Il premier israeliano Benjamin Netanyahu (foto AP)

Che campagna fa Netanyahu ora che non è il superfavorito

Rolla Scolari

Il premier israeliano politicamente più longevo dopo Ben-Gurion studia un piano per l’economia e la sicurezza. Occhio ai numeri.

Milano. E’ ancora il favorito, come già gli è capitato in passato, ma i rischi, questa volta, potrebbero essere più consistenti di quanto si pensasse. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu a inizio dicembre, spazientito da una rissosa coalizione, ha indetto elezioni anticipate previste per il 17 marzo. Per la prima volta in nove anni al potere, il successo del più longevo premier della storia del paese dopo David Ben-Gurion non è così scontato. C’è chi parla di una “Bibi fatigue”, una stanchezza nei confronti del premier e, nonostante resti il favorito, i numeri del suo sostegno sono diminuiti. Secondo un sondaggio di Haaretz, la sua popolarità è scesa al 38 per cento a fine novembre. Era al 50 per cento a fine agosto, al 77 durante i giorni della guerra estiva a Gaza. Per Channel 2, il 65 per cento degli israeliani vorrebbe vedere un’uscita di scena di Netanyahu. Il sondaggio che racconta l’alta probabilità di una sostenuta battaglia elettorale è stato realizzato dal canale della Knesset, il Parlamento: un’alleanza tra il Partito laburista di Yitzhak “Buji” Herzog e del piccolo gruppo dell’ex ministro della Giustizia cacciato da Netanyahu, Tzipi Livni, otterrebbe 23 seggi su un totale di 120. Il Likud rimarrebbe dietro, con 21.

 

Certo, è presto per rifarsi ai numeri, ma le prime indicazioni mostrano a Netanyahu che la vittoria non sarà affare semplice. Eppure, è proprio il primo ministro ad aver voluto elezioni anticipate. E’ stato lui a capire per primo, spiega al Foglio Sefy Hendler, giornalista di Haaretz e professore all’Università di Tel Aviv, che stava perdendo consensi e che “era meglio sbrigarsi”. Netanyahu “parla un linguaggio che non passa più, fa un discorso del passato: l’Iran è troppo piegato economicamente per essere una minaccia imminente, la Siria ha altro a cui pensare, assieme alle milizie sciite di Hezbollah, l’Egitto è ormai saldo alleato assieme alla Giordania. Il premier ha perso i suoi discorsi, il focus sulle minacce regionali è offuscato da una crisi economica che tocca il portafoglio delle persone”. “Mister Sicurezza” è stato per molto tempo un soprannome di Netanyahu, il politico che si è presentato all’elettorato come il garante primo della stabilità d’Israele. La guerra estiva a Gaza, però, ha cambiato la percezione degli israeliani. “Non c’è nel paese un forte sentimento che l’esercito abbia vinto nella Striscia – spiega al Foglio Stephan Miller, esperto israelo-americano d’opinione pubblica – Netanyahu non è uscito vincitore da Gaza e negli ultimi mesi le violenze hanno toccato anche Gerusalemme. E difficile per lui usare ora la storia del protettore della sicurezza senza aver ottenuto risultati”.

 

[**Video_box_2**]Oltre alla sicurezza, il tema centrale del voto sarà l’economia: la situazione in Israele è peggiorata negli ultimi due anni, anche se i dati sono migliori rispetto a quelli di alcuni paesi europei. Su questo, spiega Miller, Netanyahu non sembra finora avere un chiaro approccio ma “se vuole vincere, non può permettersi errori”. Netanyahu resta un candidato molto forte ma se fino a qualche mese fa gli israeliani sembravano non avere alternative, la situazione è cambiata. Se il premier corre con lo slogan “Non votate gli altri”, gli altri, spiega sempre Miller, corrono con lo slogan “Chiunque, basta che non sia Bibi”. Il leader laburista Herzog sa di non essere da solo un’alternativa forte e ha cambiato tattica: presenta una squadra – assieme all’ex ministro Livni – cui aggiunge ogni giorno importanti nomi, potrebbe unirsi l’ex capo dell’intelligence militare Amos Yadlin, e spera, in caso di vittoria, di formare una coalizione con partiti centristi. La campagna sarà un referendum anti Bibi che trova già una eco nella stampa locale. “Leggete le mie labbra – ha scritto su Haaretz Uri Misgav – il premier Benjamin Netanyahu perderà le elezioni”, “non ha più nulla da vendere”. 

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