Lo sbarco di centinaia di migranti dalla nave Urania della Marina Militare italiana (foto LaPresse)

In alto mare

David Carretta

Sull’immigrazione gli europei non vogliono più iniziative come Mare nostrum (ma solo Londra lo dice).

Bruxelles. Stretto tra l’avanzata degli euroscettici dell’Ukip e le discussioni sull’immigrazione anche alle cene tra amici, il governo inglese di David Cameron ha annunciato che non intende sostenere una missione dell’Unione europea analoga a quella di Mare nostrum nel Mediterraneo. “Non appoggiamo operazioni pianificate di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo”, ha annunciato la Baronessa Joyce Anelay, sottosegretario agli Affari esteri e al Commonwealth, nel momento in cui l’Ue si appresta a lanciare Triton, una nuova missione di controllo alle frontiere coordinata dall’agenzia Frontex. Per Londra, le operazioni come Mare nostrum costituiscono un “fattore involontario di attrazione” dei migranti, ha spiegato Lady Anelay. Andando a salvare i migranti si incoraggiano altre partenze, aumentando il rischio di altre tragedie. Le ong protestano, ma per Cameron, a sei mesi dalle elezioni, la posta in gioco sull’immigrazione è duplice: l’Ukip ha raggiunto una nuova vetta nei sondaggi (19 per cento) dopo che la Commissione ha notificato a Londra un aumento del contributo annuale al bilancio comunitario da 2,1 miliardi. Ma l’annuncio inglese ha il merito della franchezza e dell’onestà: in realtà, nessun governo europeo è pronto a trasformare Triton nell’erede di Mare nostrum.

 

Malgrado gli applausi in pubblico, “non un solo paese dell’Ue è pronto a sostenere un’operazione tipo Mare nostrum perché incentiva gli arrivi”, dice al Foglio una fonte della presidenza italiana dell’Ue. Se la commissaria Cecilia Malmström si prodiga a lodare il “formidabile lavoro” dell’Italia “nell’assistere migliaia e migliaia di rifugiati”, dalle capitali europee arrivano segnali ben diversi. “Mare nostrum è proseguita in questi mesi contro la volontà di tutta l’Ue”, spiega la fonte, sottolineando che le pressioni sull’Italia per mettere fine alla missione si erano intensificate con l’aumento dei salvataggi in mare. Il governo italiano da tempo chiedeva agli europei solidarietà concreta, facendosi carico di Mare nostrum e dei salvataggi. In un Consiglio a inizio mese, i ministri dell’Interno dell’Ue hanno deciso di approvare Triton, consentendo al ministro Angelino Alfano di annunciare che “Mare nostrum chiude” perché “da novembre parte Triton”. Ma non solo le risorse europee per la missione saranno limitate a 2,9 milioni di euro al mese: il mandato di Triton è stato circoscritto in modo tale che le navi sotto bandiera Frontex non potranno andare a salvare i migranti in mare. “E’ chiaro che la missione Triton non può e non sostituirà Mare nostrum”, ha spiegato Malmström: le operazioni di ricerca e salvataggio delle persone in difficoltà rimarranno una “responsabilità degli stati membri”.

 

[**Video_box_2**]Il lancio di Triton riporta l’Ue allo “status quo ante” la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui morirono almeno 366 migranti. Nessuna delle contraddizioni della politica sull’immigrazione è stata risolta: le regole di Dublino impongono ai paesi di primo sbarco di accogliere e tenere sul loro territorio i richiedenti asilo. I paesi del nord si lamentano che quelli del sud permettono ai migranti di fuggire oltre frontiera. Londra – come le altre capitali – crede “che il modo più efficace di scoraggiare rifugiati e migranti da questa pericolosa attraversata sia concentrare la nostra attenzione sui paesi di origine e di transito”, spiega Lady Anelay. Ma con la Siria e la Libia nel caos nei paesi di origine e di transito non ci sono interlocutori. “Lo status quo sull’immigrazione è destinato a durare”, dice un’altra fonte europea.

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