Libero taxi in libera Europa. Ora Uber va al contrattacco
Secondo indiscrezioni del Foglio, l'azienda di San Francisco ha presentato ricorso alla Commisione europea contro i divieti di Parigi. Bruxelles potrebbe aprire un'inchiesta.
Bruxelles. Messo alle strette dai governi di diversi paesi europei, pronti a difendere la potente lobby dei taxisti, Uber ha deciso di passare al contrattacco, presentando per la prima volta un reclamo alla Commissione contro la Francia, che dal 1° gennaio 2015 ha intenzione di vietare il suo servizio “UberPop”. “Abbiamo presentato un ricorso il 20 novembre”, spiega al Foglio un portavoce di Uber: “Abbiamo chiesto alla Commissione di verificare come il governo francese implementa la Loi Thévenoud”. Uber contesta la legislazione del governo di Parigi sulla base di una direttiva del 1998 che impone una procedura di informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche per evitare ostacoli alla libera circolazione dei prodotti e dei servizi. “Gli articoli 8 e 9 – spiega il portavoce di Uber – permettono a individui e entità di ricorrere se la legislazione di uno stato membro costituisce potenzialmente una barriera al commercio di beni e prodotti”. La Commissione ha risposto il 10 dicembre, annunciando a Uber che la Direzione Generale “Entreprise” avrebbe valutato il caso.
In realtà, l'esecutivo comunitario presieduto da Jean-Claude Juncker appare diviso sul caso Uber. Una parte della Commissione è sulla stessa linea dell'ex commissaria responsabile del Digitale, Neelie Kroes, che sotto l'esecutivo Barroso aveva difeso a spada tratta il servizio offerto dal colosso americano, minacciando di aprire una procedura di infrazione quando la regione di Bruxelles aveva cercato di far bandire “UberPop”. Ma diversi commissari preferirebbero cedere alle pressioni dei governi che vogliono vietare Uber, parificandolo a un servizio di taxi, che necessiterebbe di licenze pubbliche. “Siamo sempre stati aperti a soluzioni innovative, senza escluderle a priori o vietandole”, ha detto oggi il portavoce per i trasporti, Jakub Adamowicz. Ma Uber è “un'operazione di taxi” e “la regolamentazione sui taxi è di competenza nazionale e non della Commissione”, ha spiegato Adamowicz.
[**Video_box_2**]La scorsa settimana è stata da incubo per Uber. Una corte in Olanda e un giudice in Spagna hanno dichiarato illegale il suo servizio “UberPop”. In Francia, il Tribunale di Commercio di Parigi ha rifiutato di fare altrettanto. Ma, di fronte a un blocco dei taxisti, il governo di Manuel Valls ha annunciato che grazie alla Loi Thévenoud UberPop sarà vietato dal 1o gennaio prossimo. Nel conflitto con la Francia, Uber vuole vedere un “segnale” positivo nella risposta della DG Entreprise. Nel testo, i servizi responsabili del mercato interno ricordano una sentenza della Corte Europea di Giustizia, secondo cui i giudici nazionali hanno il dovere di disapplicare “una regola tecnica nazionale che non sia stata notificata” preventivamente da uno Stato membro alla Commissione. In caso di applicazione della Loi Thévenoud – spiega il portavoce di Uber – “se la Commissione deciderà che c'è una potenziale violazione della direttiva, potrebbe aprire un'inchiesta”. Consultato dal Foglio, un portavoce della Commissione ha rifiutato di confermare il reclamo di Uber, ma ha promesso che l'esecutivo è pronto a valutare la legge francese che vieta UberPop.
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