Il teatrino sulla mafia di Grillo e chi lo prende ancora sul serio
L'urlatore a cinque stelle in Sicilia prova a sbalordire il pubblico borghese, ma ha perso la luce della ribalta. La parabola grillina siciliana riflette quella nazionale, e non solo perché il Sud, per il M5s, nel 2013, era stato terra di conquista. E a Reggio Calabria ottiene solo il 2 per cento.
Uno si alza la mattina, va in Sicilia allo “sfiducia day” dei Cinque Stelle anti-Crocetta, sale su un palco in quel di Palermo e dice che la mafia un tempo non “scioglieva i bambini nell’acido”, “aveva una morale” mentre oggi è stata “corrotta dalla finanza”, essendo “le organizzazioni criminali” piene di “magistrati e finanzieri” e che dunque va “quotata in Borsa”: uno dice questo (l’ha detto Beppe Grillo, due sere fa) e che cosa succede? Succede che qualcuno lo prende pure sul serio. Per esempio nell’Idv locale, sul web (la blogger un tempo vicino ai Cinque Stelle Lidia Undiemi, conosciuta come l’“economista” alternativa di “Ballarò”, ha scritto: “Ricordo bene la morale della mafia quando ero piccola e Palermo annegava nel sangue degli innocenti”) nonché presso la stessa Ars nella bufera. Rosario Crocetta, infatti, governatore criticato dai Cinque Stelle e non solo, ha dato a Grillo del “filomafioso”: “Arriva a difendere i padrini, ormai è chiaro che va a braccetto con Dell’Utri”, ha detto Crocetta, invitando Grillo ad andare a fare “questi affari a Genova”. A parte le comprensibili parole contro il leader pentastellato dette a caldo dai parenti delle vittime di mafia, i politici che hanno commentato scandalizzati l’uscita dell’ex comico (ex comico anche nel senso che non fa più molto ridere) sono parsi, a tratti, surreali quanto lui . Almeno lo è parso Crocetta, che un tempo con Grillo e con i grillini andava d’accordo, al punto da ispirare a Pierluigi Bersani, ai tempi dello scouting post elettorale, nel 2013, il sogno di ricreare su scala nazionale un “modello Sicilia”, nonostante i “no” dei Cinque Stelle eletti a Roma.
Non è neppure la prima volta che Grillo parla di mafia in Sicilia: nella primavera 2012 se n’era uscito con la famigerata frase su “la mafia che non strangola il cliente” ma “chiede solo il pizzo” e uccide solo se necessario. Frase peraltro detta nel pieno del crescendo di consensi in suo favore sull’isola: nell’aututnno 2012 Grillo ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina, mettendosi poi a correre per le strade di campagna come un Forrest Gump. La gente riempiva le piazze (anche solo per curiosità), un po’ diffidente un po’ desiderosa di affidarsi, ma ora la comparsata di Grillo in Sicilia con frase choc sembra fatta apposta per sbalordire il borghese che non lo vota più. La parabola grillina siciliana riflette quella nazionale, e non solo perché il Sud, per il M5s, nel 2013, era stato terra di conquista (oggi lo è un po’ meno: vedi i risultati alle amministrative di Reggio Calabria, ieri, con i Cinque Stelle fermi poco sopra il 2 per cento e il candidato Pd Giuseppe Falcomatà sindaco con il 61 per cento). La parabola siciliana di quel Grillo costretto a urlare sempre di più per farsi sentire mostra soprattutto la stanchezza dell’attor comico senza pantofola: quella che Grillo avrebbe voluto indossare prima di buttarsi in politica, come diceva per fare il coup de théâtre durante i suoi comizi, e che ora non può concedersi, come tutti gli orfani della ribalta.
In tutto questo ci mancava pure l'ex grillina Fiorella Mannoia che consiglia al comico genovese di fare un passo indietro: "La cosa migliore che possa fare in questo momento per il bene del Movimento 5 Stelle è andarsene. Deve fare come un buon padre: lasciare andare i suoi ragazzi".
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