Ched Evans con la maglia dello Sheffield United. L’ex nazionale gallese è stato condannato per stupro e ha passato gli ultimi due anni in carcere. Ora vorrebbe tornare a giocare

Lasciatelo giocare

Jack O'Malley

Contro i moralisti che vogliono bandire dai campi i giocatori che non danno il buon esempio (anche se hanno scontato la pena). Intanto in Premier il Sunderland (brindisi) ferma il Chelsea di Mourinho e dà l'illusione a chi insegueche il capionato si sia aperto. Mentre in Italia si dibatte sulla cresta di El Shaarawy.

Southampton. Brindo al Sunderland, che prima di sabato aveva gli stessi punti del Burnley oggi, penultimo a 11, e con una partita coraggiosa ha fermato il treno Chelsea, per la gioia e l’illusione di chi insegue (il manager del City Pellegrini, secondo alcuni decerebrati a rischio esonero una settimana fa, ha detto che “la Premier inizia ora”, dopo aver preso a pallonate il Southampton, superandolo). Mourinho è stato annullato, e in più di un’occasione fortunato. In settimana però aveva schiaffeggiato 5-0 i tedeschi dello Schalke in Champions League. Nella stessa serata Agüero ne ficcava tre a Pep Guardiola, e ricordava alla Roma che il Manchester City non è quello dell’1-1 in Inghilterra con tanto di spoon di Totti, e soprattutto che Yaya Touré ha deciso di tornare a fare il fenomeno assieme a un altro che ha cancellato la differenza tra centrocampisti e attaccanti nell’ultimo decennio, Frank Lampard. Sarà dura, come ha detto Borriello entrando nello strip club di Mosca. La bella settimana delle inglesi contro le tedesche si completa con il 2-0 dell’Arsenal al Borussia Dortmund: la squadra che tutti un paio d’anni fa descrivevano come il nuovo Barcellona, l’esempio virtuoso da imitare, il modello calcistico da seguire oggi è ultima in Bundesliga, e a chi parla di ciclo finito viene spontaneo chiedere quando mai sarebbe iniziato. Non sta meglio Arséne Wenger, vittima dell’ennesima contestazione della sua troppo lunga carriera all’Arsenal. I tifosi, dopo il gol-vittoria di Welbeck contro il West Bromwich Albion hanno esposto uno striscione che in sostanza diceva “grazie, ma ora fuori dalle palle”.

 

Il portiere di riserva del Manchester United, Lindegaard, da anni scalda la panchina dell’Old Trafford. Sua moglie Misse Beqiri, invece, sceglie solo sgabelli molto freddi per le sue lunghe pause sigaretta

 

 

Così mentre in Italia il principale quotidiano non sportivo si chiede sulla sua home page se i capelli mosci di El Shaarawy siano colpa della pioggia o del nuovo parrucchiere, noi in Inghilterra ci godiamo la chioma brizzolata di Van Persie, che con un assist e un gol in Manchester United-Hull City prova a far capire a Mancini che prima di andare a fare il Torres dell’Inter vuole ancora vincere qualcosa di serio che non sia la Coppa Italia in finale con la Roma.

 

E’ deprimente la frequenza con cui, nel vano tentativo di parlare di calcio, ci si ritrova a macinare discorsi triti di andamento moralistico. Il razzismo vero o presunto, la violenza, i morsi, gli imbecilli sugli spalti – non chiamateli tifosi!, intima il cronista Rai che è in ognuno di noi – i codici etici, il doping, i soldi rubati dalla Fifa – non rieleggete Blatter!, intima la persona di buonsenso che è in ognuno di noi – il calcioscommesse, l’arbitro venduto, gli stadi family friendly e l’immancabile plauso alla linea dura con cui noi inglesi abbiamo eliminato gli hooligans. In fondo sono tutti pretesti per mettere il cartellino con il nostro nome dalla parte dei buoni. Poi c’è lo stupro, categoria al di là di ogni possibile discussione. Vi risparmio la premessa in cui dico che l’abuso sessuale è un crimine terribile e odioso e passo direttamente alla vicenda di Ched Evans.

 

Leggete questo articolo affilando (ma in modo responsabile)

 

 

L’ex attaccante dello Sheffield United è stato condannato a cinque anni di prigione con la condizionale per avere abusato di una ragazza che, dice la sentenza, era troppo ubriaca per poter consapevolmente esprimere il suo consenso. Dopo due anni di buona condotta Evans è stato scarcerato, e si è posto il problema sul da farsi: il contratto con lo Sheffield era scaduto e il ragazzo non vedeva grandi alternative al calcio. Con il consenso dell’associazione dei calciatori, la squadra di Nick Clough ha accolto la richiesta del giocatore di tornare ad allenarsi, possibile preludio a un nuovo contratto per il 25enne. Non l’avesse mai fatto. La sola ipotesi del reintegro calcistico dello stupratore ha scatenato una petizione da 150 mila firme, con benefattori del club che si dimettono polemicamente e i tifosi che protestano. Di fronte a tanta animosità lo Sheffield ha schiacciato ripetutamente il tasto “undo” e ha confermato che non ha avuto mai intenzione di riprendere il giocatore. Gli altri club che avevano manifestato interesse si sono immediatamente eclissati. Noi interessati a quell’avanzo di galera? Maddài. E’ la perfetta rappresentazione della parabola moralistica del calcio.

 

 

[**Video_box_2**]Evans è stato condannato da un tribunale che, per quanto ne sappiamo, non era corrotto né popolato di tifosi dello Sheffield, ha scontato la sua condanna nei termini previsti dalla legge e ora coltiverebbe l’ambizione di ricostruirsi una professione. La cosa gli viene impedita non con l’argomento per cui gli stupratori non meritano di vivere – linea dura ma inequivoca – ma con il più strisciante intendimento prandelliano per cui i calciatori dovrebbero essere modelli di vita per i più giovani, quindi chi si comporta male fuori dal campo non può aspirare al ruolo di modello morale. Ora, qui non si discute nemmeno del rapporto fra Evans e il suo psicanalista o il padre confessore o con la sua coscienza, ma si censura nei termini più duri – sì, sono un moralista del moralismo – la visione del calcio come interprete o veicolo di chissà quali virtù. Ma quali modelli di comportamento? Il calcio è brutto e sporco quanto tutto il resto, i suoi interpreti non fanno eccezione, e si dà il caso che siamo di fronte a professionisti assunti da aziende private, non a testimonial dei buoni sentimenti. I settori giovanili vanno protetti, certo, ma il calcio della prima squadra dovrebbe essere svincolato dalle trame stucchevoli del campione dentro e fuori dal campo.