Mario Draghi (foto LaPresse)

Quanti spifferi sui Draghi Leaks

Alberto Brambilla

Nuove rivelazioni dalle bozze non pubblicate del libro dell'ex ministro americano dell'Economia Timothy Geithner. Il Financial Times sferra un colpo basso alla credibilità del banchiere italiano.

Nel momento in cui lo stile di leadership di Mario Draghi è messo in discussione dai leak prodotti dai banchieri nazionali della Banca centrale europea, il Financial Times sferra un colpo basso alla credibilità del banchiere italiano. Il quotidiano della City ha rilanciato i cosiddetti "Geithner Leaks", le rivelazioni di Timothy Geithner contenute nel libro "Stress test: reflection on Financial Crisis" – una disamina dei momenti più difficili della crisi globale attraverso i ricordi dell'ex ministro dell'Economia americano – pubblicando le bozze di parti e capitoli espunti all’ultimo dal libro.

 

Geithner racconta della genesi della famosa formula magica che nel luglio 2012 ha protetto l'Eurozona dalla speculazione internazionale – "whatever it takes", "faremo tutto il possibile per salvare l'euro" – un backstop decisivo per calmare lo spread e scoraggiare le vendite sul debito sovrano. Un colpo da maestro, si è detto. Le memorie (non filtrate) di Geithner oggi rivelano che quelle parole furono il frutto di una decisione all'impronta, senza concerto con gli altri membri del direttivo, fuori sacco rispetto al discorso preparato.

 

Geithner dice: "Le cose si stavano drammaticamente deteriorando in estate e alla fine lo hanno portato a dire queste cose che non ha scritto, è andato a braccio – era a Londra in una riunione con un gruppo di gestori di hedge fune e banchieri. Era turbato per come erano diretti verso l'Europa, perché a quel punto la comunità degli hedge fund pensava che l'Europa stesse volgendo al termine. Mi ricordo che in seguito mi disse che era solamente allarmato da questo fatto e decise di aggiungere alle sue osservazioni, un'affermazione a braccio del tipo ‘faremo tutto il necessario’. Ridicolo". Draghi insomma "non aveva alcun piano" dice Gaithner, ma con tre parole ha convinto gli hedge fund e i mercati.  

 

[**Video_box_2**]Le bozze pubblicate oggi dal Ft aggiungono anche altri particolari di colore sulla rivelazione più esplosiva sull'Eurozona contenuta nel libro di Geithner, secondo cui alcuni leader europei avevano fatto pressioni sul presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, comunicando l'intenzione di negare aiuti finanziari all'Italia, attraverso una linea di credito del Fondo monetario internazionale, a meno che l'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi non si fosse dimesso, cosa che poi accadde. Era il novembre 2011. Durante il meeting del G20 a Cannes, Geithner racconta di avere detto a Obama che gli Stati Uniti "non potevano avere le mani sporche di sangue", ovvero non potevano acconsentire a fare fuori Berlusconi. Le bozze non aggiungono molto, ma arricchiscono di particolari il tutto.  

 

Geithner: "L'esperienza della Germania era che ogni volta che riuscivano a calmare i mercati e lo spread scendeva, Berlusconi rinnegava tutto ciò che si era impegnato a fare. Erano ormai paranoici che ogni atto di generosità fosse mandato ‘a farsi fottere’ dai paesi più deboli dell’Eurozona. Al G20 in Francia gli Europei ci approcciarono in modo discreto, indirettamente prima dell’evento, dicendoci che volevano essere aiutati a mandare via Berlusconi. Volevano che noi dicessimo che non avremmo supportato un prestito del Fondo monetario internazionale o un altro intervento di cui l’Italia aveva bisogno se Berlusconi fosse rimasto ancora presidente del Consiglio. Era una mossa bella, interessante, ma dissi di no".

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.