La farsa e il circo
La gita della Roma a Napoli, il derby di Manchester e il comico cinema dei tedeschi. Moyes festeggia a whisky le disfatte dello United di Van Gaal mentre in Italia redazioni ubriache di vino parlano del "sogno Champions" del Genoa.
Londra. Sono in pensiero per il fegato di David Moyes, ex allenatore trombato del Manchester United probabilmente ancora sotto choc dopo la tragica stagione dell’anno scorso: domenica il manager scozzese deve essersi scolato l’ennesima bottiglia di whisky per festeggiare, vedendo la sua ex squadra continuare a prendere sberle nel derby dai cugini del City: Van Gaal ha il buon gusto di non cercare scuse, ma la situazione è a tratti milanista. Se contro il Chelsea una settimana prima l’assalto vecchio stile alla porta avversaria aveva almeno portato un gol, un punto, un po’ di fiducia e una discreta dose di testosterone calcistico, il derby di Manchester perso contro i più che battibili Citizens dice che ai Red Devils serve qualcosa di più di un manager dal passato glorioso e una manciata di campioni gettati in campo. Il fatto che ci fossero almeno un paio di rigori non visti per il City non fa che aggravare la situazione. I celesti di Manchester sono a due punti dal Southampton, così in vena che oltre a giocare bene attraversa la classica fase delle squadre in forma: il culo cosmico. Ogni pallone toccato diventa imprendibile per gli avversari, qualunque dribbling è vincente, nessun rimpallo sfortunato. Il gol del definitivo 1-0 in casa dell’Hull City sabato, un pallonetto di prima dalla tre quarti di Wanyama dopo 3 minuti di gioco, ne è il segno più lampante: se ci avesse provato Hernanes avrebbe colpito le nuove strutture dell’Expo fuori Milano. L’analogia con il momento della Sampdoria in Italia viene facile come a Piccinini un “non va” dopo un “numero!”, ma attenti a non farla fuori dal vaso come certi giornalisti italiani, che dopo due vittorie di fila già parlano di “sogno Champions” per il Genoa. Meno vino nelle redazioni, please. Una fase simile la sta attraversando Alexis, che voi in Italia chiamavate Sánchez: domenica ha piegato il temibile Burnley (4 punti in classifica) con due gol prima e dopo la rete di Chambers. L’Arsenal se lo gode e coccola fino a che non si incepperà anche lui. E a quel punto, per la gioia del giornalista sportivo collettivo, si potrà parlare di Arsenal come squadra bella ma incompiuta.
C’mon Blades - Permettetemi di parlare un momento della Capital One Cup (e se non me lo permettete lo faccio lo stesso), ma l’ultimo turno è stato parecchio divertente: partite decise con molti gol allo scadere (persino Balotelli l’ha buttata dentro, ma nonostante questo è una coppa seria) e soprattutto uno splendido Sheffield United ancora imbattuto. I cugini del Wednesday sono stati affossati per 7-0 dal City due turni fa, e il City ne ha poi presi due dal Newcastle, e a dicembre ci aspettano i quarti di finale contro il Southampton. La gloria ci attende, c’mon Blades. E comunque, cheers.
Zitti e Mou - Che i tifosi del Chelsea non siano particolarmente calorosi lo sappiamo, ma arrivare al punto di far innervosire José Mourinho è un po’ troppo. Il Chelsea è primo in classifica, non ha mai perso e l’altro giorno contro il QPR Stamford Bridge sembrava la biblioteca del dipartimento di Lettere classiche a Oxford. Nessuno fiatava. Tutti con lo sguardo catatonico, quasi annoiati per l’ennesima vittoria, tranne i rumorosi perdenti del QPR. Mourinho dice che “quando giochiamo in casa siamo la squadra che riceve meno sostegno” e in effetti lo spettacolo è alquanto triste. Certo, dopo decenni di repressione degli ultras, di stadi militarizzati e di retorica sulla partita come simpatico evento famigliare sarebbe difficile aspettarsi altri esiti nelle piazze già poco versate per il canto curvaiolo.
Scurdammoce ’o passato - Rimango sinceramente ammirato dalla nonchalance con cui si è parlato di Napoli-Roma 2-0. E’ vero che la squadra di Rudi Garcia quest’anno tende a prenderne almeno un paio ogni volta che gioca contro squadre che provengono da città con più di 50.000 abitanti, ma vista l’arrendevolezza con cui i giallorossi si sono fatti malmenare dai partenopei, sento puzza di bruciato, e vi garantisco che non mi è caduto sul tappeto il tabacco acceso della pipa. Il volo in aereo per fare 100 km, i due alberghi prenotati per confondere le tracce, il settore ospiti vuoto e la tensione sugli spalti prima della partita lasciavano poco spazio alla fantasia: perché si potesse raccontare con un lieto fine la brutta vicenda di Ciro da vendicare servivano tre punti alla squadra di Benítez. Così nessuno avrebbe detto niente, la Roma sarebbe uscita senza danni al pullman dal San Paolo e tutti avrebbero potuto applaudire alla gioa del calcio non violento e alla saggezza dei tifosi pacifici. E’ andata proprio così. Che culo, eh?
Col vento in poppa. Laura Barriales, presentatrice di Juventus Tv, tira un sospiro di sollievo dopo la vittoria dei bianconeri a Empoli e punta già verso la Champions
[**Video_box_2**]Meglio i crauti - Ho guardato con un pregiudizio grande così Der Klassiker, che è il modo ridicolo in cui chiamano la partita fra Bayern e Borussia, e ho trovato tanta velocità, contropiedi da cartone animato, colpi di tacco, marcature allegre, fuorigioco liberamente interpretato e altre cose che rendono una partita spettacolare e inverosimile, dunque in competizione con un blockbuster di Hollywood e con il circo. Non vedevo da anni attaccanti fare tanto indisturbati la sponda e difese aprirsi con tale facilità davanti alle incursioni. Marco Reus, che di testa non è un fenomeno, ha messo dentro un ottimo cross, ma in area in quel momento c’erano tre giocatori del Bayern e uno del Borussia. Dovessi dire se è merito del centrocampista o colpa dei difensori non avrei troppi dubbi. Poi il Bayern ha ribaltato il risultato e il guardiolismo ha vinto come al solito, ma il punto è che Der Klassiker ha regalato molte emozioni, è stato avvincente e pieno di pathos. Se l’avessi saputo prima sarei andato al cinema.
Cannavalo - Dopo tre stagioni di successi e fantastiche soddisfazioni, Marcello Lippi ha deciso di lasciare la panchina del Guangzhou Evergrande, la squadra cinese dove i bolliti del calcio italiano vanno a farsi dare una ripassata finale in cambio di laute prebende. I ragazzi di Lippi. Trascinati da Diamanti e Gilardino, ce l’hanno fatta anche questa volta ad avere ragione dei Beijing Guoan e del suo temibile calcio totale; così Lippi dice basta, rimarrà capo dello staff tecnico perché il libro paga è una cosa molto seria, ma della panchina non se ne parla. Il sostituto sembra sia scritto nel destino: Fabio Cannavaro. Sarebbe l’uomo giusto per alimentare la leggenda del bollito d’esportazione.
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