Pisapia se la prende con le bici in contromano, ma è un problema solo italiano. Ecco perché
Controsenso ciclabile e svolta a destra anche in presenza di semaforo rosso per le biciclette sono pratiche inserite all'interno dei codici stradali in quasi tutti i paesi europei. L'appello del sindaco di Milano ai ciclisti spericolati è riflesso del ritardo culturale italiano in tema di mobilità.
"Troppi ciclisti oggi pensano di passare col rosso, ma così mettono a rischio la propria incolumità e quella degli altri. Lo vedo tutti i giorni: vanno contromano. Ecco, questo è pericoloso". Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, commenta così, su Repubblica, la morte di una signora di 88 anni investita da una bici nel capoluogo lombardo, nonostante non siano state chiarite né le cause né le responsabilità dell'incidente. Un appello legittimo quello del primo cittadino, ma che non affronta un problema che negli ultimi anni è in crescita in molte città italiane: la convivenza nel traffico cittadino di biciclette e automobili. Due modi diversi di muoversi, due mondi differenti che però si trovano in competizione solo nel nostro paese, a causa di un ritardo infrastrutturale, programmatico e di abitudini che si è reso evidente negli ultimi tre anni, ossia da quando il numero di ciclisti urbani è più che quintuplicato (uno studio del European cyclist's federation - Ecf - pubblicato nei primi mesi del 2014 rileva infatti che le persone che nelle grandi città italiane si muovono nel tragitto casa-lavoro pedalando è passato dall'1,1 per cento del 2010 al 6,7 per cento del 2013).
L'appello di Pisapia riassume perfettamente il ritardo culturale del paese in tema di mobilità. Passare col rosso e andare contromano sono infatti le due principali problematiche rilevate anche dagli automobilisti italiani in un'indagine realizzata dalla European federation for transport and environment (T&E), mentre non entrano nelle prime dieci preoccupazioni degli automobilisti europei. Altri problemi sono quelli rilevati in Europa: la pericolosità delle congiunzioni tra alcuni percorsi ciclabili e stradali, la mancanza di segnalazione delle svolte dei mezzi a pedali, la poca visibilità notturna in percorsi poco illuminati. Preoccupazioni molto diverse rispetto a quelle degli automobilisti italiani se si considera che il passaggio col rosso in Europa è considerato un problema solo per il 17 per cento degli intervistati, nono posto, e l'andare contromano è al sedicesimo posto e risulta una problematica per il 7 per cento degli automobilisti.
[**Video_box_2**]Una differenza di percezione che rivela una concezione abissalmente diversa della mobilità in città e un differente rapporto tra auto e biciclette. Nella maggior parte dei paesi europei infatti il flusso veicolare e quello ciclabile convivono nel tessuto stradale grazie a una serie di infrastrutture, piste ciclabili, corsie ciclabili, zone 30 ecc. che in Italia ancora sono soltanto un miraggio. Ma non è solo una questione infrastrutturale, quanto piuttosto un differenza di normativa che provoca un capovolgimento della percezione del problema. Nella quasi totalità dei paesi europei, e nella totalità degli stati del nord Europa il controsenso ciclabile, ossia ciò che i media continuano a chiamare "contromano", e la svolta a destra anche a semaforo rosso, quelle che in Italia viene etichettato semplicemente passaggio col rosso, sono pratiche accettate e permesse dal codice della strada, regole che permettono la velocizzazione del traffico a pedali e che rappresentano "un incentivo all'utilizzo della bicicletta e un riduzione del tempo di percorrenza per i ciclisti nonché una riduzione della presenza di bici in coda nelle strade", come era stato scritto nel proposta di legge per l'introduzione della svolta a destra anche a semaforo rosso in Olanda. Anno 1991.
Il senso unico eccetto bici "è un fattore acquisito nel nord europa, qualcosa che nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione", ha detto recentemente il sindaco di Londra Boris Johnson, parlando del nuovo piano del traffico della capitale inglese e spiegando il perché intende aumentare le infrastrutture ciclabili nel tessuto urbano londinese, aprendo inoltre alla svolta a destra anche a semaforo rosso per le biciclette. "Dobbiamo favorire il movimento in bicicletta, questo è il futuro, questa la nostra salvezza per evitare che la nostra città diventi un grande ingorgo". E aggiunge, "i ciclisti in strada sono aumentate ed è nostro dovere garantire loro la sicurezza, ma questa non deriva da isole felici dove possono scorrazzare indisturbati, ma dal garantire loro una presenza attiva all'interno del flusso del traffico".
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