Marine Le Pen

L'unità è già disunita

Paola Peduzzi

Siamo tutti Charlie, ma la Le Pen no e i socialisti non la vogliono alla marcia. Hollande imbarazzato.

Siamo tutti Charlie, ma Marine Le Pen lo è un po’ meno, “il Front national è l’antitesi di quel che rappresenta Charlie Hebdo – dice il portavoce del Partito socialista, Carlos Da Silva – Non ha alcun senso che marci accanto a noi”. Così alla manifestazione prevista per domenica alle 15, a Parigi, la manifestazione dell’unità, del silenzio e del cordoglio, la Le Pen non ci sarà. Ieri mattina la leader del Fn ha incontrato il presidente, François Hollande, all’Eliseo (e pure questo invito ha fatto indignare molti socialisti), e quando ne è uscita non era affatto soddisfatta: “Non sono riuscita a ottenere dal presidente della Repubblica la rimozione chiara dell’interdizione a partecipare alla marcia del nostro movimento, dei nostri eletti e dei nostri rappresentanti che milioni di francesi speravano di vedere al corteo”, ha dichiarato. Hollande ha garantito la sicurezza alla Le Pen, nel caso si volesse presentare, lei ha ringraziato, “ma non forzerò i cordoni della polizia”, ha annunciato.

 

Hollande ha cercato imbarazzato di rimediare, vede bene i danni politici (ci sarebbero anche quelli valoriali, ma non chiediamo troppo) dell’esclusione della Le Pen, e ha detto: “Tutti i cittadini possono venire, non c’è un controllo all’ingresso. Le forze politiche e i sindacati che indicono una manifestazione ne hanno la responsabilità, ma sono i cittadini che decidono”. Che è un po’ come dire che i membri del Fn possono partecipare (se proprio vogliono) ma non come partito.

 

Come ha tuìttato François Lamy, deputato socialista e organizzatore della marcia, “soltanto i partiti repubblicani, che non stigmatizzano e non agitano le paure dei francesi, organizzeranno la manifestazione di domenica”. Ancora più preciso è stato Jean-Christophe Lagarde, presidente dell’Udi (il partito fondato da Jean-Louis Borloo): il Front national “non è nell’arco repubblicano”, è un movimento che “elogia la discriminazione”. Julien Dray, uno dei principali attivisti anti razzismo negli anni Ottanta, dice che “invitare il Front sarebbe come ammettere che tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi vent’anni non ha alcun senso”. Un socialista citato dal Monde, spiega: “Non faccio l’unità nazionale con i fascisti. Le vittime di Charlie si rivolterebbero nella tomba se lo sapessero. Se il Fn si presenta, andrebbe cacciato a calci nel culo”. Manuel Valls, il premier, in visita alla redazione di Charlie Hebdo (quel che ne resta) ospitata ieri da Libération per fare il prossimo numero, ha detto: “Manifestiamo per dei valori, non per la pena di morte, ve la immaginate voi Marine Le Pen a una manifestazione per Charlie Hebdo?”, secondo quanto ha raccontato un giornalista di Libé.

 

[**Video_box_2**]L’ex presidente Nicolas Sarkozy e molti esponenti dell’Ump si sono opposti all’esclusione della Le Pen, “l’unità si fa con tutti”, ripetono, soprattutto con un partito che non sarà repubblicano ma ha raccolto alle europee il 25 per cento dei consensi, e cercano così di prendere le distanze dal “fiasco”, come lo definisce l’Express, del rassemblement di Hollande. Ma per il Front non basta la dissociazione dell’Ump, come ha detto Florian Philippot, vicepresidente del Fn: la marcia “si trasformerà nella manifestazione UmPs, una manifestazione di sistema. Vedremo i partiti responsabili del lassismo attuale sfilare a braccetto. Ho visto che anche l’Union des organisations islamiques de France ha fatto appello per manifestare. Farà un appello anche il Qatar, c’est ça?”, ha ironizzato.

 

L’unità nazionale non ha retto alla battaglia politica e alle differenze ideologiche, si è scomposta nelle sue diverse anime, c’è sempre qualcuno di non grato anche quando si manifesta contro il terrorismo e per la libertà. Mentre arriveranno per la marcia, tra gli altri, anche la tedesca Merkel, l’italiano Renzi, l’inglese Cameron e lo spagnolo Mariano Rajoy, e mentre la Francia vice un’altra giornata di terrore, il presagio della “Soumission” di Michel Houellebecq, con il suo tempismo tragico e la sua infelice rassegnazione, pare ancora più reale.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi