I due attentatori ripresi da una telecamera

A Parigi tre attentatori decimano con i kalashnikov la redazione di Charlie Hebdo

Mauro Zanon

Gli attentatori sparano al grido di “Allah akbar”. Manifestazioni di solidarietà in tutte le principali piazze d'Europa e non solo.

Parigi. A Parigi tre attentatori armati di kalashnikov che urlavano “Allah akbar” hanno colpito la redazione di Charlie Hebdo, giornale satirico francese, facendo dodici vittime e 20 feriti, di cui quattro in gravissime condizioni. Sono stati uccisi il direttore, Stéphane Charbonnier, tre dei disegnatori storici, Cabu, Tignous, e Wolinski – quest’ultimo conosciutissimo anche in Italia per il personaggio di Paulette, la cui serie trovò dimora sulla più celebre rivista di fumetti nostrana, Linus –, l’economista e giornalista di France Inter Bernard Maris e altri sei membri della redazione. Le altre due vittime sono due poliziotti, freddati dagli attentatori all’esterno della sede del giornale, prima di far perdere le loro tracce e far scattare lo stato di massima allerta in tutta l’Ile-de-France. In serata i tre sono forse stati identificati: hanno 18, 32 e 34 anni. I due più anziani sono due fratelli di origine algerina e sono nati a Parigi. Il terzo va ancora al liceo.

 

Alle undici, l’équipe di Charlie Hebdo era in una sala della sede del giornale, a Boulevard Richard-Lenoir, nell’undicesimo arrondissement, per la riunione di redazione, quando tre uomini incappucciati sono arrivati a bordo di una Citroën C3 nera dai vetri oscurati a pochi passi dall’entrata. Due di essi, armati di kalashnikov, sono scesi nel momento in cui stava entrando, nella redazione Corinne “Coco” Rey, disegnatrice di Charlie Hebdo, che aveva appena recuperato sua figlia all’asilo. Minacciandola, sotto gli occhi della bambina, l’hanno costretta a digitare il codice d’ingresso per entrare in redazione. Poi le hanno chiesto di essere accompagnati dalle loro vittime designate. “Tutto è successo in cinque minuti, mi sono rifugiata sotto un tavolo, parlavano perfettamente francese, dicevano di appartenere ad al Qaida”, ha dichiarato al quotidiano l’Humanité. Secondo un’altra fonte vicina alle indagini, contattata da Libération, i due uomini “calmi e determinati” sarebbero entrati nella sala dove era in corso la riunione di redazione, perché “conoscevano il loro bersaglio”. La prova è che appena varcata la porta, hanno pronunciato “Dov’è Charb? Dov’è Charb?”. “Lo hanno ucciso e in seguito hanno innaffiato di proiettili gli altri”. 

 

[**Video_box_2**]Alle 12,57 tra i giornalisti di fronte alla redazione s’è sparsa la voce: “Charb est mort”. Nessuno aveva ancora la percezione della gravità dell’accaduto ma subito si sono materializzati davanti ai presenti i contorni della sua ultima vignetta premonitrice, pubblicata proprio questa settimana: sotto al titolo “Ancora nessun attentato in Francia”, c’è la figura di un terrorista islamico con la barba e il mitra sulle spalle che dice “Aspettate! Abbiamo tempo fino alla fine di gennaio per fare gli auguri”. Charbonnier era stato minacciato più volte dagli integralisti islamici per le vignette contro Maometto ed era sotto la protezione della polizia. Nel numero uscito nella primavera del 2013, il magazine di al Qaida in lingua inglese Inspire ha pubblicato una lista di undici persone da abbattere: nella blacklist dei “colpevoli di crimini contro l’islam”, figurava anche Charbonnier, accanto a Flemming Rose, caporedattore delle pagine culturali del quotidiano danese Jyllands-Posten, che per primo aveva pubblicato le caricature di Maometto, e Geert Wilders, leader degli euroscettici olandesi del Pvv. “Sto malissimo, ho perso tutti i miei amici”, ha dichiarato in lacrime Philippe Val, storico direttore della rivista satirica. “Erano i migliori tra noi, come tutti coloro che fanno ridere, che sono per la libertà. Sono stati assassinati, è stata una carneficina spaventosa. Non lasciamo che il silenzio prenda il sopravvento”.

 

Le manifestazioni di solidarietà

 

In tutto il paese, e di fronte alle ambasciate francesi in molte capitali europee, si sono tenute manifestazioni di solidarietà in onore delle vittime del più grave attentato terroristico degli ultimi cinquant’anni. A Parigi si sono riunite migliaia di persone mentre il presidente, François Hollande, annunciando il lutto nazionale e la volontà di difendere la libertà in nome delle persone uccise, ha detto: “La nostra arma migliore è l’unità, nulla ci può dividere: ‘rassemblons-nous’”.