Le eco-star argentine: Daniel Pinto, Nicolas Aguzin, Martin Retrado e Martin Loust; al centro Tomas Bulat.

Fortunato il paese che non ha bisogno di economisti

Ugo Bertone

Non solo Piketty. In Argentina le teste d'uovo sono superstar pop venerate dalle casalinghe, brutto segno. Nel paese sudamericano anche le massaie di Buenos Aires e di Mar del Plata hanno sviluppato, di fronte al rischio di vedere sfumare il valore del denaro, un’insolita passione per la cultura del denaro.

Fortunato il paese che non ha bisogno di…economisti alla Thomas Piketty. La superstar internazionale dell'economia ha appena rifiutato la Legion d'onore dalla madre patria Francia atteggiandosi a Jean Paul Sartre (rifiutò l'alta onorificenza della Repubblica francese nel 1945 e il Nobel per la letteratura nel '64). Parafrasando Brecht, può essere questa la spiegazione del successo insolito degli esperti della triste scienza in Argentina, terra di sterminate praterie e di devastanti default. Le massaie di Buenos Aires e di Mar del Plata hanno sviluppato, di fronte al rischio di vedere sfumare il valore del denaro, un’insolita passione per la cultura del denaro.

 

E così la trasmissione tv del professor Tomas Bulat, cattedra a Buenos Aires e scrittore di successo,  è balzata in testa all’Auditel nella terra di Jorge Bergoglio, scavalcando telenovelas e talk show: Bulat conta 179 mila followers, assai di più di Ricardo Darìn, l'attore più famoso del paese. “A Mar del Plata – scrive il corrispondente dell'Economist – ho potuto constatare di persona l’appeal di Bulat: i camerieri hanno fatto la fila per un selfie, c’è stata una gara per invitarlo agli altri tavoli”. Bulat non è l’unica eco-star:  Main Lousteau ha 162 mila followers e una serie di rubriche sia sui giornali “rosa” che su quelli più politici. Contribuisce alla sua fama il matrimonio con Carla Peterson, attrice tv di successo.  Non meno famoso l’ex governatore della banca centrale: Martin Retrado, 162 mila followers, ora autore di successo.

 

Insomma, come dice Victoria Giarrizzo dell’Università di Buenos Aires, “L’economia argentina è malata. E i cittadini sono costretti a seguire il decorso della malattia per non farsi cogliere impreparati. Non è un bel segno il rispetto di cui godono gli economisti”.

 

Eppure le teste d’uovo più prestigiose del paese preferiscono stare alla larga. Un po’ come i calciatori che fanno carriera altrove, i più brillanti talenti di Buenos Aires vanno per lo più a Manhattan e dintorni. Il più brillante è Daniel Pinto, oggi responsabile dell’Investment banking di Jp Morgan oltre che delle attività europee e africane della più potente banca americana, da molti indicato come il possibile successore dello stesso Jamie Dimon. E virtuale boss della Argentinian connection che conta anche Nicolàs Aguzin, numero uno dell’Asia, e Martin Marròn, responsabile dell’America Latina. Non meno più influente Gerardo Mato, responsabile della global economy di Hsbc.

 

[**Video_box_2**]Due le ragioni della crescita della "Pampas connection". L’Argentina, terra di default, sensibili variazioni dei tassi e continui colpi di scena sul fronte della gestione dei cambi e della fiscalità, è una palestra ideale per allenar la mente di economisti e clienti. Inoltre, l’ostilità manifesta verso le regole della scienza economica, ha sconsigliato i più brillanti a rientrare in patria per far carriera, come è successo a molti brasiliani e colombiani cresciuti nelle università americane.

 

Gli argentini, insomma, hanno preferito stare alla larga dalla terra dei default, anche se, in attesa di un soluzione della contesa con i fondi avvoltoio,  si registrano novità a Buenos Aires. “Le nostre riserve stanno crescendo – ha annunciato a capodanno il presidente Christina Kirchner Fernandez – alla faccia dei gufi”. Ma, tanto per non dar troppa importanza ad una buona notizia in arrivo dagli odiati mercati, lady Christina ha dato l’annuncio alla fine del messaggio presidenziale, dopo aver lungamente illustrato la notizia per lei più importante: “Oggi ho viaggiato su un aereo di Aereolineas Argentinas con il mio cane – ha detto – d’ora in poi voglio che i cani, non dico i bulldog mastiff o i dogo – ovvero molossi – ma i cani di taglia normale, devono poter viaggiare in cabina”. Magari in braccio ad un economista superstar.

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