La colonna sonora non è Jingle Bells
Ha vinto l’Oscar per la migliore canzone, è stato il disco più venduto nel 2014, e il video è stato visto su YouTube trecentottantatré milioni di volte. Solo se si è trascorso l’anno dentro una caverna buia, legati mani e piedi, imbavagliati e con i tappi nelle orecchie, si potrà dire di non conoscere “Let it go”.
Ha vinto l’Oscar per la migliore canzone, è stato il disco più venduto nel 2014, e il video è stato visto su YouTube trecentottantatré milioni di volte. Solo se si è trascorso l’anno dentro una caverna buia, legati mani e piedi, imbavagliati e con i tappi nelle orecchie, si potrà dire di non conoscere “Let it go”, il motivo principale di “Frozen”, premiato film Disney uscito un anno fa: è la storia di due sorelle, ispirata a “La regina delle nevi” di Hans Christian Andersen e diventata l’inno delle bambine, ma anche delle adolescenti impegnate a sbattere la porta. Nessuno resiste alla ragazza bionda che scioglie i suoi capelli e costruisce il proprio castello di ghiaccio, da sola, muovendo le mani e cantando che d’ora in poi non le importerà che cosa diranno, lei ha smesso di essere la ragazza perfetta, non ha più paura di niente e non tornerà più indietro. “Sono tutt’uno con il vento e con il cielo”, e intanto i capelli le diventano bianchi e dal soffitto scendono cristalli, fuori infuria la tempesta e lei non ha paura, “il freddo non mi ha mai dato fastidio”.
Elsa per tutta l’infanzia ha nascosto la sua magia (crea il ghiaccio con il tocco delle dita), e adesso invece la libera, e non le importa se il resto del mondo è immerso nell’inverno e se sua sorella le mancherà. E’ impegnata nella battaglia per diventare se stessa, ha scritto il Telegraph indagando il successo planetario di questa canzone che ha rapito anche gli adulti tormentati, cantata in tutte le lingue (in italiano da Martina Stoessel, cioè Violetta, e da Serena Autieri, in inglese da Idina Menzel, attrice e cantante di musical) ed entrata in tutte le bambole, infilata dentro ogni orso di peluche. La notte, nelle case con bambini, chi si alza per bere un bicchier d’acqua inciamperà in un giocattolo qualunque, e il giocattolo si illuminerà e comincerà a suonare “Let it Go”, e le bambole con sensori muoveranno le braccia e grideranno “Girati e sbatti la porta”: sarà quello l’assaggio del conflitto adolescenziale a cui le ragazzine sono già preparate, mentre muovono le mani come Elsa e la imitano mentre cammina, decisa, sui tacchi da regina delle nevi. Hanno scritto che quello di Elsa è un coming out sull’omosessualità, e che per questo diventa una regina senza re, ma la cosa che più piace agli adoratori di “Frozen” (e alle bambine di tre anni che cantano “Let it go”) è che lei sale sulla montagna da sola, ma non soffre la solitudine. Non è un ritornello sulla bontà, o sull’amore. Anche per questo è la canzone di Natale.
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