L'Angel Hall dell'Università del Michigan

Quei seriosi censori del pol. corr.

Giulio Meotti

“Era uno dei giorni più freddi di questo inverno e stavo correndo in aula. Bianchi fiocchi di neve cadevano fitti sulle foglie d’autunno, seppellendone i colori. Ho imparato che l’oppressione arriva in molte forme.

Roma. “Era uno dei giorni più freddi di questo inverno e stavo correndo in aula. Bianchi fiocchi di neve cadevano fitti sulle foglie d’autunno, seppellendone i colori. Ho imparato che l’oppressione arriva in molte forme. A volte non riusciamo a notarla perché è semplicemente ovunque, proprio come quella neve bianca”. Iniziava così il saggio satirico che Omar Mahmood ha scritto per il Michigan Daily, il giornale dell’Università di Ann Arbour che esiste dal 1890. Omar è uno studente musulmano integrato e americanizzato dell’Università del Michigan. E’ una minoranza assoluta Omar, perché oltre a essere un musulmano, è pure un musulmano libertario senza complessi di identità. Aveva quindi deciso di scrivere quell’articolo sarcastico per protestare contro il politicamente corretto rampante nella sua università. E lo ha fatto denunciando la sua condizione oppressa di mancino fra destri. “Do the left thing”, questo il titolo della sua intemerata sulla rivista universitaria. Risultato? I soloni del campus lo hanno cacciato dalla redazione del magazine perché Omar avrebbe creato un “ambiente ostile”, i professori lo hanno inquisito e convocato e la sua stanza all’università è stata tappezzata di messaggi intimidatori.

 

L’Università del  Michigan è il campus più liberal della East Coast. Qui Lyndon Johnson annunciò il suo programma della Great Society. Qui, il 24 marzo 1965, gli studenti americani organizzarono il primo “teach-in” per protestare contro la guerra in Vietnam. Qui, dieci anni fa, è iniziato il boicottaggio della Coca-Cola perché “serva dell’imperialismo” e complice nella morte di tanti bravi lavoratori in America latina. Qui, lo scorso febbraio, è iniziata su Twitter la campagna degli studenti afroamericani contro il declino delle immatricolazioni nei campus americani fra i ragazzi di colore. Nella sua column, Omar se l’è presa con “il maschio, bianco, etero e dell’upper class” e con le “womyn’s studies”, i corsi di laurea in femminismo. “Dubito che quel professore avrebbe detto quelle parole violente se fossi stato bianco”, ironizza Omar. “Era il colonialismo che aveva derubato il mio popolo. Il più grande ostacolo alla parità oggi è il nostro atteggiamento barbaro nei confronti delle persone mancine”. E ancora: “L’Università del Michigan non fa letteralmente nulla per combattere gli innumerevoli casi di violenza che noi mancini incontriamo ogni giorno. Ogni volta che entro in una classe, faccio fatica a trovare un banco per mancini. Nelle grandi sale per le conferenze, ho incontrato innumerevoli sguardi mentre cammino lungo il corridoio sulla sinistra. Non voglio più soffrire in silenzio. Sono un mancino e le mie esigenze di umanità vanno rispettate”.

 

[**Video_box_2**]Fra i messaggi lasciati sulla sua porta di camera c’erano “Shut the f--- up!”, “You scum embarrass us”, “Leave”, che stanno per: stai zitto fottuto, feccia, vattene. Intervistato, Omar ha detto che “qui nei campus tutti i club studenteschi hanno un dipartimento di ‘giustizia sociale’. Usano retoriche violente per promuovere la loro ideologia e la chiamano ‘liberazione’. L’ironia è che parlano di ‘tolleranza’, ‘uguaglianza’, ‘creare uno spazio sicuro’”.

 

E’ stato abbastanza diretto con Omar il direttore della rivista universitaria, Peter Shahin: “A questo punto dobbiamo rimediare tramite la fine della tua collaborazione”. I censori progressisti delle università, che devono aver perso il senso dell’umorismo, si sono sentiti molto minacciati da questo ragazzo musulmano con la testa sulle spalle.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.