Matteo Renzi (foto LaPresse)

Perché a Renzi non conviene votare

Salvatore Merlo

Secondo un sondaggio di Euromedia Research il Partito democratico è in calo (37 per cento) nelle intenzioni di voto. Ed è in calo, malgrado rimanga ancora molto alta, anche la fiducia degli elettori nel segretario del Pd e presidente del Consiglio Matteo Renzi: dal 55 per cento di nove mesi fa all’attuale 46 per cento.

Roma. Secondo un sondaggio di Euromedia Research il Partito democratico è in calo (37 per cento) nelle intenzioni di voto. Ed è in calo, malgrado rimanga ancora molto alta, anche la fiducia degli elettori nel segretario del Pd e presidente del Consiglio Matteo Renzi: dal 55 per cento di nove mesi fa all’attuale 46 per cento. Sono dati su cui in queste ore si riflette a Palazzo Chigi e nelle stanze del Pd. La flessione nei consensi registrata dai sondaggi, anche da quelli riservati, malgrado non impensierisca più di tanto per il momento, è tuttavia un forte argomento per quanti sconsigliano a Renzi anche soltanto di adombrare la minaccia di elezioni anticipate. Dice Alessandra Ghisleri, sondaggista di Silvio Berlusconi, ma anche del Pd: “Renzi ha imboccato un trend negativo. Sta cercando il grande consenso e la battaglia contro i sindacati lo rende interessante per una porzione di elettorato che prima non votava a sinistra. E infatti registriamo degli spostamenti nelle intenzioni di voto. Ma ancora – dice Ghisleri – il grande sfondamento a destra di Renzi non c’è stato. C’è infatti attesa perché il presidente del Consiglio concretizzi il programma di governo”. E per concretizzarlo è necessario continuare a governare, tenere duro sul patto del Nazareno, centrare la riforma elettorale malgrado i sabotaggi e gli ostacoli di carattere tecnico-costituzionale, concludere la riforma del Senato con il superamento del bicameralismo perfetto, e – dice Alessandra Ghisleri – “diventa poi essenziale una mossa sviluppista, anti tasse, una cosa che sparigli come il taglio dell’Irap entro dicembre”. E insomma un fuoco d’artificio come quello degli ottanta euro “che Renzi promise proprio a ridosso delle ultime elezioni europee. Quelle in cui poi ha preso il 40,8 per cento dei voti”.

 

E insomma forse a Palazzo Chigi non sono poi così convinti che spingere verso le elezioni anticipate (a marzo o aprile) sia una buona idea. E non soltanto per il calo nei sondaggi, non rassicurante. Ma anche per una concatenazione di ragioni di carattere tecnico-istituzionale che riguardano le probabili dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la tempistica con la quale approvare la riforma elettorale del cosiddetto Italicum, per come concordata con Berlusconi nell’ultimo incontro al Nazareno e nelle successive triangolazioni con Denis Verdini.

 

[**Video_box_2**]I tempi della riforma, che sarebbe dovuta arrivare a compimento entro fine anno, e comunque prima delle dimissioni di Napolitano, si stanno allungando perché, come hanno sostenuto nel corso di un’audizione parlamentare i due ex presidenti della Consulta Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro: “Il sistema di voto non può essere applicato a una Camera sola”. I due costituzionalisti hanno sostenuto che non ha senso varare la legge elettorale solo per la Camera, e non anche per il Senato, sul presupposto che tanto quest’ultimo chiuderà i battenti per effetto della riforma costituzionale sul bicameralismo perfetto. Infatti, hanno spiegato Silvestri e Tesauro, può succedere che si debba tornare alle urne quando ancora il bicameralismo non sarà stato abolito. E in quel caso ci si troverebbe con una legge maggioritaria alla Camera (l’Italicum) e una proporzionale al Senato (Consultellum). Un pasticcio, dunque, che potrebbe allungare i tempi della riforma, e che certamente ha un ulteriore effetto dissuasivo sulla tentazione di un ricorso alle urne anticipate. Si chiedono a Palazzo Chigi: conviene votare con il Consultellum, cioè con il proporzionale, dunque ottenere, secondo i sondaggi, il 37 per cento (e in trend calante), per poi doversi impaludare dopo il voto in trattative parlamentari per costituire una maggioranza spuria di governo? Ovvero: conviene votare per trovarsi in condizioni peggiori delle attuali, che per il momento a Renzi consentono d’avere l’appoggio esterno e solidale del socio Nazareno Silvio Berlusconi? Probabilmente no. Ma la situazione è fluida. Tutto è sempre possibile. Eppure, come dice Alessandra Ghisleri, “la ripresa nei sondaggi, per Renzi, è legata al mantenimento delle promesse. Il calo che si è registrato è infatti da attribuire a una sua certa difficoltà nel rendere concrete le parole. Il trend si può benissimo invertire con i fatti, l’azione di governo”. E dunque le riforme istituzionali, quella elettorale, “e il taglio delle tasse”. Il voto può attendere.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.