Touche pas à ma crèche

Matteo Matzuzzi

Non toccatemi il presepio. Le comunità cattoliche di Francia si mobilitano. Un sondaggio dice che il settanta per cento dei francesi è per il presepe negli spazi pubblici. Tolosa e la croce occitana.

Roma. A La Roche-sur-Yon, in Vandea, di rimettere le statuine del bambinello della Madonna e di san Giuseppe negli scatoloni non se ne parla, e se la Corte amministrativa di Nantes stabilisce che nei luoghi pubblici non si deve vedere alcun “emblema religioso”, giovani e meno giovani organizzano da giorni presepi viventi in diversi luoghi pubblici della cittadina: strade e viali, piazze e piazzette. Ovunque, purché il luogo sia pubblico e ben visibile ai passanti. Al grido di “Touche pas à ma crèche”, “non toccatemi il presepe”, un collettivo studentesco locale ha in poche ore raccolto le adesioni di decine di volontari, pronti a smettere i jeans per indossare tuniche e mantelli. Flash mob, dicono loro, con tanto di goliardia rappresentata da un finto massone devoto alla dea Ragione che passa di presepio in presepio a tappare la bocca alla Madonna e all’angelo, ai pastori e alle lavandaie che accorrono alla mangiatoia dov’è esposto il bambino Gesù da poco venuto al mondo. Di questo passo, diceva il presidente del Consiglio generale locale, Philippe de Villiers, in nome di un laicismo sempre più dogmatico che ormai ha conquistato la Francia, si arriverà a vietare  il suono delle campane nei villaggi. Certo, lo stato è pur sempre lo stato e non è buona cosa commentare le sentenze della magistratura, ma la decisione del tribunale di Nantes che ordina di rimuovere il presepe dal municipio di La Roche-sur-Yon in nome delle vecchie leggi sulla separazione tra stato e chiesa promulgate nel 1905, in piena Belle Epoque, rimanda ai tempi bui del “totalitarismo”, dice mentre annuncia che ricorrerà ovunque possibile per cancellare un verdetto che non fa altro che “uccidere il nostro paese, le nostre radici e le nostre tradizioni”, osserva la deputata gollista Nadine Morano, invocando dalle toghe un po’ di “saggezza”. Ma nella Francia dove fino all’anno scorso ministro dell’Educazione era quel Vincent Peillon che parlava della necessità di “sostituire la chiesa cattolica inventando una religione repubblicana” visto che “non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica”, qualcosa inizia a muoversi.  Lanciando l’iniziativa dell’arcidiocesi di Parigi di andare a testimoniare la propria fede cattolica nei boulevard della Ville Lumière, con l’obiettivo di ripopolare le chiese ora deserte di fedeli e piene di turisti spesso rumorosi armati di macchina fotografica e di smartphone con flash rigorosamente inserito, il vicario generale spiegava che è giunta l’ora per i cattolici di “esprimere ciò che sono e ciò in cui credono”. Non si può più, aggiungeva, vivere la fede “come qualcosa di esclusivamente privato”.

 

L’hanno preso in parola i gestori del blog Le Salon Beige, che al grido di “des crèches partout!”, “presepi dappertutto!”,  si sono appellati ai connazionali di buona volontà affinché allestiscano, fotografino e piazzino in rete la foto di un presepe, grande o piccolo che sia, realizzato a casa e in ufficio e in qualunque altro posto. E le immagini online sono già tante: c’è il presepe allestito in una vetrina d’una panetteria a Rennes e quello  nella farmacia di Saint-Cloud, nella Val d’Or, segno che corrisponde a realtà quanto rilevava un sondaggio dell’autorevole Ifop divulgato domenica scorsa: il settantuno per cento dei francesi è favorevole ai presepi nei luoghi pubblici. Non solo, dunque, le ormai poche migliaia di cattolici praticanti che la domenica occupano qualche banco nelle chiese  per partecipare alla santa messa. Bruno Retailleau, senatore dell’Ump e vandeano di nascita, ripete che “rispettare la laicità dello stato non significa di certo abbandonare tutte le nostre tradizioni e distruggere le nostre radici culturali.

 

[**Video_box_2**]Bisogna forse proibire le stelle che decorano le strade in quanto rappresenterebbero un simbolo religioso indegno?”. Tanto vale, dice in modo provocatorio, togliere la croce occitana dal glorioso e antico gonfalone di Tolosa, così nessuno rimarrebbe turbato dal vedere sventolare ogni giorno quel simbolo. Anche nelle università il dogma della laïcité mostra qualche incrinatura: “Cosa pretendono questi nuovi legislatori, questi tromboni del diritto, nel voler sacrificare sull’altare della modernità la definizione del matrimonio, la nozione di buon padre di famiglia, l’uso del ‘signorina’ e adesso anche i presepi dei nostri villaggi?”, s’è domandata in un lungo articolo sul Figaro Claire Bouglé Le Roux, storica del diritto all’Università di Versailles. “La Francia – ha aggiunto la docente – è sì un vecchio paese, ma non si lascerà di certo rubare l’unica cosa che le è rimasta, l’eredità”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.