Chiuso per rutto
Grande battaglia di civiltà per riportare la birra dentro agli stadi inglesi, ormai più borghesi di un editoriale del Corriere della Sera. Intanto nel campionato inglese torna al gol Andy Carroll, il Gianfranco Fini della Premier League, ragazzo di belle speranze prima sopravvalutato e poi scomparso dalla circolazione.
Londra. Chi non muore si rivede, diceva mia nonna ormai in preda alla demenza senile e costretta a parlare con luoghi comuni per farsi capire. Domenica è tornato al gol il Gianfranco Fini della Premier League, Andy Carroll, ragazzo di belle speranze prima sopravvalutato e poi scomparso dalla circolazione. Due colpi di testa per affondare lo Swansea e portare il West Ham momentaneamente terzo in classifica. Otto mesi dopo l’ultimo gol, due anni dopo l’ultima doppietta, tre stagioni dall’ultimo shampoo. Il capello unto dell’ex colpo più costoso della storia del Liverpool è tornato a colpire, facendo schizzare il pallone là dove il portiere avversario non può arrivare, e lo fa in una squadra che rischia seriamente di divertire i suoi tifosi quest’anno. Per ora le bolle di sapone non scoppiano, e il giornalista sportivo collettivo che è in me mi fa dire che gli Hammers sono un bella sorpresa di quest’anno, assieme ai Saints e ai Magpies.
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Baguette. “Criptonite”, “maledizione”, “bestia nera” e altre banalità sono state utilizzate da giornali e tv per spiegare la sconfitta del Chelsea al St. James’ Park di Newcastle per 2-1 (lì Mourinho non ha mai vinto). Cazzate. Il Chelsea sta comprensibilmente rifiatando, e la squadra di Pardew è in un gran momento. Scrivo queste righe con la mano sul cuore e gli occhi lucidi, ma non per il fumo della pipa: da troppo tempo colonizzata dai francesi, la rosa del Newcastle sta tornando a parlare inglese, con una squadra riserve che – dicono i meglio informati – potrebbe fornire l’ossatura del gruppo dei titolari per i prossimi dieci anni. Roba che in Italia, ancora alle prese con il ridicolo campionato Primavera, i prestiti nelle squadre sfigate della serie B, e la rapidità decisionale di Tavecchio, sosia burocratico di Bonera, nemmeno sapete che cosa sia.
Pronto a ogni evenienza. Ho già le scorte di brandy per la sfida di domani sera in Champions League. Il Manchester City arriverà a Roma senza Yaya Touré, Agüero, Kompany e con parecchi acciaccati. Sabato contro l’Everton i Citizens hanno giocato alla morte, evitando la figura dei peracottari come i giallorossi contro il Sassuolo del di nuovo barbuto Zaza. A entrambe le squadre hanno concesso rigori più generosi dei décolleté di certe wags, ma almeno gli inglesi hanno vinto. Sarà guerra di nervi e coraggio, con un’unica certezza: se la Roma andrà ancora avanti, la Torino bianconera festeggerà per un bel po’. L’importante è che non lo faccia con Lapo.
Tabby Brown, a cui le malelingue attribuiscono flirt con alcuni giocatori della Premier League, è una ragazza molto legata alle tradizioni famigliari. In questa foto la vediamo complimentarsi con la nonna per la scelta delle nuove tende del salotto nella casa di campagna
Bionda e bagnata. Impedire ai tifosi di bere birra sugli spalti mentre guardano la partita è stata una decisione sciagurata per cui dobbiamo ringraziare i grandi veggenti dell’ingegneria sociale, quelli che ci spiegano come comportarci per essere felici, dal momento che da soli non ci arriviamo. Ci hanno catapultato addosso per decenni le storie terrificanti degli hooligans, la violenza in ogni dove, l’apocalisse della criminalità innescata dalla bevanda alcolica, la retorica della famigliola in tribuna, e così hanno promosso un’opera di gentrification dell’ambiente calcistico inglese che al confronto la New York di Rudy Giuliani è stata una città con qualche lievissima trasformazione. Gli spalti adesso sono più puliti e borghesi di una passeggiata in centro, frequentarli è talvolta un’esperienza seriale, turistica, come un caffè da Starbucks al gate dell’aeroporto. La sicurezza prima di tutto, non c’è nemmeno bisogno di ridirselo, ma quando la riforma produce gli effetti che gli ingegneri sociali volevano, a quel punto non si potrebbe ripristinare l’antica libertà? Sono incredibilmente solidale con le sparute campagne per il reintegro della birra dal proprio seggiolino – in un’orrida beffa si può bere negli anfratti nascosti dello stadio: il sodalizio birra-partita è il vero oggetto del bando, il legislatore sa essere perfido – e leggo sull’ottima rivista When Saturday Comes ragionamenti finalmente sensati. Cosa volete che facciano con una birra i rappresentanti della middle class britannica ben educata? Dio mi perdoni, ma qui non posso esimermi da un elogio della Fifa, e giuro che non ho bevuto. L’associazione “unfit to lead” il calcio mondiale continua imperterrita a permettere la vendita di birra durante la Coppa del mondo, meraviglioso gesto di civiltà che perpetra per favorire gli affari di qualche compagno del Rotary di Blatter, ma non stiamo a fare processi alle intenzioni. Ovunque si giochi la Coppa del mondo la birra c’è, anche in Brasile dove vige decennale divieto, e ce la faranno pure in Qatar. L’operazione non è troppo rischiosa: sugli spalti ci sono famiglie perbene, imbucati delle federazioni, amanti spassionati del calcio, e altri soggetti accuratamente selezionati all’ingresso, un po’ come quelli che frequentano gli stadi della Premier.
Altri sport. Per tenere desto il mio senso di superiorità sulla colonia ho guardato la finale della Mls, campionato americano che fa sembrare la clausura argentina una cosa tremendamente seria. Hanno vinto i Los Angeles Galaxy, come spesso accade, grazie al gol nei supplementari di Robby Keane, uno dei tanti dinosauri europei che affollano la lega americana (e neppure dei più vecchi). Nonostante l’età e il punto di bollitura ormai raggiunto, Keane è stato molto astuto a sfruttare il fatto che un difensore dei New England Revolution – che non poteva vincere perché una nuova Inghilterra non esiste – si è dimenticato come funziona il fuorigioco, confondendolo con le regole di qualche altro sport americano. Lampard, Kaká e gli altri che sbarcheranno in America a gennaio scommettono tutto su queste défaillance.
Il Foglio sportivo - in corpore sano