Piazza Santa Madonna di Monti in un'illustrazione del 1752

Caccole negli interstizi

Lanfranco Pace

“Comunque, Adani, Sale, Anacleti, mica cazzi”. Il capolavoro di zio Nino, tre famiglie e mezza Roma in saccoccia. Da est a ovest. Appio Tuscolano, Cinecittà, Quadraro, Mandrione, Casilino, di là. Eur, Axa, Infernetto, Casal Palocco e Ostia, di qua. “Ventotto chilometri di raccordo anulare, la corona di una regina.

Roma. “Comunque, Adani, Sale, Anacleti, mica cazzi”. Il capolavoro di zio Nino, tre famiglie e mezza Roma in saccoccia. Da est a ovest. Appio Tuscolano, Cinecittà, Quadraro, Mandrione, Casilino, di là. Eur, Axa, Infernetto, Casal Palocco e Ostia, di qua. “Ventotto chilometri di raccordo anulare, la corona di una regina. Certo zio non se l’è potuta godere fino in fondo, sta a bottega da cinque anni, ormai, associazione per delinquere e traffico di stupefacenti. Ma deve stare tranquillo. Ormai ci penso io”. Io è Ernummerootto, lo chiamano così perché quando giocava a biliardo si faceva rotolare la palla numero 8 sul cranio precocemente calvo e generosamente vuoto: “Uoter de che?” non trova di meglio che rispondere così al Samurai, la mente criminale, che gli sta spiegando il grande progetto: “Ostia. Sarà il Water front di Roma, Boardwalk Empire, Atlantic City, Italia, casinò, alberghi, ristoranti, palestre, yacht, negozi, questo significa, sottocorticale che non sei altro”. Milioni di metri cubi di cemento per residenze di lusso e housing sociale.

 

E’ letteratura social-poliziesca di grana grossa ma efficace: è Suburra di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, uscito un paio di anni fa per Einaudi. Ma basta sostituire ai “mica cazzi” del romanzo, nomi come i Fisciani e i Triasi che si sono combattuti per anni per il controllo di Ostia e del litorale, i sinti dei Casamonica che restano i signori di Roma-est, mettere Massimo Carminati al posto del Samurai, cui il Dandi – De Pedis dice: “A te te ce rode perché dici che il mondo te l’ha messo al culo e tu ripagalo colla stessa moneta. Fottilo. Fottili tutti. Vedrai come te senti mejo, dopo, damme retta, a’ Samurai”. Sostituire a Spartaco Liberati, radiogiornalista sportivo succube del Samurai, Marione, il capo degli ultras della Roma, animatore radiofonico di Te la do io Tokyo e compagno di bevute di Carminati a un bar del Fleming. Al posto di Ernummerootto mettere che so il cravattaro intercettato al telefono mentre strapazza il debitore, “portame tutti li sordi entro le 10 sennò te tajo la gola, a te e ai figli tua, pezzo di merda”: ecco basta fare tutto questo e si va facilmente in confusione. Non si sa più se si sta in un romanzo o in un faldone giudiziario. Non si sa più se è lo scrittore collettivo a nutrirsi di inchieste giudiziarie o l’inchiesta giudiziaria che si alimenta dei miasmi e delle ombre della letteratura di genere.

 

Nel romanzo circolano coca e droghe varie, cravattari e riciclatori, shampiste aspiranti escort, escort aspiranti mogli per bene, trans, prelati affaristi e omosessuali, in un universo politicamente trasversale, dalla destra puttaniera alla sinistra scipita e parolaia, fino a ex estremisti di destra infiltrati nell’entourage del sindaco ex camerata. E’ per l’appunto l’operazione Terra di mezzo o Mafia Capitale che dir si voglia, con l’aggravante che nella realtà si delinque per futili motivi, ci si comporta come piccoli professionisti del taglieggio preoccupati soprattutto di mettere insieme la mesata e la pensione. Non c’è grande disegno criminale in questo Cupolone mafioso senza affiliati e per questo accreditato addirittura di originalità nella struttura. Si incontrano nelle pompe di benzina, nei bar, nei ristoranti o nei paraggi degli edifici comunali e si spartiscono forniture per assistiti, trattano mercati poveri per poveri, non sono i padroni della città ma caccole negli interstizi, nelle intercapedini. Eppure i Marco Lillo d’Italia sono in fibrillazione e quando l’altra mattina i carabinieri sono andati a perquisire la casa dell’ex sindaco Alemanno pare che abbiano trovato schierata la troupe di Report, la Gabanelli nun se batte.

 

I criminali letterari hanno più ambizione, credono comunque in qualche cosa e per questo sono pronti anche a uccidere. Questi sembrano grigi dentro, quanto i politici e i funzionari che si sono fatti corrompere. Almeno nei fatti e nelle gesta della banda della Magliana c’era sana avidità proletaria, la determinazione a conquistare ricchezza e sfarzo nello spazio di una sola generazione, indifferenza morale di fronte alla violenza: insomma vitalità animalesca. Ma questi? 

 

L’inchiesta della Terra di mezzo è da centro storico, da habitué del ristorante  Assunta Madre, nella solita Urbe che tutto assimila, corrompe e risputa con millenaria indifferenza: la vera partita si gioca nella periferia chilometrica, opaca, gelatinosa che la circonda, in quartieri impossibili, tra vie sconosciute e poco illuminate di cui chi abita dentro le mura aureliane non conosce nemmeno il nome. E che gli intellettuali del melting pot e dell’accoglienza evitano come incubo da Falò delle vanità.
Ormai a tirare davvero è la suburra reale, la periferia, il litorale, dove si è combattuta la guerra tra i Fisciani e i Triasi e dove si sono verificati non pochi episodi di corruzione tra le forze dell’ordine, dove i Casamonica la fanno da padroni e si contano i robusti avanposti della criminalità organizzata, questa sì, mafia camorra e ’ndrangheta, che da tempo hanno risalito la penisola. La vitalità economica, i flussi  di denaro, le occasioni di intreccio fra delinquenza e politica, sono ormai verso il mare, dove il romano sa che deve esibire il corpo giusto, il costume giusto, l’asciugamano giusto, gli occhiali da sole giusti, perché, come direbbe Carlo Verdone, “si nun ce vai preciso è mejo che te ne stai a casa”.

 

[**Video_box_2**]E’ dallo scarto tra desiderio del singolo individuo e l’habitat che lo circonda che nascono nuove frontiere criminali.  E a meno che non si voglia credere che la democrazia  sia davvero una linda casa costruita sulla trasparenza e sulla legalità assolute, non sta bene indignarsi di fronte a fatti del genere. Meglio incazzarsi per tutto quello che va a ramengo, che non funziona, e non certo per colpa della criminalità.

 

Il waterfront de noantri di cui non a caso si parla nel romanzo di Bonini e De Cataldo, e che i magistrati sembrano non vedere, ha un antenato illustre e, per così dire, un filo criminale: il Boardwalk empire. Il “Nucky” che nell’omonima serie Hbo porta sempre un garofano rosso all’occhiello, non è un personaggio di fantasia. E’ esistito davvero: Enoch Lewis “Nucky”, capo incontrastato di un clan criminale che negli anni del proibizionismo dette fama e splendore alla costa di Atlantic City, costruendo casinò e alberghi di lusso. Fu per molto tempo, uomo forte del Partito repubblicano del New Jersey, grande elettore di governatori, senatori, presidenti, stette in carcere quattro anni per evasione fiscale, morì nel suo letto, nel 1968. L’Atlantic City Press scrisse: “ Nacque per comandare, fu elegante, vistoso, politicamente amorale, senza regole, ebbe la reputazione di essere un incredibile approfittatore, un grande bevitore, un amante infaticabile, un epicureo appassionato utilizzatore del lusso e di tutte le belle cose della vita”. E voi state a rompere con la cupoletta del Guercio?

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  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.