Matteo Renzi e Silvio Berlusconi

II Cav. gioca a fidarsi di Renzi, ma l'assegno del rottamatore è postdatato

Salvatore Merlo

Esplode la storia del codicillo sulla frode fiscale, i giornali s’interrogano, la televisione denuncia, Antonio Polito sul Corriere della Sera chiede che Renzi faccia chiarezza, e in questo marasma scandalizzato l’unica cosa che non deflagra e non scoppietta, ma resta lì, incredibilmente in piedi, è il patto del Nazareno.

Roma. Esplode la storia del codicillo sulla frode fiscale, i giornali s’interrogano, la televisione denuncia, Antonio Polito sul Corriere della Sera chiede che Renzi faccia chiarezza, e in questo marasma scandalizzato, nel ribollire incandescente delle passioni, tra gli uomini della minoranza Pd che accusano con durezza il loro presidente del Consiglio d’essere nientemeno che berlusconiano, insomma in tutto questo scoppiettare inesausto, l’unica cosa che non deflagra e non scoppietta, ma resta lì, incredibilmente in piedi, è il patto del Nazareno. Dice per esempio Maurizio Bianconi, che è in Forza Italia, sì, ma sta con Raffaele Fitto, ed è dunque, diciamo così, diversamente berlusconiano: “Quello tra Renzi e Berlusconi è un patto d’acciaio, incoercibile. E chi non l’ha capito dopo questa storia della frode fiscale è un fesso. La verità è che il Nazareno è l’unica cosa solida in questo Parlamento liquido. E c’è poco da fare. E’ un accordo tenace, e chi si oppone è debole. La stampa, i giornali, non stanno affatto picchiando sulla legge salva Berlusconi. Nemmeno Repubblica. Ed è invece ovvio che fosse tutto stabilito da Lotti e Verdini, la legge l’hanno scritta per Berlusconi. L’ha detto pure l’avvocato Coppi. Ma la verità è che non ci si può opporre al Nazareno. E’ troppo forte. E noi stessi, noi che siamo opposizione interna in Forza Italia, siamo stati zitti. In questo Parlamento c’è solo il Nazareno, patto esteso, una solidissima piovra. Niente da fare. Amen”.

 

Renzi ha rimandato al 20 febbraio la questione sul condono fiscale, insomma dopo le rivelazioni dei giornali ha proiettato tutto il pasticcio al giorno dopo l’elezione del presidente della Repubblica, ha infatti preso le distanze dalla norma, ma ha detto (e non detto), in un gioco allusivo, che la “manina” è la sua, e che legge sarà approvata – con modifiche – soltanto dopo che Berlusconi avrà finito di “scontare la sua pena”. Eppure il Cavaliere, che ieri ha chiesto al tribunale la liberazione anticipata dai servizi sociali, non pensa più alla sua semi prigionia di Cesano Boscone come a un problema. I servizi sociali sono agli sgoccioli e lui vede la luce in fondo al tunnel, la pena è già praticamente espiata. La sua vera condanna, piuttosto, il suo guaio e vero tormento è un altro: l’incandidabilità. Ed è dunque sulla possibilità di riacquistare i diritti politici, di tornare cioè leader spendibile sul mercato elettorale che s’imbroglia la matassa delle trattative e persino il gran gioco del Quirinale, base solida, solidissima del patto con Renzi. Dice Bianconi: “Berlusconi non ha garanzie da Renzi, ma non ha nemmeno alternative. Deve fidarsi di lui e delle promesse che quello deve avergli fatto tramite chi ha contatti con Palazzo Chigi”. E Daniela Santanchè, allusiva: “Accendiamo un cero alla Madonna”. Così, malgrado il marasma di superficie, nonostante il rimpallo di responsabilità tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia sull’ormai celebre codicillo del 3 per cento, malgrado gli articoli dei giornali e le intemerate di Beppe Grillo, il patto tra Berlusconi e Renzi è l’unica cosa che non fa il botto intorno al Palazzo della politica. A Casa Nazareno tutto rimane sospeso, così, in un silenzio d’acquario, appena incrinato dal ronzare polemico di Renato Brunetta, da tutto un illividirsi di prammatica, un’aggressività sforzata e quasi necessaria, come di marionette caricate a molla. Dice Michaela Biancofiore: “Renzi dovrebbe vergognarsi”. E Saverio Romano: “Quella legge è sacrosanta. Renzi deve portarla subito in Consiglio dei ministri”.

 

[**Video_box_2**]Ma il racconto che fanno gli uomini della diplomazia, della zona grigia tra Palazzo Chigi e Arcore, è tutto diverso, ha tutto un altro tono. Dicono che per la prima volta Berlusconi si trovi di fronte qualcuno, uno strano avversario o alleato, quanto lui capace di intendere e interpretare il difficile gioco delle mezze verità. E insomma dicono che Berlusconi è ammaliato da Renzi. E anche se talvolta lo teme, non può che fidarsi. Renzi gli ha firmato un assegno postdatato, la riscossione – se ci sarà – è con il prossimo capo dello stato. Ma tutto avviene in un modo quasi sportivo di condurre il gioco, di svelare la verità poco a poco, con cautela, di farla balenare all’esterno e dissimularla poi all’improvviso, quando le cose si mettono male. Com’è successo con la norma sulla frode fiscale.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.