Delirio a Liberation
Per il giornale della gauche "l’attentato contro Charlie Hebdo ha la brutta faccia di Renaud Camus, di Eric Zemmour e di Marine Le Pen. Ha la brutta faccia della loro vittoria ideologica”.
Parigi. Eravamo rimasti a “Zemmour, una deriva francese”, titolo con cui i paladini della democrazia e i professionisti dell’indignazione di Libération presentavano il suo saggio sui quarant’anni che hanno distrutto la Francia, “Le suicide français”. Sottotitolo: “Omofobo, islamofobo e sessista, il polemista predica con successo le sue tesi sulla decadenza della Francia. Come un’altra faccia di un lepenismo rampante e disinibito”. Poi più avanti nel testo il colpo finale: “Solo contro tutti, eroe solitario di una Francia in decomposizione avanzata, Zemmour si erge a martire della causa neoconservatrice, l’uomo bianco contro il complotto femminista-arabo-africano”. Credevamo potesse essere l’apice della mistificazione della realtà e dell’odio demonizzante raggiungibile dal quotidiano che si definisce “libéral-libertaire” (che coraggio). Ci sbagliavamo: il giornale di riferimento della sinistra francese ha raggiunto in questi giorni picchi di delirio oltre l’immaginabile. In un intervento, firmato Nicolas Gardères, avvocato molto mediatizzato iscritto all’albo di Parigi e opinionista di grido su Libé (nei talk-show televisivi francesi lo invitano puntualmente a indossare i panni dell’uomo di sinistra buono e giusto contro i brutti e pericolosi reazionari: su Tv Libertés, qualche mese fa, definì i giovani jihadisti francesi che sono partiti per la Siria e per l’Iraq dei “puri romantici”), si possono leggere queste parole: “L’attentato contro Charlie Hebdo ha la brutta faccia di Renaud Camus, di Eric Zemmour e di Marine Le Pen. Ha la brutta faccia della loro vittoria ideologica”.
Il pezzo si intitola proprio “brutta faccia”, “sale gueule”, che in francese suona ancora più ruvido e dispregiativo, e inizia così: “Ci sono degli eventi che intuitivamente pensiamo possano strutturare il tempo, l’epoca, la storia. Degli eventi che creano il prima e il dopo. L’attentato contro Charlie Hebdo è fra questi. E’ insieme profondamente sorprendente e profondamente atteso, annunciato, retrospettivamente pensato come ineluttabile”. Poi Gardères passa ai nomi, a quelli che hanno fatto crescere “la haine”, l’odio, e hanno preparato il clima che ha portato martedì mattina tre mostri incappucciati a fare una strage nella redazione di un giornale satirico: Renaud Camus, Eric Zemmour e Marine Le Pen. “Ovunque, le loro parole, le loro immagini, le loro fantasie, le loro predizioni, risuonano con l’aria beffarda del ve-lo-avevamo-detto. Tuttavia, oggi come non mai, e perché hanno torto e avranno sempre torto, dobbiamo difendere la nostra società”. Capito? A minacciare la società francese non sono i jihadisti di ritorno, ma tre persone che difendono a loro modo i valori della République, e soprattutto Eric Zemmour, il suo libro, le sue idee, i suoi pensieri, dice Gardères, l’ultimo di una lunga lista di soloni che straparlano di libertà d’espressione e di opinione (l’importante è che le opinioni siano le medesime).
[**Video_box_2**]“E’ un articolo vergognoso, scandaloso, come tutti i commenti e gli interventi che si sentono in giro di coloro i quali fanno credere che il problema sia l’islamofobia e non il terrorismo islamico. Fra una settimana, ci diranno che gli islamofobi hanno causato la strage”, dice al Foglio Elisabeth Lévy, direttrice del magazine più scorretto e insubordinato di Francia, Causeur. “Queste persone non vogliono vedere la realtà e non paghi accusano i più lucidi tra i nostri pensatori, quelli che hanno sempre messo in guardia dal rischio di attentati come quello verificatosi nella sede di Charlie Hebdo, di essere responsabili indiretti di quanto successo. Ancora più inquietante della minaccia terroristica, è l’essere inghiottiti da una marea di sciocchezze e mistificazioni”. L’articolo di Libération esce a pochi giorni da un’altra fatwa apparsa sul sito d’informazione Mediapart, firmata dal direttore, Edwy Plenel: “L’ideologia assassina di Eric Zemmour”. Al suo interno trovano spazio gli stessi Renaud Camus e Marine Le Pen, criminalizzati da quella Francia, di cui Plenel è uno degli alfieri, che non vuole chiamare il nemico con il proprio nome, per paura di essere accusata di islamofobia.
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