Terroristi in bolletta
La violenza è politica, c'entra poco o nulla con povertà e istruzione
Teorie economiche anti vulgata. La povertà, la mancanza d’istruzione, la disuglianza: ecco le cause profonde dell’estremismo e del terrorismo. Peccato che la popolarità della tesi in questione sia direttamente proporzionale alla scarsità di sue dimostrazioni scientifiche.
Roma. La povertà, la mancanza d’istruzione, la disuglianza: ecco le cause profonde dell’estremismo e del rigurgito terroristico, fin dentro il cuore dell’Europa. Peccato che la popolarità della tesi in questione sia direttamente proporzionale alla scarsità di sue dimostrazioni scientifiche. Almeno a voler ascoltare gli economisti.
Sul nesso tra povertà e terrorismo è intervenuto più volte, anche di recente, Papa Francesco. Domenica poi, sulla prima pagina del confindustriale Sole 24 Ore, pure Guido Rossi – giurista e avvocato con passate esperienze nell’industria e nella finanza – ha indugiato sul nesso economia-terrorismo. Avviando “una più meditata riflessione” sui “tragici fatti di sangue di Parigi”, ecco una delle conclusioni: “L’affermazione dei diritti umani deve prevalere sulla governance neoliberista”, tenendo conto che “se i princìpi dell’economia portano alla creazione continua di diseguaglianze e di smisurate ricchezze, i conflitti non potranno mai essere risolti”. Daniel Pennac, scrittore francese pubblicato in tutto il mondo, a Repubblica ha detto che la radicalizzazione dei giovani francesi di fede islamica “è il risultato di molti fattori, tra cui il capitalismo odierno che fa la guerra ai poveri e non alla povertà”.
[**Video_box_2**]A smontare il sillogismo basterebbero le ricerche di Alan Krueger, economista di Princeton tendenza liberal, nel 1994-’95 capoeconomista del dipartimento del Lavoro nell’Amministrazione Clinton e poi nel 2009-’10 capoeconomista del Tesoro americano con l’Amministrazione Obama. La logica, innanzitutto, conta: con più di una persona su cinque nel nostro pianeta che vive con meno di 1,25 dollari al giorno e con centinaia di milioni di analfabeti – ha ripetuto spesso Krueger – “se povertà ed educazione inadeguata fossero le cause, anche secondarie, del terrorismo, allora il mondo brulicherebbe di terroristi che vogliono distruggere la nostra way of life”. L’economista, nel suo libro “What makes a terrorist” (pubblicato originariamente nel 2007), si affida comunque a una corposa mole di dati e studi empirici a livello “micro”. Come quelli compiuti da alcuni psichiatri della Cia qualche anno dopo l’11 settembre, in cui si dimostrava che il 35 per cento degli affiliati di al Qaida aveva una laurea, e che addirittura il 45 per cento erano professionisti. Poi c’è la rielaborazione dei sondaggi d’opinione in base a professione e reddito, da cui emerge per esempio che alla metà dello scorso decennio, tra i palestinesi che sostengono gli attacchi terroristici, sono più numerosi i professionisti e i commercianti che i disoccupati. Infine i dati “macro” sui paesi di provenienza dei terroristi, da cui emerge che l’andamento del pil è inutile come variabile predittiva.
Secondo il democrat Krueger, è errato associare il percorso dei terroristi a quello dei criminali comuni, cioè persone con impieghi lavorativi che hanno un basso costo-opportunità e quindi incentivate ad abbandonare tali impieghi per attività più remunerative (perfino criminali). L’analogia corretta è quella con “il voto”: sono i più ricchi e i meglio educati a recarsi più spesso alle urne, gli stessi che avrebbero meno incentivo a farlo perché l’uso alternativo del loro tempo è più remunerativo. Perché gli elettori hanno un’altra priorità: “Vogliono esprimere la loro opinione” e “influenzare le scelte politiche”. Allo stesso modo i terroristi (relativamente) affluenti ricorrono alla militanza violenta per promuovere un’agenda politica. Perché allora capi di stato e capi religiosi insistono sul nesso inesistente tra povertà e terrorismo? Per l’ex obamiano Krueger, cerchiamo così “una risposta semplice e rassicurante a una questione in realtà terribile e inquietante”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano