Il cantante inglese Robbie Williams (foto Ap)

Si può partorire con le Louboutin ma non con “Frozen” nelle orecchie

Annalena Benini

Se pensate che Robbie Williams accanto al vostro letto sia comunque una bella fortuna, anche se vi si stanno rompendo le acque e c’è un sacco di gente intorno. Ma se è lì da ventiquattr’ore a ballare, twittare video di voi stravolte dalla fatica, cantare hit dei vecchi tempi forse provereste il desiderio di ucciderlo.

A tutte le ragazze innamorate di Robbie Williams, il cantante inglese: lo amereste ancora se, mentre vi arrivano le contrazioni e l’ostetrica dice: respira e spingi, respira e spingi, lui stesse lì, vicino al letto, con la faccia molto vicina alla vostra (solo che la vostra è una smorfia di dolore e la sua è la solita faccia soddisfatta e furba da Robbie Williams, e lui non ha il pancione) a cantare a squarciagola “Let it Go” la canzone di “Frozen”, quando Elsa entra nel palazzo di ghiaccio e non si vergogna più dei poteri magici e libera la rabbia? Adesso dite sì, perché pensate che Robbie Williams accanto al vostro letto sia comunque una bella fortuna, anche se vi si stanno rompendo le acque e c’è un sacco di gente intorno. E “Let it Go” è la canzone che le ragazzine cantano in tutte le lingue e senza sosta da mesi. Ma se lui fosse lì da ventiquattr’ore a ballare, rispondere a messaggi, sedurre infermiere, twittare video di voi stravolte dalla fatica, fare commenti, simulare contrazioni, cantare hit dei vecchi tempi, con i Take That e senza i Take That, forse provereste il desiderio di ucciderlo. Durante il travaglio sono sopportabili solo uomini che non svengono ma nemmeno saltellano di gioia, uomini silenziosi che fanno la guardia al letto, corrono a chiamare aiuto se serve e si lasciano insultare nei momenti in cui è assolutamente necessario insultare qualcuno. Invece Ayda Field, la bella moglie partoriente (per la seconda volta) di Robbie Williams, ha resistito sorridendo, ha accennato qualche passo di danza, si è infilata un paio di Louboutin con i brillantini, per permettergli di fotografarla in posizione travaglio con tacchi alti, ha lasciato che il marito la riprendesse per tutto il tempo e condividesse i video, in cui lui è protagonista con vestaglia da degente, su Twitter per due milioni e trecentomila follower.

 

 

[**Video_box_2**]Il parto era vero, è durato ventiquattr’ore, i fan e i passanti l’hanno commentato in diretta (tutti piuttosto solidali con Ayda), è finito con un neonato maschio e un ringraziamento congiunto su Twitter, come alla fine di uno spettacolo (“Nessuna madre è stata maltrattata nella realizzazione di questi video”). Lei non ha tentato di colpire Robbie Williams con la piantana della flebo, o forse questa parte di video è stata censurata. Come quando decidiamo di pubblicare ovunque (Facebook, Twitter, Instagram) piccoli film dei nostri bambini che giocano al parco, o i loro tuffi in piscina, e cancelliamo forsennatamente i secondi in cui si strappano i capelli a vicenda, o sputano l’acqua in faccia all’istruttore di nuoto. Pubblichiamo cose spiritose e spontanee, ma solo se ci fanno fare bella figura. Matrimoni, battesimi, cene in pizzeria, sere davanti alla tivù, sedute di spinning, secchiate gelate, smorfie in automobile, smorfie in bicicletta, giochi con i cani, e adesso anche il parto: la differenza glamour con i parti non vip è che Robbie Williams non è il padre con la videocamera in mano, ma il padre ripreso da qualcun altro con la videocamera, e la conseguenza glamour è che d’ora in poi molte coraggiose partorienti indosseranno tacchi alti glitterati in sala travaglio, e proveranno a ballare con la flebo al braccio. Nonostante le apparenze, la vera protagonista è stata lei, Ayda Field, che è riuscita contemporaneamente a partotire e a ridere alle battute del marito, e a regalare un liberatorio momento verità: lui le tiene una gamba sollevata e canta, ispirato, lei soffre, spinge e urla: “Smettila di cantare Frozen”. Lui resta lì, con la gamba in mano. E almeno qualcuno, da qualche parte nel mondo, ha smesso di cantare “Frozen”.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.