Chiesa senza timone, dice Burke. No a capriole dottrinali, dice Pell
“Da quando Kasper ha iniziato a diffondere la sua opinione – dice il porporato americano in un’intervista apparsa sul sito Vida Nova – una parte della stampa ha fatto passare l’idea che la chiesa abbia intenzione di cambiare la sua disciplina. E questo ha creato gravi difficoltà pastorali. Il cardine della chiesa è il matrimonio".
Roma. “C’è la forte sensazione che la chiesa sia come una nave senza timone”, dice il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica e capofila dello schieramento conservatore che al Sinodo s’è opposto – con successo, almeno nella prima fase – alla ratifica delle tesi novatrici su divorziati risposati e omosessuali proposte da Walter Kasper lo scorso febbraio e fatte proprie in assemblea dal segretario speciale, mons. Bruno Forte. E’ proprio Kasper a finire nel mirino del porporato americano, uno di quei cardinali “che appoggiano e celebrano” la messa antica in latino e coram Deo che il Papa emerito Benedetto XVI, “monaco in clausura”, ha definito “grandi” in un recente messaggio spedito al delegato generale del Coetus Summorum Pontificum.
“Da quando Kasper ha iniziato a diffondere la sua opinione – dice Burke in un’intervista apparsa sul sito Vida Nova – una parte della stampa ha fatto passare l’idea che la chiesa abbia intenzione di cambiare la sua disciplina. E questo ha creato gravi difficoltà pastorali. Il cardine della chiesa è il matrimonio. Se non insegniamo e viviamo bene questa realtà, siamo perduti. Finiamo di essere la chiesa”. Non ce l’ha con il Papa, assicura Burke, che però osserva come “ci siano persone che soffrono un po’ di mal di mare, perché sembra loro che la nave della chiesa abbia perso la bussola”. E’ la confusione “diabolica” di cui parlava il vescovo pellerossa di Philadelphia Charles Chaput dopo la disputa teologica aspra e serrata nell’Aula sinodale.
[**Video_box_2**]Una confusione che a giudizio del cardinale australiano George Pell, segretario per l’Economia, va eliminata al più presto, “entro i prossimi dodici mesi”, quelli che separano la chiesa dal Sinodo ordinario (e decisivo) sulla famiglia. Lo ha scritto nell’omelia letta dal suo segretario durante la messa in rito antico che s’è svolta qualche giorno fa alla Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. Pell era assente, bloccato da un malanno di stagione – “unico motivo per il quale non sono lì”, ha scritto per tacitare le voci maliziose su una presa di distanza dal mondo tradizionalista decisa per motivi d’opportunità “politica”. Niente di tutto questo, visto che il cardinale già arcivescovo di Sydney ha spronato, attraverso un lungo messaggio, i cattolici a organizzarsi, a prepararsi per la battaglia nelle diocesi tra chi vorrà ampliare e rendere definitive le aperture dei novatori e chi vorrà frenare, ribadendo che al mistero divino non appartiene solo la misericordia, ma anche santità e giustizia, come ha ripetuto il cardinale prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller. Pell ha scelto di tornare sui temi sinodali durante l’annuale pellegrinaggio che ogni ottobre ricorda il motu proprio promulgato nel 2007 da Joseph Ratzinger che rendeva lecito e celebrabile il rito previsto dal messale di Pio V rivisto da san Giovanni XXIII, il Papa del Concilio.
Quest’anno, l’evento s’è concluso con il solenne pontificale celebrato all’altare della Cattedra, in San Pietro, dal cardinale Burke, al termine della lunga e lenta processione partita da Ponte Sisto. “Prima del prossimo ottobre, i cattolici devono lavorare per costruire un consenso che superi le divisioni correnti”, dice il porporato australiano, aggiungendo che “la pratica pastorale e gli insegnamenti possono essere cambiati solo attraverso il consenso”. Certo, osserva Pell, “la dottrina si sviluppa, nel senso che si comprende la verità più profondamente, ma nella storia cattolica non ci sono capriole dottrinali”. E questo perché “la tradizione apostolica annunciata innanzitutto da Cristo e fondata nelle Scritture è la pietra di paragone per la verità e la genuina pratica pastorale”. Il Papa, in tutto questo, ha una funzione fondamentale: “Il ruolo del successore di san Pietro è sempre stato vitale per la vita cristiana e cattolica, soprattutto perché è pietra di paragone della fedeltà dottrinale ed è risolutore delle dispute, sia dottrinali sia pastorali. La chiesa non è fondata sulla roccia della fede di Pietro”, ha chiarito Pell: “E’ fondata su Pietro stesso”.
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