Papa Francesco al Parlamento europeo (foto LaPresse)

Pontificare stanca

Adriano Sofri

Nonne, radici, ebraismo. Qualche parola imperfetta di Francesco a Strasburgo, e di troppo in aereo. E’ l’oblio di Dio a generare violenza? Dipende. Nominare o meno lo Stato islamico e i rischi da evitare.

Propongo qualche osservazione sui due discorsi europei di Papa Francesco. Bei discorsi, pieni di cose belle, sulle quali non mi fermo: però è la premessa del resto. Mi piacciono anche i pensieri sulla famiglia. La differenza che sento da altri, compresa una vasta parte di questo giornale, è qui: che il matrimonio fatto di un uomo e una donna, come quello dal quale venni messo al mondo, a me non sembra insidiato dalla scelta di altri modi di metter su famiglia. Il punto che mi ha fatto sobbalzare è piuttosto quello in cui l’Europa stanca viene paragonata a una “nonna, non più fertile e vivace”. Dev’essersi proprio distratto, Francesco, quando ha scritto, o si è rassegnato a leggere, un’espressione così infelice che non è nemmeno necessario obiettarle. Se vogliono, lo faranno vivacemente un milione di nonne in piazza San Pietro. Quanto alle radici cristiane dell’Europa, cui molti commentatori si sono applicati, direi che ci sia un piccolo malinteso: che radici cristiane siano state decisive per la storia europea, come Francesco ha ripetuto, non può essere ragionevolmente messo in dubbio. Interpreti troppo sottili hanno sottolineato che il Papa ha parlato di “radici religiose” e non di “radici cristiane”, come per un passo indietro: ma ha parlato della “storia bimillenaria [che] lega l’Europa e il cristianesimo”, e ha concluso seccamente che “questa storia […] è la nostra identità”.

 

A suo tempo, il dubbio riguardò piuttosto l’opportunità di ancorare alle radici cristiane il testo di una Costituzione europea. Ricordando l’incontro culturale che ha arricchito l’Europa, Francesco ne ha elencato le “numerose fonti lontane”, che provengono “dalla Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi, e dal cristianesimo che li ha plasmati profondamente”: e qui si è sorpresi dall’assenza del nome di Gerusalemme, e comunque dell’ebraismo. Tanto più sorpresi in un Papa che considera l’ebraismo, per citare il suo amico rabbino argentino Skorka, “la madre della sua fede”.

 

[**Video_box_2**]A meno che io fraintenda, c’è un’altra distrazione. Non posso credere che la mancata menzione sottintenda che l’ebraismo è sussunto nel cristianesimo, e la sua Scrittura dentro la Bibbia cristiana, e che Gesù era un ebreo: annessione che non può piacere né agli ebrei né al Papa. Di altre affermazioni, come quella, citazione del suo predecessore, che “è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza”, è troppo facile obiettare che dipende da quale Dio, e da quale glorificatore. Il Papa ha detto parole brevi ma nette sulle “persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. […] Comunità e persone che si trovano a essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti”. E’ il passo in cui, non chiamato per nome, viene evocato in particolare il cosiddetto Stato islamico, e i jihadisti suoi adepti o concorrenti in altre parti del mondo. (Nel più complesso e meno nitido discorso al Consiglio d’Europa, dedicato in particolare alla pace, si evoca “il terrorismo religioso e internazionale, che nutre profondo disprezzo per la vita umana e miete in modo indiscriminato vittime innocenti”, attribuendone una causa al traffico di armi). Ma allora perché accettare di nominarlo, sia pure per l’affabile consuetudine di accontentare i giornalisti sull’aereo di ritorno, a costo di far finire nei titoli, di tanta meditata eloquenza, un compendio come: “Il Papa: Sì al dialogo con l’Is”?

 

Francesco ha ribadito la definizione di Paolo VI, sulla “chiesa esperta di umanità”: che è una rivendicazione molto forte, e molto discutibile, se si intenda per chiesa la comunità dei fedeli, o il clero. Ci sono molte cose umane di cui il secondo non è esperto, o lo è malamente. Ha appena tenuto un sinodo per venirne a capo, e ne terrà un altro.