Grillo è stanco e i suoi scoprono che la carrozza M5s era una zucca. Maddai?
Comunicato politico numero cinquantacinque: Beppe Grillo è “stanchino”, come Forrest Gump e, vista la maretta nel M5s dopo l’espulsione di altri due deputati, il comico ha deciso di “proporre” al Dio onnipotente del web i nomi di cinque futuri proconsoli.
Roma. Comunicato politico numero cinquantacinque: Beppe Grillo è “stanchino”, come Forrest Gump (d’altronde la resa nell’urna non è più quella di una volta), si annoia come da tempo s’era capito e, vista la maretta nel M5s dopo l’espulsione di altri due deputati, Paola Pinna e Massimo Artini, sempre ovviamente per questione di scontrini e senza passare dall’assemblea dei parlamentari, il comico ha deciso di “proporre” al Dio onnipotente del web i nomi di cinque futuri proconsoli, da votare in orario d’ufficio, sì o no ai cinque nomi entro le 19 di ieri (eletti col 91 per cento dei voti online, ma fra i parlamentari qualcuno minacciava: se vincono i “sì” mi dimetto). Anzi, non proconsoli: un “direttorio”, come da suggerimento di Marco Travaglio sul Fatto. Cinque sotto-Grillo che, in ordine alfabetico (Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia, quello fissato col Bilderberg), possano operare “come riferimento”, anche forse per far riposare l’attore che si era un tempo incapricciato della revolución (annunciata). Usa parole che neanche la Dc negli anni Sessanta, Grillo: abbiamo bisogno “di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale”, il colmo per il movimento dell’“uno vale uno”.
Ma, a questo punto, peggio della depressione di Grillo c’è forse soltanto il tormento delle anime belle grilline e para-grilline, quelle per cui ora è tutto un voler tornare al “come eravamo”. Eppure erano già così, Grillo, Casaleggio e il Movimento, con le espulsioni e il ridicolo da setta (che ora anche il Fatto vede all’opera come setta, alle prese con l’autogol-suicidio) e con tutta la paccottiglia casaleggiana sul pianeta Gaia, rifugio dei sopravvissuti alle nuove piaghe d’Egitto: inondazioni e guerre, con distruzione del Colosseo già che ci siamo. Si piange, ora, pure tra ex oltranzisti prima non folgorati dal dubbio: ma come, ma “questi sono matti”, ma “sono in malafede” (Massimo Artini, espulso), oddio cosa siamo diventati, così diventiamo “un partito” (Patrizia Terzoni, deputata), così è “sospensione dello stato di diritto (Paola Pinna, espulsa), così “è un’esecuzione” (motivo per cui, l’altra sera, alcuni grillini assaliti dalla realtà hanno organizzato una marcia su Marina di Bibbona, residenza del weekend di Grillo, per sentire Grillo parlare d’altro: vedete quanti clic facciamo sul blog?).
[**Video_box_2**]I sondaggisti, intanto, sono partiti alla ricerca delle “conseguenze” della possibile “scissione” del M5s (Antonio Noto scrive: i grillini “stanno sparendo”). Ed è risveglio tardivo dall’illusione: oh-oh, non era utopia, casomai distopia. Pareva, ieri, il giorno dell’espulsione della cinque stelle Adele Gambaro, primavera 2013: stessa situazione, con Grillo additato come tiranno e i grillini “buoni” che si ritrovano con la zucca al posto della carrozza. Solo che era un anno e mezzo fa: Grillo e Casaleggio avevano già fatto l’autogol, imprigionando il M5s in un castello di divieti e paranoie, con gite in pullman per adepti nel bed and breakfast da matrimoni alle porte di Roma, e avevano già ridotto lo streaming a cult auto-satirico, vietando e ripermettendo nel contempo le comparsate tv. Nessuna piazza con Grillo sul palco, da lì in poi, sarebbe più stata, a livello di entusiasmo, quella dello Tsunami tour 2013, fino alla kermesse mogia del Circo Massimo (inizio ottobre scorso), con Grillo che fa la gaffe non andando nella Genova alluvionata e poi si mostra, più che stanco, consapevole della non-riuscita della sua operazione (uno dei più incredibili casi di spreco-consensi). Non si riconoscono, i dissidenti vecchi e nuovi, in questa immagine di setta allo sbando. Disperarsi ora sì, accorgersene prima no?
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