Mal di gauche
Il sindacato rosso parigino (Cgt) in crisi di legittimazione e con un (quasi ex) leader troppo quattrinaro: tra crisi di consenso e addebiti di ristrutturazioni.
Parigi. Per alcuni ha le ore contate e già oggi, in occasione dell’Assemblea confederale, potrebbe rassegnare le dimissioni. Per altri potrebbe restare aggrappato al suo posto fino a Natale. Ma il Monde ha scritto che questa volta è finita per davvero, non c’è speranza di redenzione, le grane sono troppe, e Thierry Lepaon, leader del più importante sindacato francese, la Cgt, sarà costretto a lasciare di sua spontanea volontà o sarà obbligato a farlo. L’alternativa o la mossa della disperazione, che dir si voglia, è quella di consegnare la sua sorte in mano al Comitato confederale nazionale (Cnn), il parlamento della Cgt, che verrà convocato a inizio gennaio. E sperare, da qui al giorno in cui si riunirà il Comitato, di convincere la maggioranza delle trentatré federazioni e delle novantasei unità dipartimentali che lo costituiscono. Secondo l’Echos, Lepaon avrebbe già convinto alcune grosse federazioni paventando il rischio di una “guerra dei capi” nel caso in cui venisse cacciato. Ma l’opera di persuasione difficilmente troverà un largo consenso, o comunque un consenso tale da potergli permettere di preservare lo scranno fino al prossimo congresso previsto per il 2016. La caduta è stata troppo rovinosa per il sindacalista francese che ha preso le redini della Cgt solo un anno e mezzo fa. Il colpo di grazia è arrivato martedì scorso, con le nuove e imbarazzanti rivelazioni del settimanale Express. Lepaon, prima di sostituire nel marzo del 2013 Bernard Thibault al vertice della Cgt, ricopriva il ruolo di segretario generale del comitato regionale Cgt della Bassa-Normandia. Nonostante ciò, nel passaggio da segretario regionale a boss della Cgt, restando quindi all’interno del sindacato, ha percepito un’indennità di buonuscita pari a trentunomila euro. Per Lepaon, interrogato dall’Express, non c’era “niente di anormale” in quella transazione, “ho cambiato datore di lavoro”, ha dichiarato, ma i suoi colleghi sindacalisti non hanno affatto apprezzato, giudicandola “scandalosa”. E’ stata quella la “rivelazione di troppo”, come ha scritto Mediapart.
Una rivelazione che andava ad aggiungersi all’affaire delle spese pazze per la ristrutturazione del proprio appartamento parigino e del suo ufficio presso la sede della Cgt: 130.000 euro per impreziosire la nuova dimora e altri 62.000 per abbellire il bureau. Tutti, secondo il Canard Enchaîné, addebitati al sindacato. Lo scoop dell’Express ha fatto precipitare le cose. Ma i grattacapi del sindacato più rosso di Francia non si limitano alle disavventure e alle mattane del suo attuale numero uno. O meglio, proprio la fragilità della posizione di Lepaon, come scrive sull’Echos il dg di Generali France Eric Lombard, è rivelatrice dei gravi problemi che la Cgt sta attraversando negli ultimi tempi. Sono tre le crisi che stanno affossando il principale sindacato francese, secondo Lombard. La prima è nella progressiva “perdita di mercato” nella sfera pubblica. Alla Sncf (le ferrovie francesi), la Cgt non ha più il controllo totale come ai bei tempi. Dopo le ultime elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali, la Cgt resta maggioritaria con il 35 per cento, ma il sindacato riformista Unsa-Cfdt è oramai allo stesso livello. Peggio ancora alle Poste francesi, dove le elezioni della scorsa settimana hanno segnato un calo del 3,8 per cento della Cgt, indebolendo la sua influenza. La seconda crisi, sottolineata da Lombard, è di governance. Storicamente, e fino a Louis Viannet (a capo del sindacato fino al 1999), i dirigenti della Cgt erano designati direttamente dal Partito comunista, fatto che assicurava loro una forte legittimità. L’elezione di Bernard Thibault e soprattutto quella di Thierry Lepaon sono state invece molto più complesse, in ragione del numero di pretendenti al vertice. Infine c’è una crisi politica: il correntismo che mina la gauche francese si sta riflettendo anche sulla Cgt, con tutte le conseguenze nefaste del caso.
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