chiedeva ogni momento se andava tutto bene: “Le donne non sono infantili – conclude – Sanno prendere le loro decisioni sul sesso, e questo include il fatto di saper dire di no, anche quando non vogliono dover dire sì”. Che tristezza, dice lui.
[**Video_box_2**]Anche se si sa che in realtà il sesso al college è tutt’altro che triste e complicato, semmai è sopravvalutato, come scrive Maureen O’Connor, sex columnist del New York Magazine, che ha raccolto le testimonianze di amici e conoscenti che dicono che in realtà, al college, il sesso è di qualità scadente, nessuno sa fare niente (è un articolo da leggere, cioè la O’Connor è sempre da leggere). C’è chi dice che, anche con la legge, vincerà il mercato: se non sei in grado di farmi capire che vuoi fare sesso, dice lui, ne troverò un’altra che sarà capace. Le ragazzine impareranno che “yes means yes” e che conviene farlo capire, con tutto l’entusiasmo di cui sono capaci. Con buona pace di chi vorrebbe che, anche grazie a questa legge, il sesso diventasse coscienzioso e responsabile e di tutti quei no detti per farsi implorare, perché così è sempre andata, mi devi desiderare fino a esplodere, altrimenti tienitelo pure il tuo sesso, pure io ne posso trovare un altro, il mercato vale anche per me. Ma l’uccisione dei giochi amorosi, ecco, questa è davvero imperdonabile.
Il Foglio sportivo - in corpore sano