Della tortura

Giuliano Ferrara

La reazione al 9/11 non poteva che essere anche un lavoro sporco. Il Senato americano ha stilato, in anni di dominio liberal dell’assemblea, un rapporto che danna il comportamento della Central Intelligence Agency dopo il più efferato atto di terrorismo nella storia dell’umanità.

La tortura disumanizza chi la subisce e chi la pratica. Su questo punto, nella civiltà occidentale, l’accordo è universale. Il Senato americano ha stilato, in anni di dominio liberal dell’assemblea, un rapporto che danna il comportamento della Central Intelligence Agency nel periodo in cui un’Amministrazione repubblicana ha reagito, dal 2002 al 2006, al più efferato atto di terrorismo nella storia dell’umanità: l’11 settembre del 2001. La tortura è il capitolo eccezionale di un racconto ordinario: la guerra. La guerra non è solo la prosecuzione della politica con altri mezzi, è anche lo spirito animale nella lotta per la sopravvivenza. E questo è tipico delle guerre non convenzionali e del terrorismo, quelle circostanze in cui la difesa della tua sicurezza e della tua vita, come stato o come comunità, deve fronteggiare un’aggressione selvaggia che calpesta ogni regola. Guerre convenzionali e campagne militari comportano drammi spettacolari in cui il rispetto della vita umana è calpestato, e l’occidente non è esentato dal peso colossale di questa colpa congenita, dalle atomiche di Hiroshima e Nagasaki al bombardamento di Dresda, per stare solo alla Seconda guerra mondiale. Quando dallo scontro tra eserciti e nazioni, in qualche senso regolato da convenzioni internazionali sottoscritte, si passa alla battaglia nella giungla che non conosce norme, tecniche disumanizzanti di azione, nel campo della raccolta di informazioni e della battaglia per la sicurezza, diventano esse stesse la norma. Come ogni tragedia, anche questa è connotata da un elemento: l’inevitabilità.

 

Nel rapporto Feinstein, dal nome della senatrice democratica che ha animato il lavoro d’inchiesta del Senato, e che lo licenzia adesso in un contesto di agitazione politicante, dopo la sconfitta dei liberal nelle elezioni di medio termine e nel massimo momento di crisi dell’Amministrazione Obama, si mescolano molte cose: da un lato è accertato uno stato di disordine e di accantonamento della misura minima di conformità alla legge in alcune pratiche della Cia, dall’altro è messa in discussione l’efficacia delle tecniche dure di interrogatorio, fino alla tortura, allo scopo di proteggere vite umane innocenti dall’agguato del terrorismo internazionale. Che un lavoro sporco come quello cui l’11 settembre ha costretto gli apparati di stato americani nel mondo non potesse andare esente da un elemento di forzatura anche nel rapporto istituzionale tra servizi, istituzioni e  opinione pubblica, con tutto il carico di bugie e di coperture che i servizi di intelligence si portano appresso, è una cosa risaputa e spiegabile. Ma la storia di quegli anni, che non si fa con i rapporti del Senato, mette sulla bilancia il maltrattamento duro di centodiciannove terroristi e tremila morti delle Twin Towers.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.