Quei mattoncini colorati con cui Gasperini sta facendo grande il Genoa
Alla fine di ogni estate gli consegnano una nuova scatola di mattoncini colorati. Gian Piero Gasperini si mette all'opera: studia, analizza, elabora. Capisce con quali può costruire subito e quali, invece, verranno più utili in futuro.
Alla fine di ogni estate gli consegnano una nuova scatola di mattoncini colorati. Gian Piero Gasperini si mette all'opera: studia, analizza, elabora. Capisce con quali può costruire subito e quali, invece, verranno più utili in futuro. Un paziente lavoro di incastri, cercando di inserire nella posizione più adatta i pezzi che il presidente Enrico Preziosi gli ha cercato in giro, preferibilmente all'estero. Perché è a Genova che il tecnico ha trovato l'ambiente più adatto alla sua idea di calcio. Non a caso, visto che lì il gioco è di casa. Come attività commerciale di Preziosi e come insolito passatempo imprenditoriale. Questa è la sesta stagione sulla panchina rossoblù, una stagione che sta inaspettatamente proponendo il Genoa in una posizione di potere e che sta rimettendo insieme i cocci di un rapporto professionale/personale andato in passato a frantumarsi in una maniera ritenuta insanabile.
Il licenziamento del 2010 si era infatti consumato tra rancori e accuse reciproche, come capita nei grandi amori. Perché grande amore era stato, fino a quel momento. Il tecnico era arrivato quattro anni prima, per guidare una squadra appena tornata in serie B dopo una retrocessione in C1 potenzialmente devastante e giunta non per demeriti ma per illecito sportivo. Non fatica a entrare nei cuori rossoblù: la promozione immediata, una serie A mantenuta senza problemi, campionati in crescendo che riportano il Genoa addirittura in Europa. Gasperini si trasforma in Gasperson, e Iddio perdoni l'inventore del nomignolo che – sia pure con le migliori intenzioni – avrebbe dovuto avvicinarlo ad Alex Ferguson per l'identico spirito manageriale con cui impostava il lavoro nel club. Una santificazione in terra, fatta di calcio in velocità e tridente offensivo, destinata a evaporare ai primi problemi. Come puntualmente avviene.
Una sconfitta a Palermo mette fine a un rapporto incrinatosi costantemente e inesorabilmente. Gasperini non è ancora rientrato a Genova che Preziosi già presenta Davide Ballardini, il suo successore. Una conclusione burrascosa che però è nulla rispetto a ciò che prepara il futuro. Prima Gasperini finisce nel lungo elenco di allenatori interisti cacciati dall'inconsolabile Moratti post-Mourinho: il presidente non compra uno solo dei giocatori chiesti e licenzia su due piedi il tecnico dopo una serata che a Novara ricordano ancora oggi. Quindi commette l'errore di accettare la proposta di Maurizio Zamparini, pensando di poter maneggiarlo con sapienza come aveva fatto con Preziosi a Genova. Ma anche Palermo è una tappa dolorosa, tra esoneri, richiami e definitivi allontanamenti, nonostante una clausola antilicenziamento inserita nel contratto. Un tonfo che viene considerato come la sentenza, definitiva e negativa, sul destino di Gasperini. Fino a quando la ciambella di salvataggio non gli viene lanciata da chi era pressoché impossibile attendersi in soccorso.
[**Video_box_2**]Una chiamata imprevedibile, per i più superficiali. Una scelta doverosa, per quelli maggiormente avvezzi alle dinamiche del pallone. Dopo quell'addio tra piatti rotti del 2010, tra Gasperini e Preziosi era infatti ricominciata un'opera di riavvicinamento, fatta di segnali, ammiccamenti, aperture. Fino al reinnamoramento definitivo e reciproco, che mette alla porta Fabio Liverani dopo la quarta sconfitta in sei partite all'inizio della scorsa stagione. "Sono tornato a casa", afferma Gasperini. E che non sia una frase di circostanza, lo dimostra con i fatti. Una salvezza tranquilla e, oggi, il già accennato sorprendente campionato, con una squadra in cui i mattoncini nuovi sono ben dodici, tra giocatori da rilanciare come Matri a stranieri da riscoprire come Perotti, tra giovani da consacrare come Sturaro ad anziani da conservare come Burdisso. Gasperini non butta via niente, sfruttando tutto e tutti al meglio. Preziosi osserva, annuisce, si frega la mani. Pensa già alle possibili plusvalenze di giugno, meglio ancora se fatte con una salvezza appena festeggiata. Ma questo è compito del tecnico, che si sta comunque muovendo con largo anticipo sui tempi.
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