L'arcivescovo di Bordeaux non teme di dire la sua su islamisti e laïcité
Il cardinale Jean-Pierre Ricard si smarca dalla linea del politicamente corretto messa nero su bianco lunedì dalla Conferenza episcopale francese in una Dichiarazione ufficiale a commento della strage nella redazione del settimanale Charlie Hebdo e della grande manifestazione parigina di domenica scorsa.
Roma. “Non abbiamo a che fare con azioni isolate commesse da individui rabbiosi. C’è una strategia che voleva attaccare la libertà di espressione. Una guerra aperta contro le nostre società occidentali, accusate dagli islamisti di essere decadenti e miscredenti”. Il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux (di lui si parlò anni fa anche per l’incarico di prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, prima che Benedetto XVI scegliesse il connazionale e amico Gerhard Ludwig Müller), si smarca dalla linea del politicamente corretto messa nero su bianco lunedì dalla Conferenza episcopale francese in una Dichiarazione ufficiale a commento della strage nella redazione del settimanale Charlie Hebdo e della grande manifestazione parigina di domenica scorsa. “Vogliamo dire che è facile cedere alle semplificazioni e che può esistere sempre la tentazione di confondere una religione con gli estremismi”, scrivevano i vescovi, che esortavano tutti a “non entrare nella spirale mortale della paura e del disprezzo dell’altro”.
La domanda da porsi, a giudizio di Ricard, è un’altra: “Perché, in Francia, alcuni sono sedotti dalle sirene dell’islamismo? Questi attentati non sono stati commessi da stranieri, ma da giovani francesi”. Quel che bisogna fare, chiarisce il porporato, oltre a “interrogarsi sul fallimento scolastico, la disoccupazione e la famiglia destrutturata” è porsi qualche domanda sulla “crisi dei valori”. I parametri di riferimento “sono carenti e la trasmissione della fede, nonché la nostra società occidentale, sono minacciate da un grande vuoto spirituale”. Vuoto che, ora, “qualcuno vorrebbe riempire con l’educazione alla laicità”. “Io”, ha aggiunto il cardinale arcivescovo di Bordeaux, secondo quanto riportato da Famille Chrétienne, “credo alla laicità come principio repubblicano, ma non penso che possa essere ragione di vita o di speranza. Eliminare il fenomeno religioso dallo spazio pubblico francese è il modo migliore per alimentare l’islamismo”, che quel principio non l’ha mai conosciuto nella storia dei secoli e pure oggi rifiuta. Spera, Ricard, “che la mobilitazione di domenica non sia un fuoco di paglia. Dobbiamo andare oltre l’emozione legittima provata dinanzi all’orrore. Riuscire in una grande manifestazione è una cosa, inscrivere questo movimento nel lungo periodo è un’altra cosa”. Nella dichiarazione congiunta emanata dalla conferenza episcopale – intitolata “Quale società vogliamo costruire?” – i vescovi affermavano di voler sostenere con ogni mezzo a disposizione “i princìpi fondamentali che plasmano la nostra società, solida, aperta al dibattito democratico, capace di dare spazio a ogni persona nel rispetto delle sue origini, della sua religione e delle sue differenze”. La Francia, proseguiva il documento, è “rispettosa di tutti”.
[**Video_box_2**]Sul rapporto tra le fedi religiose è tornato a parlare anche il Papa, durante l’incontro interreligioso che s’è tenuto a Colombo, capitale dello Sri Lanka, prima tappa del viaggio asiatico che da giovedì lo porterà nelle Filippine: “Per il bene della pace – ha detto Francesco – non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi”. Perché il dialogo sia efficace – ha aggiunto il Pontefice che ha riaffermato “il sincero e duraturo rispetto della chiesa per le altre religioni” – esso “deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune”.
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