Se la Roma è a un punto dalla Juve, il merito è soprattutto di Nainggolan
Forse alla Roma serviva uno come lui per colmare il divario dalla Juventus. Perché Radja Nainggolan è uno che tira dritto verso l'obiettivo. Non si perde in giochetti fini a se stessi, non si lascia affascinare dall'indolenza, non si sente appagato per un derby vinto.
Forse alla Roma serviva uno come lui per colmare il divario dalla Juventus. Perché Radja Nainggolan è uno che tira dritto verso l'obiettivo. Non si perde in giochetti fini a se stessi, non si lascia affascinare dall'indolenza, non si sente appagato per un derby vinto. Convive piuttosto con una fame che lo accompagna dai primi passi, passi che sono stati quelli di chi ha dovuto imparare a camminare da solo, e subito. Merito o, meglio, colpa di un padre che molla lui, gli altri figli e una moglie diventata ex quando la famiglia era ancora tutta da crescere. C'è voluta la tenacia di mamma Lizy, perché gli affetti non si sfasciassero definitivamente. C'è voluta la determinazione di Radja, perché diventasse quello che è diventato, soprattutto dopo aver avuto la forza di salutare a 17 anni il Belgio per trasferirsi nel 2005 tra le nebbie piacentine. Primo indonesiano d'Italia, unico lascito paterno, ben prima del manifestarsi nerazzurro di Erick Thorir. Veloce di testa e, soprattutto, di gamba. Quanto gli basta per mettersi in evidenza in una squadra che stava vivendo gli ultimi scampoli di una gloria breve ed effimera.
Lo nota prima il Cagliari, che lo prende nel 2010 per farne il vice Daniele Conti. Quindi lo chiama la Roma, che lo ingaggia all'inizio di quest'anno, per eleggerlo come vice Daniele De Rossi. Errore, perché Nainggolan, come dice il nome, è signore di se stesso e vice di nessuno. Uno che convince in fretta gli allenatori a ritenerlo un intoccabile, come sta avvenendo oggi nel centrocampo giallorosso, in attesa del ritorno a tempo pieno di Kevin Strootman (se mai ci sarà, il mercato incombe famelico…). Rudi Garcia lo vuole al centro dell'universo romanista, anche quando De Rossi c'è: gli basta spostare l'azzurro un po' più indietro, verso la difesa, e il gioco è fatto. Perché Nainggolan è uno irresistibile, nelle giornate di luna buona, ed è uno che porta a casa almeno una sufficienza, quando gli altri arrancano. Centrocampista solido, secondo le statistiche – da adoperare con il beneficio di inventario, vista la volatilità della materia – è il re dei tackle in serie A, un centinaio a stagione. Tradotto: non tira mai indietro il piede dai contrasti e si dà il caso che il suo sia sempre il piede vincente. Ma anche centrocampista dal grande senso del tempo, pronto a farsi trovare puntuale quando lo richiede la storia del pallone. Guardate che cosa ha fatto domenica a Genova, prima ha provocato il rigore – con relativa espulsione di Mattia Perin – con un'incursione in area, quindi ha segnato la rete decisiva poco prima di andare a riposare per l'intervallo.
[**Video_box_2**]A differenza dalla sorella gemella Riana, che fa l'attaccante nella Res Roma, Radja non segna tantissimo. Ma, ogni volta che ciò avviene, l'esito è una sentenza: sono reti quasi sempre decisive, sempre vincenti, come è capitato cinque volte da quando è alla Roma. Per questo Nainggolan è meglio averlo dalla propria parte, come aveva capito anche Beppe Marotta. L'ad della Juventus era sul punto di acquistarlo dal Cagliari, un paio di anni fa: parole sue e non facili invenzioni di mercato. Non se ne fece nulla e oggi il centrocampista è uno dei più fieri oppositori della Juventus, anche dal punto di vista verbale. Twitter è la prolifica tribuna. C'è spazio per gli amici, per le foto e, soprattutto, per le invettive. Nainggolan replica a chi lo critica, risponde insulto e mezzo a chi lo insulta: sia che si tratti di un tifoso bianconero, come avvenuto domenica sul calcio d'angolo battuto da Marchisio e diventato un assist per Evra, sia che si tratti di un collega di lavoro, come capitato con Federico Peluso dopo un polemico Roma-Sassuolo. Nessuno è risparmiato, neppure la moglie Claudia con cui ebbe ad aprile un litigio violento per le vie di Cagliari, secondo alcuni scaduto anche sul piano fisico. Un aspetto, quest'ultimo, rinnegato a parole da entrambi ed emendato a colpi di foto e messaggi, ovviamente su Twitter. Messaggi che Nainggolan aveva anche recapitato a Marc Wilmots, che non lo aveva convocato con il Belgio per il Brasile. "La Champions League sarà il mio Mondiale", aveva replicato il centrocampista. Come sia finita, è sotto gli occhi di tutti. Ma che ci sia ancora qualcosa di importante in ballo, è altrettanto sotto gli occhi di tutti. E Nainggolan per primo, a Genova, si è mosso per tenere attaccata la Roma alla speranza scudetto.
Il Foglio sportivo - in corpore sano