Beppe Grillo (LaPresse)

Quella tonitruante perdita di tempo che ora si sente stanchina

Giuliano Ferrara

C’è questo giochino a trovare il Berlusconi che è in noi, poi il Grillo che è in noi, e in passato il Mussolini che era in noi. C’è questo giochino al rimbalzo, il gioco degli specchi, gli italiani che si guardano e si dannano o si ammirano o si sbeffeggiano attraverso l’azione e l’opera politica di altri italiani, protagonisti celebrati della nostra scena pubblica se non vogliamo dire della storia.

C’è questo giochino a trovare il Berlusconi che è in noi, poi il Grillo che è in noi, e in passato il Mussolini che era in noi. C’è questo giochino al rimbalzo, il gioco degli specchi, gli italiani che si guardano e si dannano o si ammirano o si sbeffeggiano attraverso l’azione e l’opera politica di altri italiani, protagonisti celebrati della nostra scena pubblica se non vogliamo dire della storia. Con una differenza decisiva, ora che il Direttorio dei cinque clienti campani ha seppellito nel ridicolo un vaffa che si sente stanchino: Mussolini e Berlusconi si sono presi un ventennio, sono stati efficaci comunque la si pensi delle conseguenze delle loro azioni. Mussolini era un capo autoritario, odiava i partiti e si è accodato pavidamente alle leggi sulla razza e a una guerra ributtante condotta in nome del Reich, del dominio nazista in Europa e del Drang nach Osten; Berlusconi un mite liberale, populista per strategie comunicative, populista come lo è il calcio, come la gioia di vivere, come l’esercizio indisciplinato di mille libertà, ma sempre rispettoso, direi osservante, delle migliori prescrizioni contenute nelle leggi, nella Costituzione, nella consuetudine e nei costumi informali e dolci del paese più bello e trasgressivo del mondo: due figure molto diverse, la tragedia e la commedia del Gran Carattere, ma parabole efficaci, che hanno dato prova di sé, che ci hanno magari rubato il tempo investendolo in qualcosa che non riguarda alcuni o molti di noi, ma non ci hanno fatto perdere tempo.

 

Ecco. Qui entra Grillo, insopportabile perché ha gridato vaffanculo e ora ne è stanchino, ora va affanculo; ha insignorito un Casaleggio della nuova Atene web, ma ora può attendere la democrazia di Gaia e la sua apocalissi, sceneggiature stremate di vecchi video paraeversivi; ha riunito inutilmente mandrie buffe di ignoranti in resort caserecci a parlare della parodia di una politica della società civile degli incazzati, facendoci conoscere le faccette più sceme della politica come vita spicciola di quartiere, come opera buffa del caseggiato; ha insultato la democrazia rappresentativa mostrandone il volto vanesio e ciarliero senza filtri, aprendo sé stesso e il suo movimento di parvenu come una scatola di tonno scaduto.

 

Insopportabile sopra tutto perché ci ha fatto perdere tempo. E’ una categoria non nuova che ripropongo come essenziale, questa. La perdita di tempo. Quante “discuzzioni nei tolk sciòu”, quante immagini πvane, buffonesche ma troppo verosimili per essere di commedia, quanti telegiornali, quante baggianate di Monte Citorio, quanti investimenti in spazi una volta vivi di carta stampata, di retroscenismo, quante dichiarazioni di voto per lui e per quel movimento con il buffo nome degli alberghi di lusso, una perfino di Ernesto Galli della Loggia, malfamata rivendicazione di voto per Gribbels due colonne a sinistra nella prima del Corriere della Sera, quante umiliazioni a persone perbene, a parte il solito volgare corteggio dei furbi alla Travaglio, che meriterebbero di trasferirsi da Salvini & C.: fa male ripensare a Bersani che vuole trattare con quel grullo di talento e di poca energia per un governo di movimento, lui un amministratore emiliano spalle e faccia quadra umiliato da un minuscolo d’annunzio che si è dedicato prodigiosamente a fare la traversata dello stretto ma si è spento nelle sue conseguenze elettorali; dà le vertigini ricordare il profluvio di articoli, di sceneggiate, di commentesse dedicate a questo gigantesco fenomeno che era una piccola rissa di paese, a questi populismi europei che dovevano strafare e che in Italia, paese che ha molto tempo alle spalle e moltissimo tempo da perdere, hanno avuto i loro risultati elettorali migliori, il loro contrappasso politico maggiore, adesso.

 

[**Video_box_2**]Il tempo è importante per quantità e qualità, non dovremmo farcelo sciupare così, sentirci obbligati alla reverente attribuzione della caratura di leader a un guitto televisivo e cabarettistico pieno di verve e talentuoso nelle barzellette ma inoltratosi nel più classico incidente da principio di Peter: a un certo punto ha creduto di essere uno Czar, un Cesare, un numero uno, lui che può sbancare un botteghino, riempire una piazza irridente di italiani cinici, fare parodie tonitruanti del Grande Dittatore, ma alla fine è quel comico annoiato che in pochi denunciammo da subito come la più tremenda, estenuante, grottesca perdita di tempo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.