2014 Odissea online
Per decenni abbiamo guardato “2001: Odissea nello spazio” aspettando il futuro che non arrivava mai, o almeno non in quel modo sconvolgente, e poi nel 2014 è successo. Il futuro è arrivato tutto in una volta, ha scritto il Wall Street Journal. Il 2014 è stato l’anno in cui siamo stati più connessi che mai a internet.
Per decenni abbiamo guardato “2001: Odissea nello spazio” aspettando il futuro che non arrivava mai, o almeno non in quel modo sconvolgente, e poi nel 2014 è successo. Il futuro è arrivato tutto in una volta, ha scritto il Wall Street Journal. Il 2014 è stato l’anno in cui siamo stati più connessi che mai a internet, è stato l’anno in cui abbiamo scoperto un altro modo di vivere, di fare clic, di creare economia a un ritmo senza precedenti. Nel 1997, meno di vent’anni fa, un commentatore, Simon Jenkins, scriveva sul Times di Londra che “internet non è altro che una nuova follia elettronica e le dinamiche di mercato, prima o poi, sapranno ridimensionare il fenomeno inserendolo nel giusto contesto. Frattanto, i suoi fanatici sostenitori esigono la comprensione e la tolleranza un tempo riservate agli esperantisti e ai radioamatori. Internet si pavoneggerà sulla scena per un’ora per poi trovare il proprio posto tra le file dei media minori”. Non è andata esattamente così, e internet è diventata l’aria che respiriamo. Ma nel 2014 sono esplosi anche i droni commerciali, la stampa in 3D, gli appartamenti affittati dall’altra parte del mondo soltanto sfiorando lo schermo dello smartphone, il cibo comprato e ricevuto senza incrociare lo sguardo o la voce di un essere umano. E questi milioni di smartphone sempre accesi, a cui chiediamo tutte le risposte e a cui confidiamo ogni cosa. Nel 2014 ne abbiamo comprati un miliardo e trecento milioni, e nel 2015 ne compreremo molti di più, e collegheremo a internet moltissime altre case, uffici, aziende, negozi. A che ci serve un tetto sopra la testa, se il mondo non può entrarci dentro con il wi-fi? Se non possiamo uscire da lì con un dito, sorridendo a un vetro? E come facevamo, prima che arrivasse tutto questo futuro a salvarci? Circa due miliardi di persone sono connesse a internet, ma entro il 2020 ci saranno 50 miliardi di dispositivi collegati a questo mondo che, scrive il Wall Street Journal, sta mostrando le grandiose possibilità, insieme con tutti i rischi, e la vulnerabilità che porta con sé: il 2014 è stato l’anno in cui abbiamo cominciato a comprendere quanto pericolo c’è, dentro quest’aria che respiriamo. E’ come se fossimo tutti raggiungibili, e trasparenti. I nostri segreti, la nostra vita, le nostre carte di credito (le foto da non scoprire mai), i nostri uffici.
L’attacco contro la Sony, forse il più grave della storia, è stato un assaggio evidente di quello che non siamo in grado di nascondere, di proteggere. Prima era tutto fantascienza, adesso, in brevissimo tempo, l’espressione “guerra cybernetica” non ci lascia più a bocca aperta. E gli hacker non sono ragazzini occhialuti che vogliono farsi notare e fare casino, ma criminali informatici. Come in ogni mondo, anche in questo nuovo mondo, che il 2014 ha celebrato intensamente, c’è il male. Secondo il Wall Street Journal, ce n’è così tanto che nell’oroscopo dell’anno nuovo, nelle previsioni di quello che ci aspetta dobbiamo considerare la possibilità che i danni da cyber crimini supereranno i danni dei crimini in ogni altra forma. Anzi, crimine e criminalità informatica, nella maggior parte dei casi, saranno la stessa cosa. Forse è una previsione esageratamente catastrofica, ma conviene evitare di rispondere, come quel tizio sul Times, che internet è solo un’altra diavoleria elettronica, roba da radioamatori.
Il Foglio sportivo - in corpore sano